Daria Lopatetska è uno dei volti di maggiore interesse nelle qualificazioni dell’Australian Open femminile. Classe 2003, è al rientro dopo quasi 8 mesi di stop per la rottura del ginocchio e nella sua storia c’è tanta umanità perché la giovanissima “Dasha” doveva essere operata d’urgenza a Villa Stuart a Roma a inizio maggio ma la famiglia non disponeva dei soldi sufficienti per pagare le spese mediche. Così, in maniera che lei stessa ha definito “inaspettata” è arrivata la chiamata di Elina Svitolina, connazionale e top-10 da ormai 3 anni che si è presa carico di tutte le spese.
“A dir la verità io non la conoscevo, non ci avevo mai parlato. È stata lei a contattare personalmente mia mamma, dopo che aveva visto l’annuncio fatto da mia sorella. Non so ancora che dire se non che le sarò eternamente grata. Davvero. Era un momento difficilissimo per tutti noi, i miei speravano che l’intervento fosse fatto a Villa Stuart e lei ci è venuta in aiuto senza che nessuno le avesse chiesto di farlo” ha detto, intervistata in esclusiva dopo la vittoria per 6-2 6-2 nel match contro Conny Perrin. E il dettaglio più particolare è che ancora non c’è stato il contatto diretto tra le due: “No, non ci siamo ancora sentite da quel momento. Vorrei tanto incontrarla di persona, ora che sono qui”.
L’ucraina, 16 anni, si era rotta il ginocchio durante il torneo ITF di Roma a inizio maggio. Era in un momento di grande forma. O meglio, stava conducendo un periodo che sembrava non avere cali fin dal proprio esordio nel circuito maggiore. Aveva vinto le prime 17 partite consecutive giocate nel circuito ITF, vincendo i primi 2 tornei e nel secondo lasciando qualcosa come 3 game a partita alle avversarie. A inizio 2019 aveva messo assieme una nuova doppietta a Hong Kong prima di un quinto titolo, sempre ITF, a marzo. Aveva giocato 13 eventi da professionista, era già nei pressi delle prime 200. Noi abbiamo presente il grande clamore che c’è attorno a Cori Gauff per tutto ciò che ha fatto negli ultimi 6 mesi del 2019. Ebbene, Lopatetska era sulla stessa strada, o forse ancor più “avanti”, prima che fosse costretta a fermarsi per tutto questo tempo: “È stata durissima, devo ammetterlo. Ho avuto una off season che non finiva mai, ho passato i primi due mesi dopo l’intervento in Italia, sempre a Villa Stuart, e quando sono entrata in campo per la prima volta”, ha rivelato con tante risate, “non riuscivo a mettere in campo la palla: Era assurdo, non ci credevo. Mi sembrava di essere tornata a quando ero una bambina alle prime volte in campo. Ho passato dei momenti dove mi chiedevo se sarei veramente stata in grado di giocare di nuovo a buoni livelli. Giornate intere tra campo e palestra, campo e palestra, campo e palestra. Sono molto sollevata di avercela fatta, sono qui e ho vinto la mia prima partita in carriera in un torneo Slam”.
Quando le è stato chiesto del ginocchio, ha abbozzato un sorriso dicendo: “Tutto bene, per ora. Vediamo domani. Non sento dolore, penso di aver lavorato piuttosto bene, ma so che la strada è ancora lunga e dovrò continuare a gestirmi, infatti ora sto usando una protezione in campo”. Alla domanda se c’è qualcosa che le è veramente piaciuto oggi ha risposto: “Come ho reagito. Era una partita che mi aveva dato un po’ di tensione nei primi punti, poi però sono riuscita a fare piuttosto bene”. Il che ha voluto dire 6-2 6-2 a un’avversaria con più esperienza, capace di poter complicare le carte in tavola con un rovescio a una mano e tanto slice, e uscire dal campo con tanta consapevolezza che questo per lei può essere un primo passo nel mondo dei grandi dopo le ottime basi poste da fine 2018 ai primi mesi del 2019. E l’obiettivo del 2020 è uno solo: “Stare bene. Non voglio pensare ad altro ora, voglio solo arrivare alla fine senza dover mai più passare quello che è successo. Mai, mai più”.
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