Difficile da credere.
Ashleigh Barty, che si era disamorata al tennis tanto da dedicarsi per due anni al cricket, compie quest’anno il salto di qualità basato soprattutto su una invidiabile solidità mentale tradottasi in una costanza di rendimento che ha fatto la differenza con le rivali.
Risalita in classifica fino ad arrivare al numero 10 all’inizio di aprile, dopo aver vinto a Miami, conquista lo Slam parigino e completa l’opera imponendosi senza perdere un set anche sull’erba, nel torneo Premier di Birmingham, successo che da oggi le consente di occupare il trono mondiale su cui solo un’australiana era riuscita a sedere dal 1975 a oggi: Evonne Goolagong, per due sole settimane nel lontano 1976.
La Barty è la ventisettesima numero 1 del mondo dal 1975 ed avvicenda la giapponese Osaka, anch’essa neofita nel ruolo assunto a seguito della vittoria agli Australian Open e rimasta al comando per 21 settimane. L’avvento della Barty è l’ennesima conferma dell’ equilibrio che da un paio d’anni caratterizza il tennis di vertice nel settore femminile, che ha visto sedere sul trono mondiale dall’inizio del 2017 ben 8 tenniste diverse per un totale di 12 avvicendamenti:
Roger Federer, non senza sofferenza, riesce a trionfare per la decima volta sull’erba di Halle (in 13 finali disputate), diventando il secondo tennista ad arrivare in doppia cifra in un singolo torneo dopo Nadal, che ha già raggiunto e superato questo traguardo in tre circostanze:
Il torneo tedesco ha portato buone notizie anche per i colori azzurri. Abbiamo infatti avuto l’ennesima conferma sul valore di Matteo Berrettini che, dopo la strepitosa vittoria della scorsa settimana sull’erba di Stoccarda, è riuscito a mantenere alta la concentrazione, allungando a otto la striscia vincente di match vinti sull’erba grazie ai tre successi ottenuti contro avversari di notevole livello (Basilashvili, Seppi e Khachanov) e arrendendosi solo in semifinale a un ritrovato Goffin.
Grazie a questo risultato il tennista romano fa il suo ingresso nei top 20 diventando il decimo azzurro di sempre:
C’è anche un’altra buona notizia per il nostro tennis: il 27enne Stefano Travaglia entra tra i top 100 (al numero 100). Un risultato raggiunto con grande caparbietà e sacrificio giocando in giro per il globo nei tornei Challenger da parte del tennista ascolano, che nonostante diversi infortuni subiti in passato, non si è mai perso d’animo. Da oggi è tra i 13 azzurri ai nastri di partenza delle qualificazioni dei Championships di Wimbledon.
Altri numeri:
3 – Le vittorie di Berrettini ottenute quest’anno in cinque scontri diretti contro Top 10; dopo il successo a Roma contro Zverev (n.5) ha superato il russo Khachanov sia a Stoccarda che ad Halle.
7– I tornei vinti in carriera da Feliciano Lopez. Ha rivinto al Queen’s dove si era già imposto nel 2017, riuscendo a trionfare anche in doppio in coppia con Andy Murray, al suo ritorno ufficiale in campo.
8 – I match vinti da Federer nei 9 scontri diretti contro Goffin. Unica sconfitta in semifinale alle ATP Finals del 2017.
10 – I match vinti in carriera sull’erba da Matteo Berrettini a fronte di sole 4 sconfitte (9-1 quest’anno)
13 – Gli avversari diversi incontrati da Federer nelle altrettanti finali disputate ad Halle:
37 anni e 10 mesi – L’età di Federer che con la vittoria di ieri diventa il più anziano vincitore di un torneo dal 1973, superando l’americano Riessen scavalcato anche da Feliciano Lopez. Il record dell’Era Open (dal 1968) appartiene a Pancho Gonzales che nel 1972 vinse il torneo di Des Moines a 43 anni e 9mesi.
41– I tennisti italiani che sono riusciti a entrare tra i top 100.
71 – Gli anni in campo nella finale vintage del Queen’s, dove il vincitore Lopez ne aveva 37 e il finalista Simon 34. Il francese torna numero 25 del mondo dopo oltre 2 anni.
102 – I tornei vinti in carriera da Federer in 155 finali disputate. Il record di Connors è sempre più vicino:
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