[2] N. Djokovic b. [3] R. Federer 7-6(1) 6-4 6-3
Nessun colpo di scena nella calda serata di Melbourne, il cinquantesimo atto della rivalità Djokovic-Federer finisce come nelle ultime cinque sfide Slam, vince il serbo che a fine partita dedica subito un pensiero allo svizzero: “Voglio dire a tutti, ascoltatemi, rispetto per Roger per essere sceso in campo stasera, era chiaramente infortunato, si vedeva che non si poteva muovere come sa. Grazie a lui, per il pubblico”, dice al microfono di Jim Courier pochi secondi dopo aver messo il timbro sull’ottava semifinale agli Australian Open.
Il 7-6(1) 6-4 6-3 significa ventiseiesima finale Slam in carriera, è la sedicesima sul veloce (10-5 il bilancio) e per l’appunto la numero otto a Melbourne dove neanche a dirlo non ha mai perso. Tra lui e il 17esimo titolo Major ci sono soltanto Dominic Thiem o Alexander Zverev, pronti a darsi battaglia domani mentre Nole arriverà fresco con ben due giorni di riposo all’attivo. Considerato che non ha mai faticato nei sei match disputati in tutto il torneo (un solo set perso, all’esordio contro Struff), non potevano esserci condizioni più ideali per dare l’assalto a un nuovo trofeo sulla Rod Laver Arena.
Uno stadio che ha provato a spingere Federer oltre quell’ostacolo che almeno sulla lunga distanza si fa sempre più insormontabile. Dopo la vittoria da miracolato contro Sandgren l’attenzione era tutta sulle sue condizioni fisiche e lo svizzero ha risposto sorprendendo un po’ tutti: per 40 minuti ha giocato un tennis angelico, come mai aveva fatto nel corso di queste due settimane. Spingendo sull’acceleratore, con tutti i rischi del caso, è salito sul 4-1 con tre chance per il doppio break che avrebbe messo l’ipoteca sul set. Invece è da lì che Djokovic ha dato il via alla rimonta portando l’inerzia dalla sua parte.
La spinta offensiva di Federer si è affievolita fino a spegnersi proprio nel tie break, giocato come al solito con attenzione maniacale da Djokovic. Con questo sono sei di fila quelli vinti dal serbo contro lo svizzero: una striscia cominciata con i due a Parigi-Bercy nel 2018 e proseguita con i tre della finale di Wimbledon dello scorso anno. E non può essere una casualità. Trovatosi sotto nel punteggio dopo aver messo in campo tutto il meglio che poteva, Federer ha resistito il più possibile contro un Djokovic che non ha mai dato la sensazione di spingere a tutta, ma nonostante questo in pieno controllo della situazione.
Al servizio per salvare il secondo set l’elvetico ha affossato una volée di rovescio concedendo una palla break subito sfruttata da Nole con un passante in recupero. La pietra tombale sulla partita nel sesto game del terzo set, un altro break che il serbo ha amministrato fino alla fine, chiudendo dopo due ore e 18 minuti. Ora la testa è alla finale di domenica che può regalargli di nuovo la prima posizione in classifica e rilanciare la sua rincorsa al record di settimane in vetta dello stesso Federer, battuto per la decima volta in uno Slam: l’ultimo successo svizzero è quello di Wimbledon 2012, sono quasi otto anni e per Roger diventa sempre più dura.
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