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US Open: Andreescu, Halep e Serena Williams nei ruoli delle più attese

Lunedì comincerà lo US Open, quarto e ultimo Slam del 2019. Le premesse per un bello spettacolo ci sono tutte, a cominciare dal fatto che malgrado sia presente in tabellone non possiamo più considerare come grande favorita Serena Williams. Non è una novità, tra età che aumenta e scenari nuovi creati da un fisico non sempre a posto, ma oltre ad altri possibili nomi c’è tutto un ventaglio di novità portate da una stagione importante, che sta vedendo imporsi le protagoniste di un domani sempre più prossimo.

Oltre a Naomi Osaka, banale da citare in quanto numero 1 attuale (ma destinata a perdere la posizione anche in caso di bis se non per apocalissi di varia natura), sono tante le protagoniste più nelle retrovie che devono avere i riflettori puntati anche se non necessariamente per un eventuale successo finale. E già in Nord America, paese che tende a esaltare anche una gara a chi mangia più hot dog in un minuto, si sono già lanciati in impavidi (?) pronositici con addirittura Brad Gilbert che si è espresso a favore totale di Bianca Andreescu, a cui ha affibbiato un commetto piuttosto importante: “il suo dritto è secondo a nessuna nel tennis femminile”.

Noi, pur senza volerci spingere a quei livelli, cerchiamo di formulare un’analisi di quello che è il tabellone principale tra protagoniste più attese, sorprese, mine vaganti, primi turni interessanti (tanti, davvero tanti) e qualche nome di giocatrici tra le teste di serie che potrebbero uscire già nella prima settimana.

OSAKA CHIAMATA A UNA CONFERMA TUTT’ALTRO CHE SEMPLICE

Naomi Osaka approccia questo torneo con un fastidio al ginocchio (fasciato negli ultimi allenamenti) che l’ha costretta al ritiro contro Sofia Kenin a Cincinnati. È stata un’estate abbastanza delicata, con il mese di riflessione dopo Wimbledon che l’ha portata ad avere un atteggiamento molto più “libero” da cattivi pensieri, anche troppo a giudicare da quello che le diceva il coach Jermaine Jenkins in Ohio.

Non è stata una giapponese devastante, con troppe partite al terzo set a Cincinnati che dimostravano un fastidio persistente a livello fisico, ma non vogliamo neppure prendere quel dato come cartina tornasole visto che lo scorso anno arrivava a New York dopo 3 sconfitte consecutive. I dubbi sulla sua salute forse non verranno scacciati neppure dopo un eventuale successo all’esordio contro Anna Blinkova (classe 1998, giocatrice piuttosto regolare e con buone doti atletiche) ma conoscendola, vedendo come non sia mai persona che riesce nelle migliori “poker face” per nascondere qualche problema, la situazione potrebbe essere più chiara. In questo 2019 la russa si è messa in luce a Parigi per aver sfiorato gli ottavi dopo un’incredibile cavalcata dalle qualificazioni in cui si rendeva protagonista per 4 partite di fila di rimonte impossibili nei set decisivi dove era costantemente indietro di due break.

La sua zona di tabellone è un buon crescendo. Tolto il primo turno, al secondo avrà l’attaccante pura Astra Sharma, dotata di un’interessante fase di progressione in campo verso la rete, o Magda Linette, recente vincitrice al torneo del Bronx. Al terzo è tutto da vedere: la testa di serie è Carla Suarez Navarro, ma gli organizzatori vorrebbero che ci arrivasse Coco Gauff per uno scontro già proiettato al domani che verrà, e che dopo gli ottavi di Wimbledon ha generato già un interesse sconfinato per la ragazzina di casa. Dovesse arrivare al quarto turno, Osaka avrebbe il vero ostacolo da doppio circoletto rosso, come due sono le sconfitte patite contro Belinda Bencic in stagione. Potremmo fermarci qui, intanto: con un quarto di finale, avrebbe comunque raggiunto il primo step di un torneo che comunque per lei rappresenterà tanto.

HALEP CONTRO ANDREESCU, IL PRIMO CONFRONTO SARÀ NELLA GRANDE MELA?

Sono due delle più accreditate alla vittoria finale anche e soprattutto dopo un sorteggio abbastanza agevole (nella prima settimana) che potrebbe però portarle l’una contro l’altra agli ottavi.

Simona Halep e Bianca Andreescu sono chiamate a un torneo importante e sebbene sulla numero 4 del mondo ci siano un po’ di nubi dubbi le settimane tutt’altro che brillanti tra Toronto e Cincinnati, i primi turni sono tutt’altro che proibitivi, fattore che potrebbe aiutarla a prendere la situazione con un giusto crescendo di forma, al contrario degli ultimi due anni dove non è arrivata nelle migliori condizioni psico fisiche dovendo invece premere a tutta fin dal giorno uno per affrontare prima Maria Sharapova e poi Kaia Kanepi, autentica e perenne mina vagante, soprattutto allo US Open.

La canadese, invece, avrà un esordio molto abbordabile contro la wild-card under-18 Katie Volynets e poi un percorso sempre abbastanza agevole dove l’avversaria più ostica potrebbe essere una tra Caroline Wozniacki e Danielle Collins al terzo turno, poca cosa di questi tempi. Ecco perché una sfida tra loro, il primo confronto di sempre, sarebbe quantomai simbolico e importante: per Halep, dovesse arrivarci, vorrebbe dire che avrà trovato ottime sensazioni e in caso di vittoria sarebbe un “boost” incredibile nella fiducia, perché sarebbe anche la prima top-10 a battere la giovanissima Bianca, vincente nelle prime 7 uscite su 7 come mai avvenuto prima a una debuttante.

Per entrambe, poi, il quarto di finale si prospetta come match dove partirebbero entrambe favorite. Non c’è una vera minaccia importante perché anche Petra Kvitova, la testa di serie più alta, è nella lunga lista di giocatrici non al meglio. Per lei però i problemi sono maggior in quanto non ha praticamente ripreso a giocare dal problema al Roland Garros. C’è un quarto turno a Wimbledon, ma ci sono anche forfait su forfait in questi ultimi mesi come ultimo quello al Bronx di questa settimana. Come lei, Sloane Stephens non può a oggi rappresentare un ostacolo temibile vista la scarsissima condizione e fiducia della statunitense, appena uscita dalla top-10.

SERENA WILLIAMS, IL VERO OSTACOLO VERSO LA SEMIFINALE POTREBBE ESSERE AL TERZO TURNO

Come tutti sapranno, Serena Williams ha avuto in dote dal sorteggio un’avversaria banale per l’esordio, una di poco conto: Maria Sharapova. È un peccato che non si riesca a trascinare nel testo l’ironia con cui abbiamo scritto quella frase per l’abbinamento di un primo turno probabilmente più clamoroso a livello femminile da quando è cominciata l’Era Open.

I precedenti, la dinamica, le condizioni. Tutto è favore di Serena che non perde contro Sharapova dal lontano novembre 2004, che ha perso appena tre set nelle partite vinte, che probabilmente donerebbe la propria figlia a Satana pur di non uscire dall’Arthur Ashe sconfitta lunedì notte italiana. Battut(acc)e a parte, questo match up non smette mai di attrarre proprio per essere così chiacchierato dentro e fuori dal campo, con due giocatrici che talvolta non riescono a vivere la loro carriera senza essere associate, con la russa che ha dedicato una parte intera del suo libro alla rivalità con Serena, con la statunitense che nella sua testa penserà a cosa diavolo ci sarà mai da chiamarla rivalità se è avanti 19-2 nei precedenti. Eppure, le luci della notte di New York che tanto affascinano e attirano saranno il motore di un match che genererà tantissima elettricità, in una serata oltretutto che per lo US Open è speciale già perché alle 19 ora locale comincerà la tradizionale cerimonia d’apertura del torneo fatta di suoni, musica e colori.

Passato questo match, la ex numero 1 del mondo vedrà la strada piuttosto chiara davanti a sé: il match potenzialmente più interessante nel cammino verso una nuova semifinale (sarebbe la dodicesima della carriera da queste parti) sarebbe un eventuale terzo turno contro una tra Karolina Muchova, Elena Rybakina e Su Wei Hsieh. Partirebbe favorita, come sarebbe stato ugualmente contro tante, ma questo gruppetto di giocatrici ha tanta qualità, potenza e capacità di trattare la palla a piacere. Muchova “esplose” proprio qui lo scorso anno contro Garbine Muguruza, Rybakina da 60 del mondo ha superato le qualificazioni cedendo una media di 3 game a partita, Hsieh è una maestra dal tennis tutto suo. La taiwanese pagherebbe (tanto) in potenza, la ceca e la kazaka in esperienza, ma nel loro tennis c’è tutto quello che a oggi serve per creare problemi a Serena: buona mobilità, capacità di inventarsi l’apertura di campo, di giocare il colpo a effetto, di resistere alla prima accelerata e di cominciare a muoverla. Poi, come sempre, tra il dire e il fare c’è di mezzo tutto il corso dell’Hudson, il fiume che circonda Manhattan.

Il problema, semmai, a livello di spettacolo è che l’Ashleigh Barty ancora imballata di Toronto e Cincinnati non fa mettere l’australiana in prima fila. Certo, neppure al Roland Garros si puntava su di lei, però quel servizio deve crescere o sarà preda di possibili sgambetti da un eventuale terzo turno in avanti.

LE MINE VAGANTI

Coco Gauff.

Si è detto tanto di lei, anche per l’enorme esposizione mediatica che comporta il suscitare clamore e avere passaporto USA, uno degli stati più influenti al mondo. Si è mossa persino Michelle Obama per andarla a salutare di persona quando ha giocato il torneo di Washington, dove ha vinto il primo titolo in doppio.

Gauff vivrà il primo US Open tra le grandi con gli occhi di tutti puntati addosso e non possiamo non considerarla in un elenco così dopo che a Wimbledon, al primo Slam da professionista, è arrivata fino ai quarti di finale.

Ci devono essere, per questioni di natura, parti del suo gioco che possono ancora crescere, ma se avrà il coraggio di rivivere sulle ali dell’entusiasmo come a Londra potrebbe anche rifare qualche scalpo importante. L’esordio contro Anastasia Potapova è abbastanza equilibrato perché al contrario di giocatrici affrontate a Wimbledon la russa ha un “fighting spirit” di primissimo livello, oltre che uno dei rovesci più belli della nuova generazione di giocatrici mentre sarebbe intrigante un eventuale secondo turno contro l’esperta Carla Suarez Navarro. Dovesse materializzarsi un terzo contro Osaka, avrebbe di nuovo vinto il suo torneo.

Svetlana Kuznetsova. 

Ci piace pensare a una russa che continua lo stato di forma eccellente visto a Cincinnati e sia di nuovo una seria minaccia fantasma per chiunque. L’esordio contro Kristie Ahn è abbordabile e al secondo turno l’eventuale rematch contro Stephens dopo il 6-2 6-1 dell’Ohio aumenta la sensazione che dopo due anni di grandi problemi ci sia ancora uno spazio per lei nel torneo che la lanciò al grande pubblico nel 2004 quando si impose in finale a diciannove anni contro la connazionale Elena Dementieva.

Sofia Kenin.

Un’altra che tutte le big vorranno evitare è la giocatrice classe 1998 che ormai da un anno sta crescendo nei risultati facendo grandi exploit come la vittoria contro Serena, Azarenka, il quasi successo contro Halep, le semifinali raggiunte a Toronto e Cincinnati e una top-20 che rispecchia a pieno un potenziale in espansione per una giocatrice che ricorda abbastanza Wozniacki nell’accettare il palleggio prolungato, con qualità superiori però in un dritto che le da molte più chance di chiudere il punto rispetto a quello molto ballerino della danese.

Favorita all’esordio contro CoCo Vandeweghe, ha strada libera per un terzo turno potenziale rivincita della semifinale di Cincinnati contro Madison Keys. La zona di tabellone è ottima, perché le due teste di serie che potrebbe trovare nell’ottavo sono Elina Svitolina e Dayana Yastremska, battute entrambe in Canada.

Iga Swiatek.

Già detto in altri momenti: questa ragazza gioca davvero bene. Il primo turno non è affatto banale, perché la sfida contro Ivana Jorovic, talento serbo che ha trovato la giusta continuità per entrare nelle 100, è una sfida che può dirsi molto equilibrata. Jorovic ha fatto tanto bene per esempio a Wimbledon, dove è stata vicinissima a eliminare Alison Riske, protagonista poi della bella cavalcata ai quarti di finale. Però se riuscirà a passare quel match la polacca potrebbe puntare in alto perché non ha avversarie che la chiuderebbero nei pronostici.

Anastasija Sevastova (grande favorita all’esordio contro Eugenie Bouchard, reduce da 11 sconfitte consecutive) è una giocatrice abbastanza simile a lei ma con meno potenza. A entrambe piace tanto aprire l’angolo, caricare la traiettoria col dritto, variare con la smorzata, attaccare prendendo il tempo. Forse la lettone ha maggiore esperienza non dimenticandoci che negli ultimi tre anni ha raggiunto sempre i quarti di finale e la semifinale lo scorso anno, ma Swiatek viene da un’estate importante e neppure al terzo turno eventuale contro Petra Martic, pericolo maggiore, dovrebbe darle modo di giocare per qualcosa di importante dopo gli ottavi al Roland Garros.

Primi turni da evidenziare.

Osaka vs Blinkova. Per capire, soprattutto, come Naomi approccerà uno Slam molto importante e diverso dagli altri, e in secondo luogo se il ginocchio può considerarsi ok.

Potapova vs Gauff. Molti dimenticano, in questo caso, che Potapova è la ragazzina che ha deciso di chiudere la carriera junior a fine 2016, a neppure 15 anni compiuti. Come Gauff, arrivando poi alla prima finale WTA un anno più tardi. Un salto triplo, che lei stessa raccontava a Melbourne nella nostra intervista esclusiva fatta quest anno di come forse sia stata una scelta un po’ azzardata, ma che denota il gran carattere di una ragazza che ha il fuoco dentro ed è stata un po’ fermata anche dalla scarsa disponibilità nei suoi confronti da parte di sponsor e organizzatori.
Proveniente dalla Russia, non ha mercato a livello internazionale malgrado l’ottimo lavoro del suo manager Alexander Ostrovsky (organizzatore tra le altre cose del torneo WTA International di Mosca spostato poi a Jurmala) e si è trovata a dover fare tutto da sola (e farlo bene) ma senza ricevere tutti i titoli e gli elogi della sua rivale. Non ci sarà senso di ripicca, ma rimane un primo turno che affascina perché vede di fronte due ragazzine che potrebbero tra qualche anno sfidarsi per qualcosa di più importante.

Sabalenka vs Azarenka. Non poteva mancare. La “Civil War” in salsa bielorussa, il primo storico confronto tra due giocatrici dell’ex nazione dell’URSS che vede di fronte le due migliori atlete della storia giovanissima del paese nato nel 1991. Una ex numero 1 del mondo e una che grande vorrebbe diventarlo ma sta venendo un po’ frenata da un’annata dove ha patito un calo pesante tra marzo e giugno. È apparsa in ripresa come condizione fisica e mentalità nelle ultime settimane, Aryna, ma manca ancora in qualcosa per tornare in quella forma devastante che l’ha vista fare ottime prestazioni negli ultimi 4 mesi del 2018. Tra l’altro, tornerà a New York dopo che lo scorso anno venne fermata al quarto turno da Osaka in una sfida che dopo 7 mesi ancora confessava le rimaneva in testa. Era a Indian Wells, seduta a un tavolino della players lounge che diceva di come alle volte si ripresenti nella sua testa l’immagine di lei avanti 2-0 al terzo e con tutta l’inerzia a favore e poi finisca per perdere con un doppio fallo dopo essere rientrata da 0-40 sul 4-5 contro chi avrebbe vinto i successivi 2 Slam.
La classica sfida da 50-50, imprevedibile in ogni sua forma e sviluppo, con un’Azarenka che aspira come sempre al rientrare tra le grandi e che potrebbe tranquillamente approfittare di stimoli extra per imporsi qui, ma che poi sarebbe chiamata comunque al vero test di questi mesi: dare continuità alla propria azione, mettere insieme più di due partite ad alto livello. Però la sfida, presa nel suo insieme, è da almeno 4 circoletti rossi su 5.

Niculescu vs Yastremska. Lo Yin e lo Yang, I due poli opposti che si attraggono in una sfida che vivrà di impennate e rallentamenti. L’ucraina è grande favorita, ma quando una grande colpitrice va a incrociare la racchetta con il tennis estremamente personale della rumena spesso sono usciti fuori i risultati più sorprendenti. Serena Williams ci ha vinto due volte nel 2015 tra Indian Wells e Miami, ma la faccia che faceva a fine partita raccontava di chi non voleva più averla di fronte. Petra Kvitova c’ha perso anche sul veloce indoor, il su terreno potenzialmente preferito, rimediando un 6-0. Maria Sharapova lo scorso anno a Doha, e la lista potrebbe continuare. È in una fase calante di carriera, ma questo confronto di idee tennistiche potrebbe dar luce a qualcosa di molto divertente.

Williams vs Sharapova. Vabbè, niente più da dire.

Muchova vs Rybakina. È la nostra scelta hipster per un match che a nessuno verrebbe in mente ma di cui non vorremmo perderci un punto. Due giocatrici in grandissima crescita, con la ceca recentemente ai quarti di finale a Wimbledon e la kazaka vincitrice del primo titolo WTA in carriera e dominatrice nel tabellone di qualificazioni. La ceca all’attacco in progressione, la kazaka in spinta da fondo, creeranno traiettorie e scambi molto divertenti. O almeno, così si spera. Però se cercate qualcosa di diverso dal main stream più classico, questo è il luogo giusto.

Jorovic vs Swiatek. Come detto sopra.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani
Tags: US Open 2019

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