Un sorteggio a suo modo storico, a Perth, ha alzato il sipario sulla finale di Fed Cup tra Australia e Francia. Come già annunciato qualche mese fa, questa sarà l’ultima edizione della coppa del mondo a squadre femminile prima della grande rivoluzione del 2020 quando il format verrà reso simile al maschile con la differenza però che sono presenti 4 gironi da 3 squadre invece che 6 raggruppamenti da 3 nel nuovo format della Coppa Davis.
Si terrà dunque dall’altra parte del mondo un evento che ha comunque trovato il suo personaggio di grande valore come protagonista principale: Ashleigh Barty. La numero 1 del mondo infatti, al di là delle varie prestazioni di grande livello nel circuito WTA ha avuto nel 2019 ottimi risultati anche con la maglia della nazionale dove è tutt’ora imbattuta: 6 vittorie su 6, 4 ottenute in singolare e 2 in doppio (entrambi decisivi, contro USA e Bielorussia).
È ovviamente su di lei che si ripongono la maggior parte delle speranze delle padrone di casa, anche se l’innesto all’ultimo di Ajla Tomljanovic può fornire qualche speranza in più alla squadra capitanata da Alicia Molik. La convocazione della giocatrice di origine croata ha destato non poche domande e qualche lamentela, perché di fatto nessuno era a conoscenza che la squadra australiana potesse nominarla non avendola mai selezionata negli ultimi due anni malgrado fosse in possesso di un ranking superiore a tutte le altre australiane (eccetto Barty). La sua vicenda ha origini nel 2014 quando decise di lasciare il paese natio, con cui aveva anche giocato in nazionale, per abbracciare l’Australia. Per questioni burocratiche ci volle circa un anno prima che tutti i documenti fossero in regola, ma da allora l’ITF non si era mai espressa pubblicamente in merito a una sua presenza in nazionale. E così è stato fino a pochi giorni fa, secondo quanto riferiscono i rappresentanti della federazione australiana. Il caso crea ancor più confusione se si pensa che Ajlaz Bedene più o meno nello stesso periodo decise di abbandonare la cittadinanza slovena per prendere quella britannica ma gli fu sempre vietato di poter giocare con la nazionale del Regno Unito perché aveva già giocato con quella “natia”.
Nella spiegazione data al caso-Tomljanovic, sembra che la richiesta di Ajla sia stata presentata pochissimo tempo prima che la norma venisse cambiata. In caso, allora, viene da chiedersi perché hanno impiegato 5 anni a darle l’ok. Pauline Parmentier e Alizé Cornet sono state abbastanza critiche sulla vicenda, dicendo che questo caos riassume al meglio la figura della ITF in questo periodo storico. Tomljanovic, nel discorso di presentazione alla squadra nella cena di gala, ha scherzato sulla vicenda dicendosi comunque orgogliosa fin dal primo momento di rappresentare questo paese. Lei avrà un ruolo importante: una sua vittoria potrebbe spaccare un filo logico che al momento vede le due nazionali dirette verso il doppio decisivo. Barty è favorita in entrambi i singolari, Kristina Mladenovic e Caroline Garcia possono (e devono) approfittare della seconda singolarista australiana per garantire alla squadra di Julien Benneteau almeno di arrivare a giocarsi tutto alla fine. Ultimamente Ajla non era apparsa in grande condizione, ma è vero anche che la stessa squadra transalpina ha Garcia che ha vissuto un 2019 molto negativo e ora è ai margini della top-50. Caroline non ha praticamente giocato dallo US Open in avanti e se sarà riuscita nelle ultime settimane a liberarsi mentalmente dei vari blocchi avuti fin qui potrebbe anche dire la sua in un contesto che le è spesso piaciuto. Ricordiamo, per esempio, che nel 2016 fu lei a tenere in piedi la squadra francese nella epica finale di Strasburgo persa dopo 12 ore e 5 partite tiratissime contro la Repubblica Ceca, battendo sia Karolina Pliskova che Petra Kvitova e protagonista di un doppio palpitante.
Tomlajnovic, poi, da modo alla squadra australiana di avere un quadro più delineato. Con lei in campo i ruoli sono chiari dal primo giorno: Barty e Tomljanovic in singolare, Stosur accanto ad Ashleigh in doppio. Astra Sharma e Priscilla Hon, le altre convocate, guarderanno la partita dalla panchina e potranno essere chiamate come riserve dovesse eventualmente servire. Per la Francia, invece, Benneteau non ha scelta: Mladenovic e Garcia sempre in campo, anche malgrado le ruggini del loro passato. Tolte loro due, e la loro esperienza ad altissimi livelli, la squadra non ha grande speranza di competere alla pari. Parmentier, Cornet e Fiona Ferro sono relegate alla panchina. A proposito delle frizioni tra Mladenovic e Garcia, il patto sembra sempre chiaro: in squadra si pensa al bene del gruppo, al di fuori i contatti sono pressoché nulli. E non deve essere una prerogativa, quella dell’essere amici, ma qui c’è una constatazione abbastanza importante da fare visto cosa è successo (di molto forte) tra le due e il muro eretto per oltre un anno.
L’ordine di gioco della finale
SABATO, DALLE 11:00 (le 4:00 del mattino in Italia)
[AUS] A. Tomljanovic vs [FRA] K. Mladenovic
[AUS] A. Barty vs [FRA] C. Garcia
DOMENICA, DALLE 11:00 (le 4 del mattino in Italia)
[AUS] A. Barty vs [FRA] K. Mladenovic
[AUS] A. Tomljanovic vs [FRA] C. Garcia
[AUS] A. Barty/S. Stosur vs [FRA] K. Mladenovic/C. Garcia
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