[2] A. Barty b. [6] J. Goerges 6-3 7-5
Ashleigh Barty è la nuova numero 1 del mondo della WTA. È un’impresa storica, quella della ragazzina prodigio australiana, perché nel tennis femminile sono passati 43 anni da quando Evonne Goolagong riuscì ad arrivare lassù, più in alto di tutte.
L’australiana è la prima tennista, oltretutto, dai tempi di Victoria Azarenkaa nel 2012 a bissare il primo titolo Slam con un nuovo trionfo nel torneo successivo, centrando a Birmingham il terzo alloro del suo clamoroso 2019.
Impossibile attendersi un’annata così, impossibile anche solo immaginare che in appena 6 mesi la ragazzina di Ipswich, alle porte di Brisbane, sarebbe passata da ottima giocatrice a vera campionessa. Nulla di troppo casuale, il suo talento era stato chiaro agli occhi di tutti quanti fin dal 2012, anche quando nel 2014 annunciava il ritiro per uscire dalle pressioni che la stavano attanagliando. Non può dunque sorprendere che al suo rientro, più matura, abbia saputo completare quel percorso di crescita rimasto incompiuto prima.
L’eccellenza, o la sorpresa, è come sia riuscita a unire questi tasselli del suo puzzle in un mosaico che ha reso probabilmente di più di quello che tutti si sarebbero attesi. E lo ha fatto nella maniera migliore possibile, con 12 mesi pazzeschi in un’escalation di risultati, costanza, e bel gioco. Naomi Osaka e Barty stessa sono state il volto perfetto di queste ultime 52 settimane di tennis. Prima la giapponese, poi l’australiana. New York, Melbourne e tanti importanti piazzamenti la prima. Miami, Parigi e ora Birmingham la seconda. Uno e due, due e uno.
Due grandi atlete al vertice del tennis femminile, 21 e 23 anni appena compiuti, e tutto che verrà messo di nuovo in discussione a Wimbledon. Intanto, però, è stato quasi surreale seguire la cavalcata di Barty a Birmingham, in una settimana dove non ha perso alcun set. Aveva tutta la pressione su di lei, e ha chiuso un torneo perfetto. Anche oggi, contro Julia Goerges, una partita cinica, dove ha sfruttato ogni singola chance avuta con la tedesca che forse si faceva anche preferire in diversi momenti nelle fasi iniziali dei set: tante occasioni nei primi game del parziale di apertura, un vantaggio di 3-0 non sfruttato nel secondo con anche un set point mancato sul 5-4 (dove però Barty ha servito veramente bene).
Cinica, pulita, letale. Quasi non si sent, “Ash”, eppure la sua costanza e la sua qualità hanno detto molto più che tante parole o espressioni. Numero 1 del mondo, trentaseiesima vittoria su 41 partite in stagione. E da domani, la gioia incommensurabile di guardare tutti dall’alto.
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