Difficile raccontare di una partita che non c’è mai stata: dopo il primo buon game di servizio, Matteo Berrettini non si è quasi più visto sul Centrale di Wimbledon.
Il carnefice, per la cronaca, è un certo Roger Federer, uno che qui a SW19 ha vinto ben otto volte e che a quasi 38 anni ha l’esperienza per placare l’eventuale foga di giovani in rampa di lancio. Una volta capito il punto debole dell’avversario -il rovescio di Matteo, sebbene sia migliorato, regala ancora molto- Federer ha insistito variando colpi e traiettorie da quella parte di campo.
Complice anche un servizio poco incisivo di Berrettini, le cose si sono subito messe in discesa per lo svizzero che poi, una volta tranquillo, lascia andare il braccio e si diverte.
Il divertimento che si è abbattuto sulla testa e le gambe di un Matteo che a un certo punto della partita è proprio sembrato andare nel pallone, demoralizzato e anche un po’ in imbarazzo.
Neanche la risposta di Berrettini ha funzionato, non ha mai davvero impensierito Federer, tranquillo fino alla prima palla break nel terzo set, già ampiamente in vantaggio.
È anche vero che i giocatori come Matteo Berrettini hanno difficilmente dato fastidio a Roger, solitamente meno a suo agio contro chi fa tornare dalla sua parte molte palle e lo costringe all’errore.
Quella che si prefigurava come una bella sfida si è dunque rivelata una delusione per appassionati, spettatori e per lo stesso Matteo, sempre duro con se stesso.
Deve comunque esser felice del grande torneo e della grande stagione fin qui, dimenticare in fretta questo momento e questa prestazione: non è il primo che Federer si è divertito a “tenere a bada” in occasioni come queste, consapevole delle prossime dure sfide tra Nishikori e Nadal.
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