Nella conferenza stampa pre torneo un giornalista cinese le aveva detto: “Stai diventando piuttosto famosa qui, qualcuno ti ha anche dato il soprannome di “Figlia della Cina”. Aryna Sabalenka ha reagito con una grande risata, e un po’ di imbarazzo, ma ricollegando un po’ i traguardi raggiunti in questo paese non ha potuto che ringraziare e pensare che forse, per una strana piega del destino, qualcosa di vero può esserci.
Lei, da Minsk, ha risollevato un 2019 che sembrava ormai alla deriva con una grande seconda metà di stagione. Non sono arrivate le otto vittorie contro top-10, le sfide salvate rientrando da match point sotto, ma a fine stagione si contano ancora quattro finali raggiunte (le stesse del 2018) di cui tre in Cina, che portano a cinque il totale in carriera.
Sabalenka, soltanto nel circuito maggiore, ha giocato per il titolo a Tianjin nel 2017, a Wuhan nel 2018 e quest anno a Shenzhen e poi di nuovo a Wuhan. Di queste, è stata sconfitta solo nella prima, “a causa di” Maria Sharapova in un match tiratissimo e conclusosi 7-5 7-6(8) dove nel primo set servì sul 5-3 e nel secondo era addirittura 5-1 avanti. Fu inesperienza, soprattutto, a giocarle un brutto scherzo.
Questa settimana, malgrado qualche pecca, è stata una delle migliori viste all’opera nell’Elite Trophy e vederla prendersi un’altra finale è forse il risultato più giusto, con il solo rimpianto che la sfida contro Karolina Muchova sia arrivata forse troppo presto. Sono state le due che fin qui hanno espresso il tennis migliore, e anche oggi hanno messo insieme una bella partita conclusasi 7-5 7-6(4) in favore della numero 4 del seeding, bravissima a far valere la maggiore potenza di cui è dotata per spezzare il rovescio della sua avversaria e le tante trame complicate della stessa ceca.
Un match molto godibile, con un primo set estremamente lineare dove Sabalenka ha avuto le maggiori chance e Muchova si salvava sempre piuttosto bene grazie al servizio che l’ha tirata fuori dai guai sull’1-2 15-40 e sul 3-4 nella stessa situazione di punteggio. C’erano scambi piuttosto articolati, qualche errore ma anche diverse gemme soprattutto dalla racchetta di Muchova che ha spesso tirato su game importanti esibendosi in quello che è il meglio del suo repertorio. Sabalenka, però, fin dai primi game aveva cominciato a martellare da fondo verso il rovescio della sua avversaria. Muchova ha probabilmente in quel lato il punto più complicato del suo gioco. Se stacca la mano e va con lo slice, stiamo parlando di un colpo di assoluto valore. Se invece nel braccio di ferro cerca il colpo in top spin, in qualche circostanza di troppo la si vede perdere campo e potenza, con una palla che viaggia a 30 chilometri orari circa più lenta rispetto alla palla che esce dalle sue corde di dritto. Molto, probabilmente, derivava anche dalla grande intensità e forza impressa dalla sua avversaria, che sul 6-5 ha colpito in tre momenti diversi per prendersi il break decisivo.
Nel secondo parziale Muchova è partita fortissimo arrivando a tre chance del doppio break. Sabalenka si è salvata, ma continuava a rincorrere un gioco sempre più in mano all’avversaria. Bravissima, in ogni caso, a salvare il set point concesso sul 5-3 che si è poi tramutato in un parziale di otto punti a zero. Muchova, al servizio sul 5-4, non ha avuto grandissime colpe per il controbreak subito se non quello di non aver avuto la prima a disposizione, il dritto di Sabalenka però era letale e difficilmente avrebbe potuto opporre grande resistenza se lo scambio fosse cominciato. Un po’ di confusione, nella giocatrice di Minsk, è sopraggiunta sul 5-5 dopo un doppio fallo “enorme” sul 15-0, tanto da farla ridere di se stessa fino a pochi secondi prima di servire il terzo punto del game. Alla fine, un secondo doppio fallo ha portato al nuovo break Muchova, che comunque non ha concretizzato e questa volta con più colpe anche per un doppio fallo sanguinoso sul 15-30 che l’ha rimessa sotto tanta pressione.
Al tie-break, infine, entrambe hanno fatto tanta fatica a vincere punti al servizio. Muchova veniva spesso attaccata sul suo punto debole odierno, Sabalenka sentiva il bisogno di dover chiudere in due per risparmiarsi un nuovo terzo set e ha accelerato un po’ i tempi fin quando, però, un mezzo regalo della ceca le ha dato il 4-2. Muchova aveva indovinato la direzione dello smash (molto potente) dell’avversaria ma non ha avuto il tempo per controllare la parata, finita larga di pochissimo. Alla fine Aryna è salita 6-3 e al secondo match point l’ultimo errore di dritto di Karolina le ha dato la vittoria. Domani, contro di lei, Kiki Bertens sopravvissuta alla faticaccia di una partita durissima e poco spettacolare contro Saisai Zheng. Un 2-6 6-3 6-4 che viveva tanto dei momenti di incertezze della olandese, incartata da subito dalla cinese in un ritmo troppo lento e palle alte su cui non trovava quasi mai precisione quando provava a forzare e allora accettava di scambiare creando circostanze per cui Zheng ha dominato il primo set ed è rimasta lì fino alla fine. Nel terzo parziale, soprattutto, era rientrata dall’1-4 e doppio break di ritardo con una Bertens che da un po’ stava cercando di non scambiare troppo da fondo e si stava lanciando più spesso a rete. Alla fine, però, l’olandese è riuscita a riprendersi il vantaggio e a chiudere la partita sul 5-4, esultando quasi per nulla dopo l’ultimo punto a dimostrazione di qualcosa che l’ha provata fino alla fine.
Risultati
[1] K. Bertens b. [WC] S. Zheng 2-6 6-3 6-4
[4] A. Sabalenka b. [11] K. Muchova 7-5 7-6(4)
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