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ATP Finals: suicidio Medvedev, Nadal vince rimontando da 1-5

R. Nadal b. D. Medvedev 6-7(3) 6-3 7-6(4)

Probabilmente pochi immaginavano di vedere Nadal – Medvedev del Round Robin come partita da dentro o fuori. Ma le prestazioni maiuscole del campione in carica, Alexander Zverev, e di Stefanos Tsitsipas hanno complicato maledettamente i piani dei due aspiranti numero 1, rispettivamente nel breve e nel lungo periodo. E, alla fine, è proprio lo spagnolo a riemergere dalla fossa – nella maniera più insperata, più folle, più incredibile – e scalciare ancora più infondo il giovane russo, la cui qualificazione, ora, è appesa ad un filo di lana e, matematicamente, potrebbe già svanire stasera.

Il clima è teso, il match molto serrato nel primo set. Nadal approccia e gioca un po’ meglio rispetto alla prova opaca di due giorni fa, ma i suoi colpi continuano a non essere particolarmente pesanti e, soprattutto, profondi. Questo, e il fattore superficie, potrebbero essere una bella iniezione di vantaggio per Medvedev, che però non è la stessa macchina di quest’estate, è visibilmente, e comprensibilmente, stanco. È proprio lui a scrollarsi di dosso i guai sul 2-2 30-30 grazie ad una bella soluzione di dritto, per poi vincere il game ai vantaggi. D’altro canto, è il maiorchino a concedere, invece, la prima palla break del match, con un sanguinoso doppio fallo. Abilmente l’annulla con un passante arrivato al termine di uno scambio chilometrico – di 35 colpi – e, anche lui, risale la china fino a salvarsi. Non lascia trasparire, di contro, segnali incoraggianti, troppi errori da fondo e pochi scambi nei quali riesce a tenere ed aggredire. Tutti sintomi di una condizione fisica lontana dalla miglior versione. L’avversario decisamente più convincente, soprattutto sui suoi turni, nei quali concede spesso e volentieri le briciole (esclusi i primi due, tiene gli altri sempre a zero). A decidere le sorti del parziale d’avvio è il tiebreak, che vede Medvedev sfuggire subito e farsi recuperare, ma, sul 3-4, piazzare la zampata d’autore. Un dritto spaventoso lo issa di un minibreak, bissato dall’invece brutto dritto di Rafa, che sprofonda in rete e, con lui, il parziale, che Medvedev suggella con un ace.

Chiede il bathroom break, Rafa, e non può che fargli bene. Alla ripresa, riesce a strappare al russo quella battuta che condizionerà l’intero set a sue spese. Per la verità, Nadal non ha approcciato in maniera così tanto diversa rispetto a quanto già fatto nel primo, se non qualche variazione in più. La discriminante è stata, semmai, nei cali di concentrazione di Medvedev, arrivati ad inizio e fine set. Coincidenti coi due break in favore dello spagnolo, che fanno giacere l’incontro sulla parità assoluta.

Ha del surreale quanto successo nella terza e decisiva frazione. Un Nadal in bambola crolla sotto il fuoco nemico, che pare aver ritrovato anche il servizio, fino a scivolare 0-4 e 2-5. Ma ora arriva il bello. Un Medvedev, polemico col suo angolo e disastroso, disfa quanto di buono costruito e, nel black out più totale, subisce un parziale di 20 punti a 4 che vale il 6-5 30-0 a favore del maiorchino. Si aggrappa, per evitare un tracollo altrimenti ridicolo, alla battuta che lo scorta e protegge per buona parte di un tiebreak che, senza, sarebbe durato una manciata di minuti. Perché Nadal nello scambio forza la mano, lo muove e lui non riesce a fare i conti con questa situazione, non la controlla mentalmente, forse perché credeva di averla già chiusa. E difatti, quando la battuta non incide più, sul 4-5 sotto, arrivano i due punti insperati che coronano la remunta. Dunque resta ancora sulla zattera che porta alle semifinali, Rafa. Daniil, invece, colpevolmente, sempre più solo, in alto mare, con un lumicino di speranze che potrebbero spegnersi da un momento all’altro.

Giovanni Putaro

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Giovanni Putaro

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