È stato un terzo turno molto duro. Come pensi di aver giocato?
Ho dato tutto là fuori, lottando fino alla fine. Avrei dovuto vincere il primo set, quando ero sopra 4-1. Ho poi vinto il secondo set e il terzo è stato molto equilibrato. Ho fatto tutto ciò che ho potuto, ma non è bastato.
Era passato molto tempo dal vostro ultimo incontro e molte cose sono successe nel frattempo. Com’è il tuo rapporto con lei? Avete parlato prima di questo match?
Il nostro rapporto è quello di sempre.Lei non parla davvero con nessuno, ha il suo team le sue cose e basta. Siamo solo giocatrici nel tour, diamo il meglio e lottiamo fino alla fine.
Anche io soffro di artrite reumatoide e oggi ho avuto dolore a causa della giornata piovosa. Pensi che la malattia abbia in qualche modo avuto un ruolo oggi?
No, sto bene. Sono andata là fuori e ho avuto buone sensazioni. Ho dato tutto e non penso che la mia malattia mi abbia svantaggiata oggi. È solo che lei [Sharapova ndr] ha giocato un po’ meglio di me.
Quando hai perso qua nelle scorse edizioni non avevi vinto ancora uno Slam, quest’anno invece è speciale, essendo la campionessa in carica. Perdere è triste in entrambi gli scenari, ma almeno quest’anno sai di avere già raggiunto l’obiettivo di vincere uno Slam. Sei d’accordo?
La situazione è un po’ diversa rispetto agli scorsi anni, ma io sono un’agonista. Amo vincere ma soprattutto odio perdere più di quanto ami vincere. È questo il motore che ci spinge a fare sempre meglio, a superarci. Certo, è bello non avere più lo stress di dover vincere ancora il primo Slam, ma è questo il motivo per cui sono qua, è questo ciò che voglio fare.
Ti consideri una giocatrice più forte rispetto a quando eri numero 1 del mondo?
Se ti riferisci a sei anni fa, la risposta è sicuramente si. Ho imparato molto, e col passare del tempo aggiungi sempre qualcosa in più al tuo gioco. Ognuno spinge l’altro a migliorare e quando sei numero 1 del mondo devi farlo ad un ritmo più serrato.
Se ti riferisci all’anno scorso, la differenza è piuttosto piccola. Dipende più dal fatto che ci sono mesi in cui giochi meglio e altri in cui giochi peggio.
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