HALEP, LA TOURNEÈ ASIATICA RIMANE UNA MALEDIZIONE. BARTY AI QUARTI
Fin dagli inizi della sua carriera, Simona Halep ha spesso incontrato problemi fisici nella fase finale della stagione. Con molta regolarità, infatti, si sono verificati casi come il ritiro odierno avvenuto contro Elena Rybakina sul 5-4 per la kazaka nel primo set, quando la rumena ha accusato un problema alla parte bassa della schiena e dopo essersi fatta medicare ha provato a giocare un paio di punti, decidendo però che non poteva rischiare ulteriormente.
Gli altri casi più eclatanti, in questa striscia, sono avvenuti nel 2015 (dolore al tendine d’achille) e 2016 (al ginocchio) che le hanno dato non solo scarsi risultati ma le hanno anche compromesso poi il lavoro in off season, portandola a faticare nei primi tornei della stagione successiva e cominciare a carburare verso la seconda metà di febbraio, se non proprio a marzo inoltrato. Un po’ come avvenuto a inizio 2019, quando stava recuperando dai dolori di una fastidiosa ernia alla schiena maturata proprio a Wuhan e che l’ha costretta a saltare il torneo di Mosca e le ultime Finals di scena a Singapore.
Oggi il ritiro è avvenuto nel game successivo a un movimento innaturale, arrivato sul 4-4 15-30 quando, con Rybakina al servizio, dopo aver colpito un rovescio ha rivelato di aver sentito un dolore lancinante dopo aver colpito un rovescio (non è stato sullo 0-30 perché lì Rybakina ha servito un ace esterno, ma non è la giornalista Reem a sbagliare a trascrivere nel tweet)
Ovviamente ancora no sa quantificare, Halep, la reale entità del problema e ha ammesso che deve farsi visitare dai medici, ammettendo però che non le pare qualcosa di già noto ma rivela anche che si tratta della stessa zona in cui lo scorso anno ha sofferto per un’ernia del disco. Inoltre, pochi punti dopo il momento in cui ha ha detto di aver avvertito dolore, subito dopo un dritto dal centro del campo ricadendo ha perso il passo e non ha rigiocato il successivo rovescio della sua avversaria. Probabilmente già stava avvertendo dolore.
Fin lì non era una cattiva Halep. La rumena stava facendo la sua partita ad alto ritmo contrastando piuttosto bene l’aggressività della ventenne kazaka, di origini russe. Rybakina è sembrata un po’ troppo affannosa in alcune situazioni, quando cercava di sfondare il muro avversario con soluzioni soprattutto centrali, ma piaceva nel coraggio di confrontarsi con la migliore avversaria che potrà trovare al momento in fatto di difesa e contrattacco. È sembrata un po’ troppo interessata a se stessa da non notare, quando Halep era vicina al ritiro, che bastava giocare con meno spinta per portare a casa i punti, cercando magari di non farsi condizionare.
Rybakina, in tabellone con una wild-card, è rientrata per due volte da un break di ritardo giocando bene soprattutto verso il dritto della rivale, lato in cui trovava i maggiori vincenti con entrambi i fondamentali. Uno di questi, un rovescio lungolinea giocato senza troppo pensarci, è arrivato sulla seconda delle due palle break consecutive salvate sul 4-4, dopo aver tirato un bel dritto nel punto precedente approfittando di una Halep che aveva comunque perso campo dopo la risposta.
Per lei si tratta del risultato più prestigioso di una giovanissima carriera, nata praticamente due mesi fa quando a Bucharest si è imposta in finale entrando per la prima volta in top-100.
Ashleigh Barty ha cancellato un po’ le fatiche di ieri con il 6-3 7-5 ai danni di una Sofia Kenin arrivata alla fine delle energie (era la nona partita in 10 giorni) proprio quando ha servito per il secondo set sul 5-3 e servizio. Non è stata una partita regolare, tanti break e controbreak frutto delle difficoltà di entrambe, con l’australiana che ancora fatica tanto a inquadrare il dritto come nella prima parte del 2019 ma che oggi ha avuto la bravura di rimanere lì anche nelle tante problematiche che la partita le presentava e di infilare 4 game consecutivi che alla fine le hanno evitato un nuovo, pericoloso, terzo set.
SVITOLINA, ALTRO PASSO VERSO SHENZHEN. SABALENKA SI SCUOTE CONTRO BERTENS
Elina Svitolina si è presa un’altra importante vittoria nel suo cammino verso una possibile qualificazione alle WTA Finals di Shenzhen. L’ucraina si è aggiudicata con pieno merito la sfida contro Svetlana Kuznetsova per 6-4 6-2 in un match che poteva anche essere più netto, nel risultato finale, ma che la giocatrice di Odessa ha ben orchestrato fin dalle prime battute.
Il ginocchio sembra reagire nella maniera migliore, e lei ha cominciato da subito ad agire come un metronomo. Dettava i tempi, il ritmo, l’intensità degli scambi. Fino all’1-1 40-0, Kuznetsova aveva messo a segno 7 vincenti a 0. Da lì in avanti è finita in una spirale di errori causata però dall’atteggiamento dell’avversaria che aveva alzato tutte le componenti che fino a quel momento erano in mano alla russa. Le ha fatto perdere il controllo dei colpi, l’ha resa più frettolosa e più propensa all’errore e, nella lotta punto a punto, la sua tenacia ha prevalso con il calo dell’ex numero 2 del mondo e l’allungo di Svitolina fino al 5-2 e servizio.
Kuznetsova qui ha avuto un sussulto veemente, tornando a far segnare vincenti con buona continuità, ma sul 5-4 Svitolina si è presa con grande autorità il primo set. Raramente la si ricorda così pulita e perfetta sotto pressione. Non poteva perdere la partita, non poteva rimettere in gioco un set fin lì comandato, giocato come voleva lei. Ha mancato il primo punto giocando un rovescio in corridoio, ma poi ha ripreso forza con un dritto lungolinea vincente, due prime potenti e un nuovo vincente a chiudere il parziale. Lavorando anche su questo, ha reso molto agevole tutto il resto della partita. Kuznetsova non le è più stata dietro malgrado un immediato controbreak all’inizio della seconda frazione e, dall’1-1, un nuovo parziale di 4 game ha dato all’ucraina il necessario margine per amministrare gli ultimi punti.
Altri 85 punti preziosissimi si aggiungono alla Race e ora è vicina a quota 3800, con Belinda Bencic che rimane a 3585 e Kiki Bertens a 3480. L’olandese non è infatti riuscita a superare Aryna Sabalenka, che prosegue nella sua rocambolesca difesa del titolo con un match da montagne (bielo)russe. La numero 9 del seeding era infatti avanti 6-1 5-1 giocando come aveva fatto nelle due partite precedenti, prima di smarrire la prima di servizio e cominciare a irrigidirsi, soprattutto dopo aver mancato match point sul 5-2. Brutto il game al servizio sul 5-4, frutto di tutta la tensione accumulata, e Bertens che addirittura saliva sul 6-5.
Nel momento di maggiore difficoltà ritrovava però la prima, mettendo a segno in tutto 4 ace per salire 4-2 nel tie-break, lì dove forzava un dritto a chiudere e tornava a soffrire. Un secondo match point sul 6-5 è stato ben salvato da Bertens, uno sul 7-6 malamente buttato via con un doppio fallo che ha riportato alla mente la partita persa contro Bencic a Dubai che ha di fatto dato il via al suo lungo periodo negativo. Per sua fortuna, e bravura, non ha ceduto alla frustrazione ed è rimasta molto concentrata nel salvare poi un set point per il 9-9, riportarsi avanti e chiuderla al quinto match point, con un’esultanza incontenibile che vuol dire parecchio.
Risultati
[1] A. Barty b. [12] S. Kenin 6-3 7-5
P. Martic b. [Q] V. Kudermetova 6-3 6-1
[WC] E. Rybakina b. [4] S. Halep 5-4 rit.
[9] A. Sabalenka b. [6] K. Bertens 6-1 7-6(9)
A. Riske b. [8] Q. Wang 6-2 6-1
[3] E. Svitolina b. [Q] S. Kuznetsova 6-4 6-2
[5] P. Kvitova vs [10] S. Stephens
D. Yastremska b. [2] Ka. Pliskova 6-1 6-4
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