Federer b. Nishikori 46 61 64 64
Ha 38 anni, Roger Federer. Da compiere l’8 Agosto, tra meno di un mese. 38 anni e 21 di professionismo alle spalle, una stempia ormai evidente e quel volto che inizia ad essere scavato.
Ci sono cose però di Roger Federer che non cambiano mai: il sorriso da bambino, quella pressione e quell’emotività che in certi frangenti prendono ancora il sopravvento, una passione folle per il tennis e la capacità, dopo tutto questo tennis e tutti questi anni, di essere ancora al top.
Lo scorso anno usciva contro Kevin Anderson, inaspettatamente, avanti di due set sul campo numero 1. “Una sconfitta che ho fatto tanta fatica a digerire, mi sono messo nel letto e ho pensato che sarebbe stata dura andare oltre, quella volta”.
Ma è andato oltre. Come sempre, com’è abituato a fare, Roger; oltrepassare i limiti di tempo, spazio sul campo, generazioni di avversari sempre nuovi.
Lo sapeva, Federer, che questa sarebbe stata una partita difficile, da fondo complicata da riuscire a scardinare: Kei Nishikori è partito a tutta, di contro lo svizzero sembra ormai in modalità diesel, ha sempre bisogno di qualche minuto (o di qualche set) per scaldarsi e trovare il giusto feeling con la palla. Prezzi da pagare anche per umani poco umani come lui.
Pian piano, però, ha trovato il modo di insinuarsi tra il ritmo forsennato di Nishikori, variando e spingendo di più, rendendo solido il servizio in una giornata in cui la percentuale di prime non è andata spesso oltre il 50%.
Ed è così che Federer si butta a pesce nell’ennesima sfida contro Nadal (la prima in semifinale contro di lui a Wimbledon e la quarta in totale), vincendo la centesima partita qui a SW19 e raggiungendo 45 semifinali nello Slam (13 a Wimbledon).
“Non credo che la prestazione e il risultato della semifinale a Parigi influirà molto, le condizioni erano molto diverse, c’era tanto vento; mi aspetto una partita più simile a quella degli Australian Open, difficile, dura. Rafa può fare male su qualsiasi superficie”.
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