Dal nostro inviato a Melbourne
[3] R.Federer b. J.Millman b. 4-6 7-6 6-4 4-6 7-6(4)
Nella notte di Melbourne Roger Federer rivive l’incubo di Flushing Meadows 2018 chiamato John Millman e arriva a due punti dall’eliminazione dagli Australian Open. La sveglia suona quando l’australiano accarezzava già l’idea di un clamoroso bis dopo l’incredibile vittoria di New York. Allora Federer si arrese prima di tutto a un’umidità tremenda che lo lasciò senza respiro, stavolta sono stati gli 82 errori non forzati a spingerlo verso un baratro che a un certo punto sembrava inevitabile.
La centesima vittoria a Melbourne è una delle più difficili e sudate della carriera: sotto 8-4 nel super tie break lo svizzero infila un parziale di sei punti consecutivi che lo salvano dal ko nella giornata delle eliminazioni eccellenti. Che le sensazioni non fossero buone rispetto ai primi due match, vinti brillantemente contro Johnson e Krajinovic, si era capito già dalle prime battute. Un Federer imballato, falloso e incapace di incidere a dovere con il servizio. Non è stato troppo difficile per Millman, giocatore regolare che evidentemente sa dargli fastidio, insinuarsi nelle crepe del numero 3 del mondo.
Sotto di un set Federer ha cercato di scuotersi, il braccio e i piedi però hanno continuato a rispondere a intermittenza e solo un buon tie break gli ha permesso di riagganciare l’australiano. Un aggancio che è diventato sorpasso quando nel decimo gioco del terzo set Millman ha concesso due set point e il secondo è stato quello buono. Finita? Neanche per sogno perché la notte folle di Roger ha lasciato spazio ai fantasmi della sconfitta quando nell’unica palla break concessa nel quarto parziale Millman ha fatto centro rimandando tutto al quinto.
Su una Rod Laver Arena “bipolare”, divisa tra il sostegno al proprio beniamino e quello per Roger, Federer ha continuato il suo dramma sportivo. Il rovescio in top è quasi completamente sparito, il dritto sempre ballerino e il servizio appena sufficiente gli sono costati il break nel terzo gioco gioco, recuperato però immediatamente. Annullate altre due pericolosissime palle break nel settimo gioco, il finale perfetto per il thriller della racchetta è stato un super tie break vissuto tutto all’inseguimento.
Un mini break di svantaggio subito, diventati poi due per un 8-4 ribaltato con forza d’animo e poco più. Federer è ancora vivo e forse questa volta non sa nemmeno lui come.
[32] M. Raonic b. [6] S. Tsitsipas 7-5 6-4 7-6(2)
Dopo quattro giorni sonnacchiosi l’Australian Open 2020 esplode all’improvviso: se nel femminile fanno ancora rumore le eliminazioni di Serena Williams e Naomi Osaka, anche il tabellone degli uomini perde uno dei protagonisti più attesi. Stefanos Tsitsipas, semifinalista lo scorso anno, vincitore delle ultime ATP Finals e giovane più quotato per raccogliere la ricchissima eredità dei Big Three, va fuori già al terzo turno contro Milos Raonic. È la grande sorpresa di un torneo maschile che fino ad ora era andato avanti senza sussulti, salvo le eliminazioni di Berrettini e Bautista che per motivi diversi stupiscono fino a un certo punto.
L’uscita di scena del greco invece fa rumore eccome: proprio qui in Australia si era consacrato come futura stella del tennis battendo Federer agli ottavi, preludio a una stagione da vero protagonista. Qualcosa però non ha funzionato oggi, anche se il discorso si può allargare a tutta questa prima parte di stagione, iniziata con le pessime prove in ATP Cup e la brutta scena con papà Apostolos in panchina. Un gennaio nero che culmina con il ko senza appello sulla Margaret Court Arena, dove Raonic è tornato a far rivedere la sua miglior versione.
Era praticamente da un anno che il canadese non si esprimeva a questi livelli, dai quarti raggiunti proprio qui prima di fermarsi un po’ a sorpresa contro Pouille e ripiombare nel tunnel dei problemi fisici. Tirato a lucido dopo la pausa invernale ha giocato un match degno del Raonic top 5 mentre Tsitsipas non è mai riuscito a pungere. Non ha nemmeno sbagliato troppo (14 errori non forzati) ma in risposta i numeri parlano chiaro: zero palle break in due ore e mezza di gioco, un dato che non lascia scampo e che significa tanti saluti a Melbourne.
Agli ottavi ci va Milos che sfiderà per la quinta volta in carriera Marin Cilic. Il croato si è imposto al quinto su Roberto Bautista Agut vendicando le sconfitte subite a Melbourne Park contro lo spagnolo nel 2016 e nel 2019. I precedenti sorridono al 31enne di Medjugorje che ha vinto due incontri su tre ma è chiaro che sarà lotta aperta e al vincitore spetterà probabilmente un premio poco gradito di Novak Djokovic. Ma questa è un’altra storia, quella odierna Stefanos Tsitsipas vorrà dimenticarla in fretta.
[2] N. Djokovic b. Y. Nishioka 6-3 6-2 6-2
Prima Tatsuma Ito, poi Yoshihito Nishioka. Il tennis maschile giapponese viene rispedito a casa da Novak Djokovic, che elimina il secondo giocatore nipponico consecutivo nel giro di tre giorni e si qualifica come da pronostico agli ottavi di finale. Troppo leggero il mancino Nishioka per poter anche solo pensare di infastidire il serbo che infatti ha impiegato un’ora e 25 minuti per prenotare un posto sulla Rod Laver Arena per la giornata di domenica.
Un impegno di terzo turno più simile a un allenamento che a un match vero. Djokovic ha dominato perdendo solo otto punti al servizio, ha messo sempre in campo la risposta e con 40 vincenti ha tramortito il giapponese. Fino ad ora l’esame più tosto è stato quello all’esordio contro Jan-Lennard Struff, che ha avuto il privilegio di strappargli addirittura un set. Un Djokovic comunque ben lontano dalla sua miglior versione visto che al momento non ha bisogno di spingere sull’acceleratore.
Qualche ostacolo in più proverà a proporgli Diego Schwartzman, vincitore in tre set sull’altro serbo Dusan Lajovic. Dopo aver dominato i primi due set l’argentino si è complicato la vita nel terzo prima di risolvere la questione al tie break evitando di allungare pericolosamente la partita. Per lui sarà la seconda volta negli ottavi a Melbourne dopo il precedente del 2018, contro Djokovic ha perso tre volte su tre ma a Parigi nel 2017 lo trascinò al quinto. Quello però era un Nole in profonda crisi, stavolta servirà più o meno un miracolo.
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