I cinquant’anni dal Grande Slam di Margaret Court sono un evento che, come non era difficile da immaginare, ha catalizzato l’attenzione generale. L’Australian Open si è preso una bella responsabilità nell’invitare un personaggio quantomai controverso, scomodo e poco voluto dalla comunità tennistica per questioni che purtroppo, con lo sport, hanno nulla a che vedere.
Le prese di posizione della signora Court contro i matrimoni dello stesso sesso, i bambini contagiati dal demonio perché cresciuti in famiglie “non canoniche”, hanno superato da tempo ormai i confini del paese e in tantissimi si sono da sempre esposti in prima fila per attaccare la ex campionessa locale. Martina Navratilova, come anche Billie Jean King, è forse tra i volti più noti, ma la sua forma di protesta odierna non è neanche una novità assoluta all’interno della Margaret Court Arena.
Lo stadio che prende il nome della tennista, infatti, già lo scorso anno aveva avuto all’interno due ragazze vestite entrambe con abiti da sposa. Pochi giorni fa, John McEnroe si era duramente scagliato contro Court: “Serena, ti prego, vinci altri due Slam e mandiamola nel passato, lì dove deve rimanere”. Con 23 Slam, la Williams è a caccia del titolo 24 che le permetterebbe di agganciare proprio Court, dove però la maggior parte di quegli Slam sono arrivati prima dell’Era Open. Molti tendono già a non farci caso, ma la narrativa dei giornalisti è molto improntata su questo, anche nel tentativo di avere una nuova leader in una classifica che comunque la si voglia vedere rappresenta (per Serena soprattutto) una mosca al naso.
In questi giorni, mentre Court è a Melbourne ad assistere a vari match sulla Rod Laver Arena nell’attesa della sua celebrazione pubblica, sul campo “a suo nome” ci sono come primi incontri di giornata alcuni doppi con le leggende in campo. Oggi Hantuchova era sulla 1573 Arena assieme a Daniela Hantuchova, contro Mary Joe Fernandez e Nicole Bradtke. A fine partita è salita sulla torretta dell’arbitro e prendendo il microfono ha cominciato un discorso che Tennis Australia ha voluto prontamente “censurare” chiudendo le immagini televisive. Poco dopo, però, la stessa Navratilova e McEnroe hanno sfilato per il campo con uno striscione “Evonne Goolagong Arena”.
La stessa leggenda del tennis femminile, tra l’altro, ha anche scritto una lettera su Tennis Channel, dove lavora come opinionista, per spiegare le ragioni di questa trovata. Come facile da immaginare, i suoi punti principali sono dell’impossibilità di considerare giusto attribuire il nome di una persona che professa così tanto odio e astio nei confronti delle persone, senza mai aver fatto un passo indietro, da diverse decine di anni a questa parte. Sottolinea che la libertà di parola sia sacrosanta, ma anche che non può essere sfruttata per istigare così tanto all’iniquità e alla rovina di un gruppo di esseri umani.
In attesa che arrivi il momento della celebrazione, difficile pensare che il tutto possa arrestarsi qui.
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