[1] R. Nadal b. [8] D. Medvedev 6-3 6-0
Si chiamerà anche Rogers Cup (o Coupe Rogers per i francofoni) ma Rafa Nadal avrebbe qualche buon argomento per poter contestare la cosa: cinque per la precisione, come i titoli vinti in Canada dopo l’ultimo trionfo ottenuto quest’oggi ai danni del malcapitato Daniil Medvedev, che peggior battesimo per la sua prima finale Masters 1000 non poteva di certo immaginare.
6-3 6-0 in una settantina di minuti per regalarsi il titolo numero 83, il 35esimo nella categoria (leadership sempre più forte) e il terzo dell’anno. Un trionfo speciale per Rafa, che per la prima volta nella sua carriera difende con successo un titolo sul veloce. Ci riesce sul cemento canadese, che poi tanto veloce non è, e su cui si trova a meraviglia da sempre: non a caso è qui a Montreal che ottenne il primo trionfo assoluto sul duro, era il 2005 e in finale superò un 35enne ma super competitivo Andre Agassi.
Una storia d’amore quella con il Canada che è continuata negli anni e ha portato a Manacor altri quattro trofei, nel 2008, 2013, 2018 e l’ultimo quest’anno. Solo un giocatore ha saputo fare meglio di Nadal sui campi nordamericani, ma Ivan Lendl con i suoi 6 titoli ora è ad un passo: l’aggancio e perché no il sorpasso non appaiono poi così lontani. Anche perché la concorrenza, al di là dei due degni compari, almeno per ora non è all’altezza e chissà se e quando lo sarà.
La finale di oggi ha confermato per l’ennesima volta la spaccatura che caratterizza il circuito ATP. Da una parte ci sono tre fenomeni totali, dall’altra gli esseri umani, magari anche bravini ma pur sempre umani. Daniil Medvedev fa parte di quest’ultima categoria: è un ottimo giocatore, con un buon tennis e può issarsi ancora più in alto rispetto all’ottava posizione in classifica che occuperà da domani. Ma la distanza con il trio sacro è ancora troppo ampia e ne ha avuto conferma nel modo più doloroso possibile.
Era arrivato in finale fresco e in fiducia dominando tutti gli incontri disputati a tempo record, tanto da restare in campo un’ora in meno di Nadal nonostante quest’ultimo avesse giocato solo tre match causa forfait di Monfils in semifinale. Ma il mondo terreno è una cosa, quello di Nadal è un altro e Daniil, carattere fumantino raffreddato negli ultimi tempi, se n’è accorto dopo un paio di game. Tanto gli è bastato per capire che la sua palla non faceva male al mostro dall’altra parte della rete.
Aveva già affrontato Federer e Djokovic, Rafa invece era una novità ed è stata una di quelle prime volte che non si dimenticano. Le certezze accumulate in una settimana si sono sgretolate di fronte a uno spagnolo tirato a lucido dopo la delusione di Wimbledon e in ottime condizioni fisiche. Il russo, in tremenda difficoltà con la seconda e nemmeno tanto splendido con la prima, ha perso il servizio nel quarto gioco e da lì è stato un crollo continuo.
Il 6-0 del secondo set è una punizione severa ma giusta per chi è uscito con la testa dal match troppo presto, a prescindere dalle ovvie inferiorità. Medvedev avrà altre occasioni e per lui come per gli altri c’è la consolazione di trovarsi di fronte a fenomeni troppo forti ma fortunatamente non eterni. Ci sarà spazio anche per i comuni mortali, resta solo da capire quando.
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