[1] N. Osaka b. V. Azarenka 4-6 7-5 6-3
Si fa quasi fatica a riassumere i pensieri e a organizzare un discorso buono con cui poter iniziare l’articolo che racconta una delle partite più belle che vedremo in questa edizione del Roland Garros. Naomi Osaka, dopo l’esordio ripreso per i capelli contro Anna Karolina Schmiedlova, è stata messa di fronte a una sfida ancor più delicata contro Victoria Azarenka, ripresa anche questa a un passo dal baratro e capovolta a forza di vincenti (53 i suoi) e terminata dopo due ore e 52 minuti.
È la partita di un tabellone principale più lunga della sua carriera, a tre minuti soltanto dalla più lunga in assoluto giocata (e persa) nelle qualificazioni di Brisbane del 2016. Una vita fa, verrebbe da pensare. E oggi, ancor più che nel match d’esordio di martedì, c’era la sensazione che la giapponese potesse salutare il torneo Slam parigino. Un’ingiustizia divina le ha messo contro una delle più in forma del momento, ma soprattutto una giocatrice che vive della voglia incommensurabile di tornare a occupare le posizioni di classifica di un tempo, glorioso, in cui anche il suo nome era tra quelli che indicavano le maggiori favorite alla vittoria di un titolo come questo.
Osaka, lei che fino allo scorso anno aveva un record pessimo nei tornei Slam quando si trattava di rientrare da un set di ritardo (solo due vittorie su 12), quest anno ha già portato a termine la quarta rimonta su quattro occasioni e, come accaduto in Australia, anche qui sono state una dopo l’altra. Eppure, se contro Schmiedlova c’era la sensazione potesse rimetterla in piedi, oggi ha dovuto tirare fuori una prestazione capolavoro per contenere la voglia di Azarenka di prendersi quel successo che per lei, ora, avrebbe voluto dire il mondo. E stava dimostrando tutto quanto con una super partenza a inizio match, un 4-0 netto derivato un po’ da una Osaka abbastanza deconcentrata e un po’ da un’ottima intensità impressa dove alle accelerazioni in lungolinea c’era la giusta pazienza di rimanere nello scambio comandando comunque le operazioni nel gioco mentale che subito si era instaurato tra le due.
Osaka, che solo nel quinto game ha mosso il punteggio, ha però avuto la prima importante reazione accorciando nel punteggio da 1-5 a 4-5, cancellando anche i primi due set point. Azarenka resisteva al rientro della giapponese e si prendeva il parziale, ma nel secondo è continuata questa situazione dove l’inerzia si stava piano piano spostando. La numero 1 del mondo, però, ha commesso due brutti errori nel quarto game, quando aveva cominciato a premere in maniera importante e mettendo grande qualità negli scambi, costruendo i punti andando verso gli angoli e facendo correre la bielorussa. Prima, sullo 0-40, ha voluto un contropiede di troppo rimettendo nello scambio Azarenka che ha poi fatto suo il punto mentre sul 30-40 è avanzata in maniera troppo lenta verso una palla più corta. La sua avversaria, cinica e mai calata da inizio partita, ha preso il break sul 2-2 anche grazie a un’ottima risposta di rovescio sul 30-30 e ha poi allungato, sfiorando addirittura il doppio break pochi minuti dopo.
Fondamentale, alla fine, per Osaka rimanere in scia nel punteggio e continuare a mettere pressione in risposta, comportandosi molto bene nel nono game quando Azarenka non ha chiuso tre chance del 5-3 (su una, va detto, il nastro ha pesantemente aiutato la giapponese) e alla fine ha preso il punto del 4-4. Naomi si faceva più sicura al servizio, eppure dall’altra parte della rete non c’era ancora alcun calo. La partita si faceva sempre più appassionante: la giapponese rientrava da 15-30 sul 5-5 (strepitoso, comunque, il passante di rovescio in corsa di Azarenka sul 15-15) e poi vinceva il testa a testa finale prendendosi un vitale 7-5 al quarto set point.
Nel terzo parziale, per quanto il servire per prima desse un vantaggio importante alla numero 1 del seeding, “Vika” ha comunque avuto due palle break nel primo game. Era più lenta in alcuni momenti, aveva forse un filo in meno di spinta nelle gambe e controllo nella palla, ma lottava come una grandissima e malgrado due break di ritardo maturati tra quarto e sesto game ha continuato a crederci, imperterrita, arrivando fino ad avere la chance di andare a servire sul 4-5. Osaka, prima un po’ troppo rilassata sul 5-1 e poi forse un po’ troppo tesa sul 5-3, ha servito due volte per chiudere ma ha rischiato di fare il danno. In suo aiuto, nel momento cruciale, la prima di servizio. Dal 5-3 30-40 ha tirato solo prime, potenti, centrali, che l’hanno spinta verso un importantissimo terzo turno.
È ancora presto per parlare di possibilità per un trionfo Slam, ma queste vittorie danno una carica alla giapponese che potrà sfruttarla probabilmente anche in futuro. Sta gestendo uno Slam dalle mille incognite con un carattere che per la prima volta si sta rivelando a tutti in una maniera molto luminosa. Ad Azarenka, oggi, non rimane che la lunga ovazione di tutto il Suzanne Lenglen già prima dell’uscita dal campo, quando a quel punto erano tutti in piedi estasiati e colpiti da quasi tre ore di una bellissima lotta tra due grandi interpreti. Deve essere doloroso trovarsi nei suoi panni, ma diavolo se ci piace vedere un’Azarenka di nuovo così fiera e combattiva.
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