[2] S. Halep b. [18] Q. Wang 6-4 7-5
Meno uno al ritorno di Simona Halep al ruolo simbolico di leader della WTA, in una fase dove comunque gli avvicendamenti rimangono piuttosto frequenti. Semmai, impressiona il pochissimo tempo che la rumena ha impiegato per ritrovare il ritmo che aveva fino al Roland Garros dello scorso anno, o forse anche fino ai tornei di Montreal e Cincinnati, quando difficilmente sbagliava un colpo nelle fasi preliminari del torneo e raggiungeva spesso quantomeno la semifinale.
Dopo un Indian Wells non felicissimo, la risposta della rumena è stata immediata anche se manca ancora qualcosa nella costanza di rendimento perché questo torneo a Miami sta vivendo di giornate positive alternate ad altre un po’ meno felici. Come oggi, dove gli errori gratuiti contro Qiang Wang alla fine sono stati più di 30 e, per sua stessa ammissione ai microfoni, a un certo punto ha cominciato a sbagliare di più e le è preso un po’ di panico vedendo la sua avversaria che riusciva a trovare molto facilmente la via per chiudere i punti. Da lì, sull’1-1 40-15 è nato il momento più altalenante di una partita alla fine strana, chiusasi 6-4 7-5 ma dove l’andamento ha spesso rispecchiato l’efficacia del gioco di Halep, come detto non sempre perfetto.
Wang di per se aveva poche armi da far valere per ribaltare una partita che sulla carta appariva già segnata. Regolarista da fondo campo, rovescio pulito e probabilmente colpo migliore “della casa”, ma il gioco si specchiava troppo con quello della sua avversaria e quando normalmente si crea questa dinamica con una delle due, però, capace di esprimersi a livelli più alti, il giochino diventa molto chiaro. A maggiore dimostrazione, il fatto che la cinese sia riuscita a imporsi solo quando la sua avversaria era uscita dalla partita. Non le è bastato neppure essere avanti 5-1 nel secondo set per dirsi al sicuro, perché nel momento in cui Halep ha ricominciato a macinare punti è presto tornata in fiducia e non lasciava più il comando degli scambi. Le è bastato essere meno “flat”, come diceva in inglese, un termine che potremmo indicare sia nell’atteggiamento del corpo che dei colpi, con la dimostrazione avuta nel game perso sull’1-4, a zero, giocando tutti punti tra fretta e zero idee.
L’andamento del primo set già appariva abbastanza altalenante, ma almeno vedeva in Halep la regina del campo. Wang al servizio non riusciva ad avere game facili, salendo o 40-15 o 40-0, e vedendosi sempre raggiunta sul punteggio di parità. Non stava giocando male, ma dall’altra parte c’era chi non le perdonava nulla ed è riuscita a gestire la parziale rimonta da 4-1 e servizio a 4-3, giocando proprio nell’ottavo game il turno di battuta più bello del suo set. Nel secondo parziale invece tutto si è fatto ancora più complicato e ricco di alti e bassi. Dall’1-0 e servizio Halep, con 2 chance di 2-0, a 5-1 15-0 Wang, fino al 5-4 con la rumena tornata ad avere il servizio a disposizione ma di nuovo colpevole di aver giocato con fretta e poca spinta “giusta” i primi 3 colpi. Anche qui, dallo 0-40, altra rimonta cominciata con un punto un po’ regalato probabilmente, dove lei è stata molto brava nella stop volley ma Wang avrebbe forse potuto provare un lob, soluzione che non ha mai attuato nelle poche volte in cui Halep scendeva a rete, e in alcuni casi anche dicendosi che quella sarebbe stata la soluzione più giusta.
Da quello 0-40 la numero 2 del seeding ha infilato 13 punti negli ultimi 16, chiudendo il match alla prima opportunità. Domani, in serata, una tra Karolina Pliskova e Marketa Vondrousova, l’ultima giocatrice a batterla ormai due settimane fa in California. Col numero 1 così vicino, è probabile pensarla di ben altro livello.
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