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Wimbledon: Barty travolgente, Kvitova reagisce nel momento giusto

[6] P. Kvitova b. K. Mladenovic 7-5 6-2

È senza partite giocate negli ultimi due mesi, è senza fiducia e con una condizione fisica che non può proprio essere al 100%. Ma è Petra Kvitova, bi-campionessa di Wimbledon e una delle più forti tenniste degli ultimi 10 anni. È soltanto approdata al terzo turno di Wimbledon, battendo un’avversaria contro cui non aveva mai perso un set in carriera nei precedenti confronti, eppure il 7-5 6-2 di oggi a Kristina Mladenovic ha valore. Eccome.

A inizio torneo c’erano tanti timori sulle sue condizioni. Banalmente: ha deciso di giocare perché è Wimbledon, e perché dopo il Roland Garros voleva tornare in campo e non passare le proprie giornate davanti alla tv, a innervosirsi perché vedeva le altre giocare e lei era costretta ai box. Lo diceva già quando aveva subito l’accoltellamento alla mano sinistra, lo ha ripetuto in conferenza stampa alla vigilia dello Slam londinese.

“Non sono pronta, se devo dire la verità. Non mi sento al 100%, il mio braccio non è completamente a posto, ma voglio giocare. Devo pensare che sono pochissime le volte in cui posso dire di stare veramente bene, e darmi una chance”. Con questo approccio già c’era il timore che un primo turno contro una giocatrice di talento, ma tanto discontinua, come Ons Jabeur potesse darle molti problemi. “Se sento male, mi fermo subito: l’ho promesso al mio team”. Vinto quel match, con qualche incertezza, ha detto comunque di sentirsi fortunata perché lei è una persona banalmente pigra, che non si ammazza di allenamenti nei giorni in cui non deve giocare. Molto Petra, in queste risposte, tra il serio e il faceto nel far capire che sfruttava le pause che poteva avere a Wimbledon per continuare la riabilitazione a un infortunio (lo strappo al muscolo dell’avambraccio sinistro) che aveva fatto preoccupare per la sua rarità e che ancora adesso viene monitorato quotidianamente.

In tutto ciò, in qualche modo, Petra è al terzo turno. Non stava giocando tanto bene, oggi, in un primo set che la stava condannando per un brutto game iniziale. Con un immediato break di ritardo, e un bell’atteggiamento di Mladenovic al servizio, l’inerzia della partita era quella che Kvitova non sperava per non dover forzare eccessivamente e non mettere a rischio la propria salute fisica. I game passavano e le chance, tante, venivano mancate. Poi, nel momento chiave, il carattere della campionessa è venuto fuori: perso un brutto game sul 3-4, è stata brava a tenere la battuta e a costringere Mladenovic a sedersi al proprio angolo e pensare. Pensare che quel set era fondamentale per la partita, pensare che non aveva mai vinto un parziale contro Kvitova, pensare che tutto dipendeva da lei. Volente o nolente, pensieri o meno, nel momento in cui in campo si è creato il nuovo braccio di ferro mentale tra le due Kvitova è emersa. Bei vincenti, molta più incisività, maggiore grinta. Da 40-15, con tre set point in tutto avuti, Mladenovic ha visto il match scivolarli via dalle mani. 5-5, 6-5, 7-5 per la ceca e primo set ribaltato proprio sul finire.

L’importanza enorme di quel set si è mostrata tutta all’inizio del secondo, quando malgrado avesse subito perso (nuovamente) la battuta, una Kvitova molto più tranquilla ha cominciato a colpire finalmente bene e a dilagare, salendo 5-1 e chiudendo il match due game più tardi. Molto difficile dire ora che cosa potrà essere del terzo turno, soprattutto perché con molta probabilità andrà incontro a una delle più in forma in questo periodo: Amanda Anisimova, super favorita nel match contro Magda Linette.

[1] A. Barty b. A. Van Uytvanck 6-1 6-3

14 vittorie consecutive, solo due set lasciati per strada. Sta succedendo tutto troppo in fretta, quasi, e mentre ci interroghiamo per capire come si sia impennata la carriera di Ashleigh Barty, lei continua a vincere. E lo fa con grande sicurezza, al di là di un break oggi subito sul 6-1 5-2, per colpa di un calo di concentrazione.

Sei game lasciati a Saisai Zheng, con un primo parziale che poteva anche essere molto più netto, e quattro ad Alison Van Uytvanck. Nessuna delle due può dire di aver giocato male. Eppure oggi in 55 minuti la pratica era già archiviata.

L’australiana sta giocando il primo torneo da numero 1 del mondo, e lo sta facendo a Wimbledon, il primo Slam dopo il trionfo al Roland Garros. Sembra sia la cosa più normale che ci sia, con un gioco che è cucito ad arte per questi campi, con una naturalezza e una qualità che sono veramente da prima della classe, o da chi comunque merita ampiamente di essere parte delle primissime giocatrici del mondo.

Bisognerà aspettare forse avversarie o momenti più tosti per vederla più sotto pressione e capire come potrà reagire. Forse non sarà al terzo turno, anche se affrontare una giocatrice di casa che è in tabellone con una wild-card può essere la classica arma a doppio taglio: lei il suo torneo, da 130 del mondo, lo ha già vinto; Barty invece è solo all’inizio di un percorso che si farà, in caso di ottavi, sempre più complicato. Come è giusto che sia in un torneo Slam.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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