C. Ruud b. [29] M. Berrettini 6-4 7-5 6-3
Grossa delusione per i colori azzurri che oggi si aspettavano ben altro dalla prestazione di Matteo Berrettini, in prospettiva il migliore dei nostri rappresentanti. L’incontro sembrava decisamente alla portata del romano, più avanti in classifica di una trentina di posizioni e reduce da buonissime prestazioni sulla terra di Budapest e di Monaco, meno su quella romana. Invece Berrettini ha decisamente fatto un passo indietro, non tanto – e non solo – per via della sconfitta ma anche per come è arrivata, senza mai dare l’impressione di poter rimanere in partita. Quasi mai in partita, molti errori non forzati, cosa che Ruud ha sfruttato senza fare chissà cosa. Poi il norvegese ha preso certezze e nel terzo quando Berrettini è andato avanti di un break, l’ha ceduto subito.
Berrettini ha subito corso dei rischi, già nel quarto game, salvato in qualche modo, prima di capitolare al decimo, senza mai infastidire il norvegese al servizio. Con questi chiari di luna è stata già una mezza impresa aver trascinato il secondo set fino al dodicesimo game, dopo che ogni turno di servizio era una sofferenza. Non solo ma nel settimo game ha persino avuto la possibilità di far girare il set e perduta quella è riuscito solo a salvare due set point nel decimo game, prima di capitolare nel turno di servizio successivo.
Terzo set che iniziava con quello che poteva sembrare un risveglio, ma dopo l’unico break del match e il temporaneo 2-0, Berrettini si è definitivamente sciolto, crollando nelle fasi finali quando ha subito un parziale di 12-1.
Forse anche da queste righe traspare la delusione mista a sorpresa, anche se evidentemente anche noi ci siamo fatti prendere la mano dall’entusiasmo che gira intorno a questi ragazzi. Purtroppo la verità è che una cosa sono i “250” e gli avversari che si incontrano lì, altra la preparazione ad un “1000” o uno slam. Ieri Berrettini ha giocato un doppio molto molto faticoso, anche dal punto di vista mentale, a posteriori non sembra l’idea migliore del mondo. Abbastanza preoccupante anche l’incapacità di trovare chiavi alternative, anche quelle magari figlie di una condizione psicofisica poco ottimale per questi eventi. Se si pensa che nel clan dei federales c’era chi nutriva speranze per il match contro Federer si capisce come siamo (ancora) messi. E non è colpa di Berrettini.
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