[12] A. Barty b. [5] Ka. Pliskova 7-6(1) 6-3
Trionfo di Ashleigh Barty a Miami, e come ai suoi connazionali australiani piace chiamarla ora è “Barty Party”. Dopo una finale quasi perfetta, alzando il livello al servizio e nella qualità di gioco dalle fasi finali del primo set, la ventiduenne di Ipswich, nel Queensland, ha vinto il titolo più importante della propria giovanissima carriera sconfiggendo Karolina Pliskova in finale.
Fantastica al servizio, letale con le proprie variazioni, ha forse sorpreso che il punto forte per lei nel recupero del break di ritardo nelle prime fasi dell’incontro sia arrivato non tanto grazie al suo slice di rovescio, spesso letale, ma al top spin messo nel dritto con l’obiettivo di spostare e far perdere campo a Pliskova, che all’inizio resisteva abbastanza bene anche grazie all’alta percentuale di prime, ma una volta riagganciata sul 3-3 ha cominciato ad andare progressivamente in difficoltà.
Non sembrava esserci nulla da un punto di vista fisico se non una sensazione di stranezza generale dovuta alle diverse condizioni in cui ha giocato oggi rispetto a tutti i giorni precedenti. La ceca, infatti, è stata sempre messa in campo nella sessione serale, costretta alle volte a terminare anche dopo mezzanotte, mentre oggi ha avuto l’inizio della sua partita all’una del pomeriggio. Lei che di solito non perde mai troppo tempo tra un punto e l’altro, tra un cambio di campo e l’altro, oggi a un certo punto ha cominciato a essere uno o due passi in ritardo, o a prendersi sempre qualche secondo in più tra un punto e l’altro con qualche saltello per cercare di scuotere le gambe. Per certi versi, un po’ la sensazione provata da Marin Cilic nella finale dell’Australian Open 2017 quando per un set e poco più non aveva alcun riferimento positivo per la questione del tetto che ha ribaltato le condizioni di gioco in cui si era allenato fin lì.
Dettagli, in ogni caso, perché Barty è stata protagonista a un certo punto di un grande assolo. Inviolabile al servizio, metteva a segno punti di grandissima qualità tra smorzate e ottimi spostamenti col footwork. Il momento chiave, al di là di un tie-break dominato, è stato quando a inizio del secondo set tutti i problemi odierni di Pliskova sono emersi in due turni di battuta durati complessivamente 24 minuti e dove è stata più volte vicina a subire due break. Uno è arrivato, e quello ha dato chance a Barty di impostare un set cinico, dove il servizio è salito in cattedra. Di 15 ace messi a segno, ne sono fioccati almeno 2 a game per tutta la seconda frazione. Un po’ una ceca in difficoltà, un po’ la grande precisione dei suoi colpi, e nei propri turni di battuta non si è mai giocato. Alla fine è arrivato anche il secondo break, cercato con insistenza e preso proprio quando Pliskova stava servendo per rimanere nel match.
La numero 5 del seeding, che ha perso dunque la chance di diventare numero 2, non è parsa troppo delusa nella premiazione finale, probabilmente conscia che più di così oggi non avrebbe proprio potuto dare. Entusiasta Barty, che sarà numero 9 del mondo a pochissimi punti da Sloane Stephens, a contatto con la top-8, e con pochissimi in uscita nella stagione su terra, fattore che potrebbero aiutarla notevolmente nella seconda metà del 2019 quando arriveranno i suoi terreni preferiti: erba e terra.
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