[8] E. Svitolina b. [2] Ka. Pliskova 7-6(12) 6-4
“È stato uno dei tie-break più lunghi che abbia mai giocato, ma ho dato tutto perché sentivo che non potevo perderlo dopo tutti i set point che stavo conquistando. Affrontavo una grande giocatrice e cercavo soprattutto di muoverla, leggendo il servizio e fare al meglio il mio gioco”. Queste le parole di Elina Svitolina dopo un grande esordio, contro Karolina Pliskova, alle WTA Finals di Shenzhen dove è campionessa uscente e in un girone non facile contro la ceca, Simona Halep e Bianca Andreescu.
Parlava, l’ucraina, di un tie-break in cui è stata quasi sempre avanti. Mini-break in apertura, mini-break sul 3-3, sul 5-5, set set point avuti per chiudere un set chiave nella logica della partita contro la ceca anche perché stava mettendo molta più spinta nel proprio gioco rispetto alle ultime settimane e mantenendo la partita sul piano che più le era congeniale. A quel punto, con una espressione quantomai banale, vincere quel set diventava fondamentale soprattutto perché lei era una di quelle su cui c’erano maggiori incognite per un ginocchio che nelle ultime settimane rispondeva sempre male a tutte le prove a cui veniva sottoposto, rendendo Svitolina molto vulnerabile.
Oggi, la numero 8 del seeding si è espressa in una delle migliori versioni dell’ultimo periodo. Forse le quasi due settimane di riposo tra Mosca e Shenzhen hanno funzionato bene, o forse (ed è già più probabile) è la nuova dimostrazione che il campo in Cina è molto più adatto a una giocatrice come lei. Lento, soprattutto nel genere di rimbalzo che impone alla palla, e se lei riusciva così a coprire molto bene il campo al contrario Pliskova pativa maggiormente perché doveva scambiare molto di più e chiudere i punti prendendosi rischi eccessivi. Due esempi chiari: sul 5-5 nel tie-break, dopo un set giocato comunque a buon ritmo e cercando soprattutto il piazzamento della palla nei vari angoli, ha voluto forzare mandando appena lungo un “comodo” (non si può mai sapere, vista l’avversaria che aveva di fronte) dritto cercando la riga e non trovandola; l’altro invece è quando Svitolina ha preso il break decisivo nel secondo set, vincendo uno dei vari scambi in cui riusciva a recuperare la palla e rigiocarla con abbastanza agio al di là del campo. Non serviva tanta profondità, perché già al rimbalzo la palla stessa perdeva forza e spinta, e Karolina si trovava spesso a dover colpire palle senza peso e che finivano per essere senza grande controllo (in quel caso si è spenta sotto al nastro).
La miglior fase dell’incontro si è avuta dunque nelle fasi finali del primo set, con tanta solidità dell’ucraina e una Pliskova che riusciva con pazienza a rimanere agganciata. Era una situazione tutt’altro che facile, perché doveva avere pazienza di trovare buoni angoli e rigiocare tante volte lo stesso punto mentre Svitolina si prendeva pochi rischi ma aveva tantissima sostanza e andava spesso alla ricerca dei suoi gratuiti. La ceca stava salvando ogni set point concesso con grande coraggio e alcune pregevoli soluzioni da fondo, ma sul set point ha forse sbagliato l’esecuzione di una voleè comunque non semplice, finita appena lunga, quel tanto che bastava a un’avversaria molto rapida per arrivarci e giocare il passante in slice di rovescio per il punto del 9-9. Alla fine, alla sesta chance, si è presa il set forzando l’ultimo errore della ceca. Nel secondo parziale, un allungo iniziale di Svitolina è stato subito fermato, ma sul 3-3 Pliskova da 30-15 ha perso il game al servizio e non è riuscita in quello successivo ad arrivare alla palla break a causa di uno smash fuori tempo sul 40-40.
Alla fine non le sono bastate neppure due palle break consecutive sul 5-4 Svitolina, con l’ucraina che aveva sentito un po’ il momento scivolando sul 15-40 ma che si è prontamente ripresa e con due prime consecutive ha cancellato le chance e sul 40-40 è uscita un po’ dai suoi schemi giocando una combinazione servizio e dritto per lei non usuale, e con una nuova prima di servizio ha chiuso l’incontro. È solo la seconda vittoria contro una top-10 per lei nel 2019, ma quello che ci voleva per cominciare la sua difesa del titolo.
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