[5] E. Svitolina b. [16] J. Konta 6-4 6-4
La prima ucraina a raggiungere la top-10 in singolare, la prima ucraina a vincere le Wta Finals, la prima ucraina a raggiungere le semifinali di uno Slam. Elina Svitolina ha svoltato, dopo le grandi difficoltà fisiche della fase centrale del 2019 dovute a un ginocchio malconcio e una forma da ricostruire, e ha ribaltato fin qui uno dei suoi punti deboli fino allo scorso anno: il rendimento negli Slam.
Criticata, ferita, demoralizzata da tante occasioni mancate un po’ per demeriti suoi (il 6-3 5-1 non chiuso contro Simona Halep a Parigi nel 2017) e un po’ per problemi extra (le anche che l’hanno costretta a un netto 6-4 6-0 subito contro Elise Mertens all’Australian Open 2018) la giocatrice di Odessa non solo si è sbloccata a Wimbledon ma ha replicato quel bel risultato arrivando almeno tra le migliori 4 anche allo US Open, lì dove nessuna connazionale aveva messo piede prima di oggi.
Un grande risultato, anche perché la corsa a New York ha molto più valore che a Londra. Lì era nata e cresciuta a fari spenti, con fatiche fin dall’inizio e rischi di essere eliminata al secondo turno contro Margarita Gasparyan, più Petra Martic e una generosissima ma inesperta Karolina Muchova tra ottavi e quarti di finale. Qui invece partendo da Venus Williams, passando per il grande talento e concittadina Dayana Yastremska fino ad arrivare a Madison Keys e ora Johanna Konta. Tutte vittorie, tutte senza perdere un set.
Fisicamente sembra tirata a nuovo, e sappiamo bene come per lei sia fondamentale che testa e corpo siano allineati ancor più che il proprio tennis, magari non appariscente ma che riesce a essere difficile per tutte da battere quando i primi fattori sono al massimo. Oggi è stata bravissima a imporsi in una partita che si prevedeva molto equilibrata, ma a dimostrazione del momento importante ha avuto la meglio in due set tirati e decisi entrambi nei frangenti centrali: sia nel primo che nel secondo parziale Svitolina ha avuto la meglio in una serie di break e controbreak dal 2-2 al 4-3 e servizio in suo favore, allungando nell’ottavo game di entrambi i parziali.
Solida, regolare, abile a sfruttare i regali e le incertezze di una Konta che anche lei ha avuto tante notizie positive dal 2019 (è in lotta per tornare in top-10 dopo essere stata a rischio di uscire dalla top-50 a inizio maggio), ma che tende a soffrire parecchio nei momenti chiave delle partite, irrigidendosi fin troppo e perdendo efficacia nelle accelerazioni, scadendo talvolta in errori piuttosto grossolani. Quando Svitolina ha preso il primo set, a fare la differenza è stato anche il servizio: non aveva percentuali elevate, anzi, ma nei momenti decisivi ha ottenuto il massimo dalla prima. Ace sulla palla break del 4-4, ace sul 5-4 15-15 e prima vincente sul 30-30. Momenti che potevano cambiare l’economia del set e della partita, mentre invece Konta ha sulla coscienza alcune risposte messe in corridoio su altrettante seconde: la prima sulla palla game del 5-3 Svitolina, la seconda sul 5-4 40-40, completando il tutto con un brutto slice di rovescio finito lungo di metri.
Aveva numeri migliori in quasi tutte le statistiche, ma in circostanze così basta veramente poco per spostare gli equilibri e il vantaggio ha aumentato la fiducia della giocatrice di Odessa, che è sempre apparsa la migliore in campo nella seconda frazione e di nuovo riusciva ad allungare per il 5-3. Mancati 2 match point nel nono game, ha trovato un paio di punti spettacolari in fase difensiva dal 5-4 15-15 che hanno indirizzato definitivamente la partita dalla sua parte. Un premio molto importante per una ragazza che difficilmente eccelle per il suo tennis, ben lontano dall’essere aggressivo di tante, ma che ha una testa che riesce sempre a ripartire anche dopo sconfitte pesanti. E credeteci, ne ha avute tante. Però adesso è lei a festeggiare, e in un certo senso è giusto così, in attesa di scendere in campo per continuare a fare la storia del proprio paese. Serena Williams (o Qiang Wang) permettendo.
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