Accordi politici, patti firmati, alleanze cambiate e scontri nel dietro le quinte. Oltre al tennis e una pallina che rimbalza da un lato all’altro della rete c’è molto di più, e Sergiy Stakhovsky (membro per tanti anni del board ATP) ha raccontato in un’intervista al sito ucraino btu.org cosa succedeva dietro le porte degli uffici dove si decideva parte del futuro dell’associazione professionistica maschile.
Il motivo è chiaro: la nuova Davis e la rinata ATP Cup sono in un palese conflitto d’interesse. Propongono la stessa cosa, si scontrano su date e soldi, e se l’obiettivo non è quello di unirle prima o poi una potrebbe lasciar spazio all’altra.
Stakhovsky è andato a ruota libera, rivelando anzitutto che il progetto di riportare in vita l’ATP Cup era in corso da diverso tempo perché ai big la Coppa Davis come era concepita fino al 2018 non andava più bene e soprattutto non volevano più che rappresentasse un obbligo per partecipare alle Olimpiadi. Nulla di nuovo, ma le parole dell’ucraino sono un’ulteriore conferma delle sensazioni che in molti avevano: “L’idea della ATP Cup era nell’aria da tempo e all’inizio Gerard Piqué e Kosmos erano parte del progetto. Loro avevano portato il piano all’ATP. Prevedevano un evento da 50 milioni di dollari di montepremi e altri 30 da destinare all’ATP. Per un anno abbiamo parlato del progetto, assieme a tutti i giocatori, e in tantissimi avevano dato parere positivo. Era chiaro che volessimo creare qualcosa di diverso rispetto alla Coppa Davis“.
Stakhovsky ha poi spiegato cosa i giocatori cercavano in questa nuova competizione: “L’idea principale era di non avere obblighi di partecipazione per essere a posto nelle convocazioni olimpiche. Avevamo in programma di metterci in contatto col comitato olimpico internazionale e proporre un evento che entrasse nei parametri di qualificazione. La cosa stava funzionando, i dialoghi erano aperti e si stava procedendo piuttosto bene, quando però Kosmos ha cambiato rotta cercando di forzare la mano sulle date che proponevano loro: o la settimana della finale di Coppa Davis, o la settimana successiva, o la settimana di Natale. Noi gli abbiamo risposto che è vero, possono offrire tanti soldi e dettare le condizioni, ma nessuno dei grandi giocatori è disponibile a partecipare in quelle date e senza la loro partecipazione il torneo perde di significato“.
A quel punto Kosmos, secondo quanto racconta Stakhovsky, si è fatto avanti con garanzie economiche di un progetto di base triennale per un evento che si tenesse sulle loro date: “Noi abbiamo poi parlato coi giocatori e a nessuno interessava la cosa. Potevano offrire quanti soldi volevano, ma nessuno avrebbe giocato. È troppo tardi nella stagione, quelle date avrebbero distrutto la off-season, tutto era irrealistico. A quel punto il board ha contattato Kosmos girando loro i responsi dei giocatori. Abbiamo detto loro di cercare delle date accettabili, perché il calendario è nostro e potevamo ritoccarlo qui e là per fare spazio per questo evento, ma non alla fine della stagione. Loro non hanno voluto saperne“. Così si è arrivati alla spaccatura tra il blocco dei giocatori, compatto nel non accettare le date che Kosmos proponeva, e Kosmos stesso che si è sentito forte di una potenza economica che, in buona sostanza, li portava ad avere il coltello dalla parte del manico.
“Un membro del board ATP – che ora non è più in carica – ha cominciato a persuaderci”, continua l’ucraino, “e diceva: ‘guardate che loro hanno un progetto importante, 3 anni garantiti e i giocatori, anche non i big, possono avere grandi vantaggi dalla loro proposta e alla fine dei 3 anni stop, chiudiamo la cosa, ok?’. Solo con notevole ritardo abbiamo scoperto che questa persona aveva grandi interessi nel progetto Kosmos e cercava di fare i propri comodi. Ricordo che a un meeting questa persona cercava di promuovere il più possibile l’idea e io e Gilles Simon non facevamo altro che chiederci come si potesse promuovere un progetto destinato a chiudere poi nel giro di breve. Dovevamo fare un danno al brand ATP? E noi giocatori dobbiamo avere un occhio di riguardo per questo. Questo era così divertente che ancora adesso molti nell’ATP non hanno idea di che cosa stessero cercando di proporre. Alla fine, abbiamo rifiutato definitivamente la proposta di Kosmos“.
E a quel punto, probabilmente, è nata la scissione che ha portato al doppio evento. Stakhovsky racconta che i giocatori si sono rivolti all’ATP dicendo loro che se avessero avuto uno sponsor loro erano pronti a giocare, a patto che fosse stato ben posizionato nel calendario. Ci fu una trattativa con Doha, ma non andò a buon fine, e allora si passò ai primi rapporti con Tennis Australia e Larry Ellison. Quest ultimo si è da subito fatto da parte perché proponeva un evento in gennaio da organizzare, come punto irrevocabile della proposta, a Indian Wells. I giocatori hanno detto no perché era molto scomodo andare in California e poi spostarsi in Australia. “Tennis Australia ha offerto forse la base minore a livello economico, ma ha capito che avevano la carta vincente della location. Era perfetta. E soprattutto, loro hanno messo sul piatto qualcosa che nessuno aveva mai visto: una ripartizione dei profitti del 50-50. Già solo per questo, noi avevamo deciso di optare per loro. 50-50 vuol dire che tutti i soldi dagli sponsor, dai diritti tv e da tutto il resto che eccedeva dai costi di organizzazione e profitti vari secondo contratto veniva ripartito equamente. Ora l’ATP Cup offre 750 punti a chi vince, che diventeranno poi 1000 quando lo stadio a Sydney sarà del tutto completato. Questo è un evento veramente importante, qualcosa che manca nel calendario ATP. La Davis è bella, emozionante, ecc, ma è un format che si è logorato. Per questo l’ATP ha voluto portare qualcosa di nuovo”.
Stakhovsky ha sottolineato come c’è stata la volontà da parte dei giocatori di collaborare con l’ITF per cambiare le cose: “Volevamo tenere l’evento ma cambiare il format, la durata delle partite, un torneo di 1-2 settimane o farlo ogni 2 anni. È veramente dura per il nostro corpo. Da loro invece abbiamo avuto sempre la solita risposta: “‘No. È tradizione. I nostri sponsor non accetterebbero. Tutto rimane così come è'”.
Fattore però cancellatosi quando Kosmos si è proposto a loro, almeno secondo quanto l’ucraino ha raccontato: “Per farvi capire l’assurdità della situazione, il presidente ITF ha annunciato la volontà di modificare la Coppa Davis senza considerare alcun membro del comitato o gli stessi sponsor. Non Adecco, non la Rolex, non BNP Paribas”. Un volta-faccia totale, insomma. E qui un paragone che fa molto discutere: “Ero certo che la riforma non sarebbe passata nel meeting dell’ITF (la famosa votazione di Orlando, nda). Era troppo radicale. Ma dopo aver parlato con Gerard Piqué, che nel frattempo ci stava facendo pressione per abbandonare l’idea della ATP Cup ed evitare il doppio evento, grazie a una sua sola frase ho capito che ce l’avrebbe fatta. Lui ha detto che conosce come la FIFA (il massimo organismo calcistico internazionale, nda) opera e come fanno ad avere i voti. Non so come, e non voglio sapere che cosa esattamente volesse dire con quello ma, come vedete, ce l’ha fatta”.
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