Un piccolo, sensibile, passo indietro per Naomi Osaka rispetto a Toronto.
L’esordio a Cincinnati della giapponese, tornata numero 1 del mondo, è stato un match a due volti, anche abbastanza particolare nel suo andamento, dove si è spinta fino al terzo set per battere una pur ottima Aliaksandra Sasnovich.
Il 7-6(5) 2-6 6-2 che le ha dato il passaggio del turno è stato vissuto con diversi stati d’animo. Un primo set giocato con molta leggerezza, mettendo attenzione nei punti importanti ma lasciandosi andare molte volte a dei “giggle”, delle risatine tra un punto e l’altro che hanno un po’ infastidito anche il proprio allenatore, Jermaine Jenkins, il quale dopo il tie-break ha un po’ chiesto spiegazione per tutto ciò, e con parole anche decise (“non è per nulla divertente vederti da fuori”) ha cercato di riportarla sulla terra, sul campo.
L’effetto è stato però quello di spegnerla, o come direbbero, “di portare la testa altrove”. Il secondo set di Osaka è stato più spento. Tanti momenti dove il livello è sembrato calare rispetto a inizio partita, dove veniva investita dalla vera arma in più della bielorussa, un rovescio giocato piatto e pesante o lento e arcuato verso gli angoli stretti, e lei che nella fase finale, perso il servizio, ha ripetuto un po’ l’errore di sempre: mancata la chance di aggancio (una palla del controbreak per il 3-3) ha finito per mollare la presa, regalando poi 8 dei successivi 10 punti per il 6-2 Sasnovich.
Lo fa abbastanza spesso, Naomi, e quando è in vantaggio di un set sembra voler dimenticare tutto ciò dalla propria testa, cancellare il momento e proiettarsi già a quello successivo. Qui un terzo set, contro Yulia Putintseva a Wimbledon era un voler dimenticare il prima possibile tutto l’ultimo mese. Stavolta, nel set decisivo, è tornata a essere lei. Non ha più chiamato il coach a fine set, è andata in campo finalmente concentrata e decisa e ha subito rimesso le cose in chiaro con un immediato break in suo favore.
Talvolta è così, non serve più di tanto parlare di quanto sia efficace il dritto o il rovescio perché ci sono aspetti della sua personalità che emergono maggiormente in una partita e arrivano a incidere anche di più. C’è semmai da chiedersi perché all’inizio fosse così scanzonata, e un’opzione potrebbe anche balenare nella testa: in questa fase dell’anno lei sarà chiamata non solo a difendere il primo Slam vinto, ma anche a un carico di pressione extra tornando negli Stati Uniti e avendo tutta la pressione del mondo addosso. Per indole, lei che è molto chiusa e che ammette di voler cercare spesso battute da dire in presenza della stampa per provare ad aiutarsi nel rapporto, potrebbe anche intraprendere questo mantra del divertimento in campo nel suo stato massimo: la risatina scanzonata, qualunque cosa succeda. Un modo per aiutarsi a non affondare, se davvero quello che avverte è una pressione massima nel non dover sbagliare.
Intanto, a proposito di divertimento, la prossima sfida sarà all’insegna di tutto ciò. Lei contro Su Wei Hsieh, per la quarta volta nel 2019. Una sfida che è un bellissimo confronto di stili tra due ragazze che interpretano al massimo grado due filosofie completamente diverse di gioco. Osaka nella sua spinta, nel suo prendere campo, nel suo andare verso gli angoli; Hsieh nel suo creare punti che nessuna di queste giocatrici al top riuscirebbe anche solo a pensare. Il suo match contro Jennifer Brady, vinto 7-6(8) 6-3, è stato pieno di smorzate in risposta e pallonetti vincenti. 6 set point salvati nel primo set, dominio nel secondo, e per il secondo anno di fila il suo ritmo in stagione la terrebbe in prossimità delle prime 20 del mondo.
La vincitrice di Wimbledon (in doppio) quest anno ha già creato tantissimi problemi a Osaka. A Melbourne l’aveva quasi sbattuta fuori sul 7-5 4-2 40-0 salvo essere rimontata da un’avversaria che alla prima serie di dritti “super” ha cominciato la rimonta furiosa, ma che fin lì era stata incartata anche lei nei numeri da prestigiatrice della giocatrice di Taipei. A Miami, invece, Hsieh si prese la rivincita addirittura spezzando la lunghissima serie di 63 vittorie consecutive dopo aver vinto il primo set per Osaka, che aveva anche servito per il match salvo subire l’esatto opposto di quanto avvenuto in Australia.
Tra gli altri risultati, Sloane Stephens è riuscita a salvarsi contro Yulia Putintseva, girando un po’ la sorte dell’ultimo periodo e rientrando da un set di ritardo per imporsi 2-6 6-4 6-3. Agli ottavi affronterà Svetlana Kuznetsova, che invece sta riuscendo a colmare il gap in classifica che si era creato a causa dello spiacevole problema con l’ambasciata statunitense, che si era rifiutata di farle avere un visto richiesto fin da inizio anno. Quando poi il suo caso è diventato di dominio pubblico, ovvero quando ha comunicato che non poteva andare a Washington a difendere il titolo con il suo ranking che crollava dal limbo della top-100 al limite della top-200, allora anche l’ambasciata statunitense si è messa all’opera per farle avere il visto e darle modo di volare, questa settimana, a Cincinnati. Due ottime vittorie in match altrettanto tirati, contro la numero 10 del seeding Anastasija Sevastova e una delle migliori giovani come Dayana Yastremska, l’hanno portata fino al terzo turno.
Due i match point annullati all’ucraina, battuta 4-6 7-6(7) 6-2 sebbene abbia servito per il match sul 5-3 e abbia mancato, come detto, due occasioni per chiudere la partita.
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