Hai davanti un test molto duro adesso, contro Djokovic che dalla finale di Wimbledon non hai più affrontato. Hai pensato a quella partita? A cosa devi fare?
Penso che dovrò fare quello che so fare meglio. Alla fine c’è voluto qualche giorno, forse un paio di settimane, per superare quello che è successo lì. In fondo ho pensato che ho giocato una grande finale, un gran torneo, battuto Rafa e insomma sono contento di giocare di nuovo contro di lui, di vedere come giocherà. La partita mi dirà cosa devo aspettarmi da questo torneo e indipendentemente da cosa dovrò fare spero di giocar bene.
Dopo la partita di Wimbledon, Berrettini ti ha ringraziato per la lezione e ha detto che deve migliorare per giocare contro di te. Come l’hai trovato oggi?
Ogni posto è diverso, lo sai. Qui ha tirato più palle in campo e il rimbalzo alto rende complicato rispondere e quindi ha ottenuto più punti facili dal servizio. Ho pensato che a Wimbledon mi era sembrato più lento, riuscivo ad entrare nello scambio, ma sapevo che qui avrebbe giocato meglio che a Wimbledon… Ha un grande servizio uno splendido dritto, a rete non è male anche se forse ci va troppo poco. Ma migliorerà, chi poteva aspettarsi che fosse qui a inizio anno, quando non era neanche tra i top50? Sarò contento di incontrarlo di nuovo anche se so che sarà sempre più difficile giocargli contro.
Ti sei allenato con uno junior giapponese, Mochizuki, il campione juniores di Wimbledon. Quali sono le tue impressioni su di lui?
Mi sono allenato con lui ieri e oggi, colpisce molto pulito e molto veloce. Naturalmente penso che abbia molta, molta strada da fare. Penso che onestamente sia molto difficile prevedere quanto uno sarà buono e quanto non lo sarà. Non mi aspettavo l’annata Medvedev o quella di Berrettini. Ma sono contento di essere sorpreso, non posso sapere ogni cosa… Prima pensavo che potesse essere tutta una questione tecnica ora so che non è solo una questione tecnica.
Hai visto molti giocatori evolversi nel corso degli anni. Hai detto che all’inizio il tuo rovescio era un punto debole del tuo gioco e probabilmente è lo stesso anche per Berrettini. Pensi possa migliorare anche lui o avrà maggiori difficoltà?
Stai parlando ad uno che non colpisce il rovescio a due mani. Io non sono un esperto di quel colpo e non so come si possa migliorare. Migliorerà sicuramente, la risposta di rovescio è buona. E la risposta di dritto è una frustata. Penso dipenderà anche dalla superficie. Ma è importante che migliori il footwork, perché è attraverso quello che si migliorano i colpi. Diventando più veloci si diventa più forti. Ma lui migliorerà, conoscerà meglio i giocatori, comprenderà meglio il gioco, il prossimo anno sarà interessante, anche perché gli altri conosceranno meglio lui. Sarà una bella sfida per lui che ha già dei gran colpi nel suo bagaglio, cosa che è una buona base.
Nell’ottavo game lui ha avuto tre break point e tu hai risolto la situazione col servizio. Cos’hai pensato in quei momenti?
Di non perdere il servizio com’era successo con Thiem, di mettere la prima. Forse è stata questa la diffrenza rispetto al match contro Dominic, non sono sicuro. Non mettevo la prima e mi sentivo come se me l’avrebbe fatta pagare. Poi vedevo che provava a fare qualcosa sulla risposta, anche nelle prime. Così ho provato a mettere la prima a poi a rimanere aggressivo, e volevo vedere Berrettini giocare un gran punto per prenderselo. Contro Thiem non l’ho fatto, sono stato un po’ frenetico.
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