Spesso il Master 1000 di Shangai, calendarizzato nell’ultimo mese di tennis dell’anno, quando gli Slam sono finiti e l’ultimo motivo di interesse della stagione resta chi raggiungerà le Finals e, talvolta, la corsa per il numero uno, non si ricorda per un tennis entusiasmante e grande impegno da parte dei più forti, con partite che raramente restano negli annali. L’edizione 2019, però, pare contraddire questa tradizione. Siamo a metà settimana e questa volta non si può dire che le emozioni siano mancate.
Primo motivo di interesse è stata certamente la partecipazione di Murray, al sesto torneo dopo la complicata operazione all’anca, e in realtà il primo dove potesse mostrare le possibilità per un ritorno a livelli competitivi. Lo scozzese ha risposto presente e con Fognini ha dato vita ad una partita davvero emozionante. Vero, la prestazione ha sottolineato la mancanza di “confidence” dell’ex numero uno del mondo a cui, per sua stessa ammissione, mai era capitato di servire due volte per il match e perdere. Di contro, ci sono stati tratti del Murray che fu e, che lo si apprezzi o no, il suo ritorno al livello dei più forti non potrebbe che far bene al tennis di questo momento. Oltretutto le sue nuove esigenze fisiche lo costringono ad essere più attaccante di prima, con il risultato che le sue capacità di mano possono essere ammirate con più frequenza, per la gioia di chi ha sempre sperato che spostasse il suo gioco un po’ più in avanti. Forse sarà meno vincente, tutto da scoprire, sicuramente sarà più divertente.
Le emozioni, tuttavia, non si sono fermate a Murray in questo inizio di torneo, e ieri, mercoledì, la sfida tra i due giovani, Tsitsipas e Auger-Aliassime, ha regalato dell’ottimo tennis, giocato a viso aperto da entrambi. L’ha vinta il greco, che per la prima volta è riuscito a superare il canadese, compresi gli scontri da juniores, ma entrambi hanno mostrato un ottimo livello che, data la giovane età, promette di poter migliorare ulteriormente, essendo i due, insieme a Medvedev, gli unici con un atteggiamento che lascia trasparire la tempra dei campioni e un talento che pare andare oltre una preparazione fisica perfetta e un tennis puramente muscolare.
Ad aggiungere ulteriore spettacolo ci hanno pensato anche i due soliti veterani, Federer e Djokovic. Vero, hanno esordito con avversari che difficilmente avrebbero potuto creare fastidi, e sicuramente hanno giocato in scioltezza, ma le prestazioni sono state di altissimo livello. Federer ha messo in mostra un buon pezzo di repertorio come gli capita quando la forma è vicina al massimo e l’avversario è un discreto “tennista operaio”, per dirla alla Clerici, come era certamente, non se la prenda, Ramos Vinolas.
Djokovic, superati i problemi alla spalla, è parso molto vicino alla versione “Robonole” e Shapovalov molto di più, in questo momento, non avrebbe potuto fare. Dispiace che il canadese non stia rispettando le attese e sorge il dubbio che qualcuno gli abbia detto troppo presto che sarebbe stato un campione. Il talento sembra evidente, ma altrettanto evidente è il suo atteggiamento carico di una presunzione che poi i risultati non sostengono. Sicuramente è necessario un lavoro sulla testa che sia in grado di fargli capire che sperare solo nel braccio, senza programmazione tattica, contro i più forti non basta. Tempo ne ha, ma è facile perdersi in questo percorso, si consulti la voce Gasquet.
I primi giorni del torneo hanno comunque regalato emozioni inaspettate e speriamo che questo sia di buon auspicio per il finale di stagione e, soprattutto, per il prossimo anno. La probabilità che vincano sempre i soliti noti è molto alta, ma la possibilità che il loro percorso sia più difficile, se dobbiamo trarre un’indicazione da questo Master 1000, c’è e non si può che esserne contenti. In fondo, a chi non piace vedere partite combattute e dal risultato incerto? Per cui bentornato Murray, forza a i giovani, e speriamo che anche Wawrinka e Del Potro ritrovino il loro tennis migliore. Se così fosse il 2020 sarà tutto da seguire.
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