[1] S. Halep b. [4] E. Svitolina 6-3 3-6 6-4
Se è vero che più indizi fanno una prova, queste vittorie di Simona Halep stanno dimostrando non solo come la rumena sia sulla strada giusta per tornare a essere veramente competitiva con le migliori del ranking WTA ma anche come abbia lavorato bene nel momento più importante.
Malgrado i tanti forfait, il WTA Premier di Doha è rimasto con una buona qualità e il percorso di Simona lo può confermare. All’esordio Lesia Tsurenko, finalista a Brisbane, poi Julia Goerges, vincitrice ad Auckland, e infine oggi l’avversaria per lei più complicata: Elina Svitolina. L’ucraina veniva da 4 vittorie nelle ultime 5 partite disputate contro Halep e l’unica volta che aveva perso era quel famoso quarto di finale a Parigi, dove in una giornata di forte vento non era riuscita a concretizzare un vantaggio di 6-3 5-1 e un match point, sul 6-5 nel tie-break del secondo set.
Oggi, alla fine, viene da dire che la situazione aveva diversi punti in comune. Il 6-3 3-6 6-4 conclusivo è maturato con una rimonta da 3-6 1-4 e tre chance dell’1-5 e servizio per Elina, che in quei frangenti stava giocando un tennis molto propositivo. Le due hanno un tennis abbastanza simile, con scambi lunghi e bracci di ferro continui, sfruttando un fattore fisico, una grande competitività, una questione di geometrie in campo che alla fine conducono a cambi di direzione o contrattacchi sfruttando colpi meno profondi.
Il primo set vedeva Halep continuare sulle stesse sensazioni dei giorni scorsi: non sempre perfetta, ma completamente “nella partita”. Sta spiccando questo atteggiamento molto deciso da parte sua, come anche solo l’idea che mentalmente soffra molto meno ora alcune fasi dei match rispetto al passato. L’esempio migliore è forse il rovescio che ha giocato, indietreggiando, sul 3-2 0-30, mettendo una palla perfetta vicina alla riga laterale e cancellato un’opportunità di 0-40. Il break nel terzo game, fatto da 40-15, l’ha probabilmente aiutata ad affrontare meglio un match per lei complicato, doppiando il vantaggio sul 5-3 e prendendosi un bel primo set. Spiccava il dominio, da parte sua, negli scambi oltre i 6 colpi dove vinceva quasi il 70% dei punti in più della sua avversaria.
La stessa Svitolina però dava l’idea di avere nelle corde la possibilità, oggi, di fare di più e nel secondo set lo scenario si è abbastanza ribaltato, con la numero 7 del mondo che aveva maggiore efficacia soprattuto dal rovescio, prendeva a sua volta un break al terzo game e lo raddoppiava sul 5-3. Stesso scenario, valori abbastanza invertiti, e una Svitolina in grande crescita di rendimento che continuava questa fase in un terzo set dove era diventata padrona del campo. Sul 4-1 ha avuto la possibilità di chiudere la partita, ma nel momento forse più disperato Halep è risorta: 3 palle break annullate in un lunghissimo sesto game, l’ultima con un difficile rovescio stretto a uscire dal centro del campo (sempre a proposito di una convinzione nei propri mezzi che forse prima non aveva, non così forte). Lì l’inerzia ha cominciato a girare, Halep a riguadagnare campo e ritrovando brillantezza, Svitolina andando piano piano in difficoltà. È ancora molto alta la differenza tra il gioco dell’ucraina quando è in piena fiducia e quando invece deve uscire da un momento di tensione e sul 4-4 questo si è riflettuto nel modo peggiore: le seconde palle non arrivavano a 110 chilometri orari e Halep si è esaltata, trovando il primo di due passanti di grandissima fattura. Il primo di dritto, un po’ il colpo “banana” come quelli che hanno reso famoso Nadal, per la palla del 5-4 e servizio. Il secondo, sul 5-4 30-30, con un allungo sul lato del rovescio e dove ha tramutato un punto quasi fatto della sua avversaria in un passante letale, simile a quello di Novak Djokovic nella finale del Master ATP 2012, sul match point.
C’erano dubbi sul livello di gioco che avrebbe avuto al rientro in campo dopo qualcosa di abbastanza fastidioso come un’ernia del disco, relative complicazioni. Qualcosa da trattare con cura, soprattutto se si decide per il non intervento chirurgico. Due mesi di stop totale, poi la ex numero 1 del mondo ha cominciato la sua stagione perdendo al primo turno a Sydney, ma cominciando un recupero che l’ha portata prima a un passo dal battere Serena Williams a Melbourne, e ora alla prima finale del suo 2019.
E. Mertens b. [3] A. Kerber 6-4 2-6 6-1
Sorpresa nella seconda semifinale, con Elise Mertens che ha ribaltato il pronostico contro Angelique Kerber dopo una grande partita vinta 6-4 2-6 6-1. È la prima finale della belga nel 2019, la più importante della sua carriera e forse, questo match odierno, può essere considerato uno dei migliori giocati da Elise in carriera.
Malgrado lo scorso anno abbia raggiunto ottimi risultati tra l’Australia e la stagione su terra, non era mai arrivato un vero exploit. A Lugano aveva vinto in finale contro Aryna Sabalenka, ma era ancora una bielorussa acerba e lontana dal livello attuale. Oggi ha bissato il successo maturato ieri contro Kiki Bertens battendo la seconda top-10 di fila, e lo ha fatto risalendo da un difficile secondo set imponendo un gioco in spinta ma praticamente senza sbagliare.
Era partita meglio dai blocchi, all’inizio, ma la bella reazione di Kerber aveva livellato tutto sul 4-4. Un buon turno di battuta, con qualche prima vincente, l’ha mantenuta avanti nel punteggio e sul 5-4 le sue risposte efficaci l’hanno portata avanti di un set. Un parziale, quello, doveva aveva spesso tenuto Kerber lontana dalla riga di fondo, spostandola lungo il campo e non dandole mai l’occasione di colpire la palla in maniera pericolosa. Come successo ieri, però, “Angie” ha alzato il livello nel secondo parziale e col dritto ha cominciato a dominare il campo. Un break sul 2-1, poi confermato, le ha dato l’ulteriore vantaggio che cercava per prendersi il set e giocarsi tutto al terzo.
È stata molto brava, Mertens, a risalire la china nelle prime fasi del set decisivo, partendo con un bel turno di battuta e spezzando il momento favorevole della sua avversaria. Nel frattempo, stava tornando l’aggressività del primo parziale, soprattutto col dritto, fattore che si è rivelato decisivo nel frangente più importante: dall’1-1 al 4-1. Quei 3 game potevano finire in ogni modo, Kerber era in spinta ma sbagliava qualcosa di troppo. Due, forse tre momenti hanno determinato il vantaggio della belga brava anzitutto a stoppare sull’1-1 il rientro della sua avversaria, poi a lasciare andare il proprio dritto per prendersi il break e rimontare da 0-30 sul 3-1 per salire 4-1 e prendersi, di fatto, la partita. Kerber non ha giocato gli ultimi game, nervosa per qualcosa che non aveva saputo fare come voleva. Dal suo lato c’è una brutta risposta su una seconda palla, sull’1-1 40-40, e un dritto giocato male sulla palla break del 3-1 Mertens quando, dopo il servizio a uscire, ha deciso di andare in incrociato cambiando traiettoria rispetto alla prima chance annullata, ma trovando Elise pronta al passante. Infine, il game sul 3-1 dove ha sbagliato qualcosa di troppo. Presasi gli ultimi 2 game, Mertens ha festeggiato quasi incredula un risultato che in questo momento vale oro, soprattutto dopo un inizio di 2019 in cui non aveva confermato i tanti punti fatti nel 2018 ed era scivolata fuori dalle prime 20. Lunedì sarà numero 18, numero 16 in caso di titolo.
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