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US Open: Osaka, esordio a due volti. “Mai stata così nervosa in vita mia”

[1] N. Osaka b. A. Blinkova 6-4 6-7(5) 6-2

Il momento doveva arrivare, e lei lo sapeva. Naomi Osaka era cosciente che questo match d’esordio allo US Open non poteva essere banale, al di là di un’avversaria risultata comunque ottima protagonista di quasi due ore e mezza nel complesso estremamente godibili. La giapponese, però, da campionessa in carica non poteva accontentarsi del bel gioco. Doveva vincere, condizione che spesso in questi casi genera cortocircuiti forse imprevedibili ma da accettare in un sempre concreto percorso di crescita che la sta portando a nuove tappe.

A Parigi, contro Anna Karolina Schmiedlova, subì un pesantissimo 6-0 nel primo set e anche quel giorno si espresse con parole abbastanza pesanti circa le sensazioni provate. Da numero 1 del mondo veniva da due Slam vinti e tutti gli occhi erano su di lei. Qui, da campionessa in carica, dove la sua carriera ha preso definitivamente il volo un anno fa, era l’altro momento cerchiato con il pennarello rosso su un calendario che quest anno, più che trofei, le sta regalando momenti a cui non era mai abituata.

Oggi, nel match d’esordio dello US Open, la numero 1 del mondo si è dovuta superare a tratti per battere un’ottima Anna Blinkova, calatasi nel migliore dei modi nei panni di chi invece non aveva nulla da perdere e poteva godersi una giornata “premio” contro la migliore, all’interno dello stadio da tennis più grande del mondo. Gli stimoli per fare bene c’erano tutti, e sfruttando una tipologia di tennis comunque in grado di dare fastidio a una giocatrice aggressiva come Osaka, ha approfittato dei vari momenti di alti e bassi della sua avversaria per costruire la miglior prova possibile.

Naomi subiva l’inizio e ha passato i primi 5 game strappando troppo, cercando di colpire a tutta ma senza mai controllare i colpi, lamentandosi del modo in cui colpiva la palla, scuotendo la testa, ma continuando a sbagliare tanto. La scossa è arrivata tenuto un delicato game al servizio sull’1-4, quando da 15-30 ha lasciato partire i primi dritti interessanti della sua partita. Sul 2-4 ne sono arrivati altri 3, consecutivi, uno più bello dell’altro. Nel momento in cui ha dato l’accelerata, Blinkova ha provato a resistere e sul 4-4, nel difficile tentativo di tamponare l’emorragia, ha comunque strappato applausi dal pubblico quando ha giocato un bellissimo passante di dritto sulla palla break per la giapponese. Il problema, è che in quei frangenti era lei che stava accelerando troppo, presa forse dalla tensione del momento, finendo per cedere per la seconda volta la battuta anche a causa di un nastro molto sfavorevole. Osaka, sfruttando i vari dritti di alto livello, si prendeva un importantissimo primo set.

C’erano ancora cose da perfezionare. La tendenza a voler spaccare ogni tanto tornava, e con una prima di servizio assente nei primi 4 turni al servizio del secondo set la situazione rimaneva da campanello d’allarme, soprattutto quando Blinkova ha gestito stavolta bene l’ottavo game. Indietro 4-5, Osaka partiva ancora male ma dopo alcuni dritti volati via rientrava da 15-40 e salvando 3 set point non solo raggiungeva la parità ma lavorava molto bene ogni scambio sul 5-5 per prendersi il break che sembrava decidere il match. Eppure, il colpo di scena è arrivato quando sul 40-30 ancora una volta ha fatto quello che gli anglosassoni direbbero “too big, too fast, too soon”. Troppo grande, troppo forte, troppo presto. In questi casi Osaka dava sempre l’impressione di colpire così per liberarsi del punto, sensazione quasi confermata da come al termine della partita rivelava che non aveva mai provato una tensione così. Al tie-break, malgrado il bel rientro dall’1-3, due brutti persi sul 4-3 l’hanno di nuovo messa sotto pressione e stavolta un nuovo errore sul 4-5 le è stato fatale.

Fin qui, sul punteggio di un set pari, la sensazione di una Osaka a tratti molto brillante e a tratti troppo auto-distruttiva regnava, ma se non altro non sembravano esserci problemi a un ginocchio con ancora il tutore dall’infortunio di Cincinnati. Eppure, a tratti Naomi riusciva a mettere in campo un tennis di altissimo livello. Parliamo di dritti incrociati in corsa fulminei, rovesci estremamente angolati e penetranti. Un livello che può confortarla, soprattutto se riuscirà a mettere da parte quella frenesia dovuta anche dalla consapevolezza che oggi per lei perdere sarebbe stato un fallimento. Così, nel terzo set, ha limitato quei cali e ha combattuto fuoco col fuoco contro una ragazza che merita applausi, oggi, perché ha impostato un tennis solido e regolare di livello molto buono. Osaka può andare in difficoltà se non mostra freddezza, se si perde un po’ tra errori e disattenzioni, se deve colpire 3-4-5 volte per chiudere un punto e giocare a ping-pong con un tennis di contrattacco a volte da manuale.

A tratti chiamata a fare i numeri, la giapponese ha comunque resistito ed è riuscita a prendere un break fondamentale sul 2-1, confermato salvando una palla del controbreak e liberatasi di tanti pensieri. Al prossimo turno, però, Magda Linette. La polacca è reduce dal titolo al Bronx e oggi ha aperto con un bel 6-3 6-4 contro Astra Sharma. Il “però” è presto detto: come caratteristiche, Linette è molto simile a Blinkova. Contrattacco, con una base abbastanza solida, oltretutto già avendo battuto Osaka lo scorso anno a Washington. Sarà interessante per tanti motivi.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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