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Melbourne esulta: Barty in semifinale all’Australian Open, Kvitova si spegne

[1] A. Barty b. [7] P. Kvitova 7-6(6) 6-2

Uno scoglio è infranto, e ora comincia il bello. Melbourne, la Rod Laver Arena, ha esultato con un boato enorme l’ultimo punto, un ace esterno, che ha portato Ashleigh Barty in semifinale. La loro beniamina, quella per cui si vestono quasi tutti con maglie gialle e la scritta “Bartymite” (come la “Vegemite”, una salsa spalmabile dal sapore abbastanza forte), quella che sta spingendo più di diecimila persone qui e altre migliaia e migliaia sparse nelle postazioni coi maxi-schermo a fare cori, a cantare e a sognare.

36 anni dopo l’Australia ritrova una giocatrice tra le migliori quattro del proprio torneo principale. Wendy Turnbull fu sconfitta qui, nel 1984, soltanto dalla grandissima Chris Evert. Proprio lei, nel 1980, fu anche l’ultima australiana a raggiungere l’atto decisivo del primo Slam stagionale. La ragazzina che aveva smesso per giocare a cricket, fatto ormai divenuto “parte-ombra” del suo passato, ha vinto oggi una gran partita contro Petra Kvitova soprattutto per come ha resistito nella prima parte del set d’apertura e poi ha saputo innalzare i propri numeri, non proprio ottimi fino al 4-4, diventando poi padrona della situazione al termine di un durissimo tie-break.

Kvitova aveva cominciato piuttosto bene in risposta con un break sull’1-1 fatto quasi solo di vincenti, ma non è riuscito a confermarlo e sul 3-3 ha mancato di concretizzare cinque palle break (tre da 0-40). Poche colpe, a dir la verità, ma quel break serviva come il pane per lei perché Barty non stava affatto facendo faville con la battuta. Fino a metà del primo set i numeri parlavano di appena un 23% di realizzazione con la seconda palla e pochissime volte era stata in grado di avere punti diretti col servizio. La ceca non era messa tanto meglio in questo senso, visto che la sua avversaria cominciava il punto in quattro volte su cinque, ma era lecito attendersi un miglioramento viste le potenzialità di entrambe con il colpo di inizio gioco.

Tantissime palle break non concretizzate dalla ceca, con altre due (consecutive) volate via sul 5-5 15-40. Poco da fare sulla prima, mentre dalla seconda fino a fine game ha cercato soprattutto di forzare la risposta su tre seconde consecutive della sua avversaria, senza però mai cominciare lo scambio. Alla fine, la soluzione più giusta è stata il tie-break e in un set di oltre un’ora, così duro fisicamente, era inevitabile che potesse rappresentare una fetta molto importante di tutta la partita. Barty è scivolata indietro 1-3, ma sul 2-3 ha girato l’inerzia vincendo il primo punto in risposta del tie-break con un incredibile scambio di 26 colpi, giocato quasi tutto sulla difensiva e dove ha ripreso almeno quattro accelerazioni definitive della numero 7 del seeding riuscendo a girare il punto dalla sua, portare la ceca in fase di contenimento e a sbagliare l’ultimo rovescio. Kvitova traballava, mancava un dritto per il 4-3 Barty che però ha commesso a sua volta un brutto errore di dritto dopo aver impostato bene lo scambio. Sul 4-4 però un ace provvidenziale e due punti più tardi un nuovo scambio impostato molto bene per far sbagliare Kvitova. Dopo aver annullato il set point sul 5-6, ne ha avuto uno lei sul 7-6 e lì ha mandato fuori ritmo Kvitova, che ha perso campo e non è riuscita a difendere.

I numeri delle due alla battuta erano abbastanza anomali, ma Barty sul finire del primo set era riuscita a far salire la percentuale di servizi non risposti a un accettabile 37% mentre Kvitova era sempre sul 20%. Troppo poco. E nel secondo parziale la ceca ha presto mollato, scivolando indietro 0-4 e tentando di imbastire una rimonta con qualche accelerazione per due game consecutivi. Comunque, sul 2-4 è arrivato il terzo break a favore della numero 1 del mondo che nel game finale, rientrando da 0-30, ha chiuso in gloria la sua giornata. Bellissimo, poi, il momento a bordo campo con la grande mentore di Barty: Casey Dellacqua. È stata lei, invitata in campo da Jim Courier, a condurre l’intervista e a scherzare con Ashleigh, che è stata convinta a tornare a giocare quattro anni fa proprio grazie (anche) all’influenza di Dellacqua che la convinse a riprendere in mano la racchetta per fare qualche palleggio e aiutandola nelle varie problematiche personali che la ventenne Barty aveva in quel momento ad affrontare la vita del tour. Quattro anni dopo, i risultati sono straordinari.

Diego Barbiani

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