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Tsurenko innamorata di Roma: “Città unica al mondo, e il cibo è pazzesco”

Lesia Tsurenko con la vittoria di ieri ha raggiunto un altro bel risultato in un momento di buona costanza ad alti livelli. La semifinale a Brisbane, dove affronterà Naomi Osaka, si aggiunge ai quarti di finale a Cincinnati e allo US Open, il quarto turno a Parigi.

Il 7-5 6-3 ad Anett Kontaveit è nato grazie a una grande rimonta da 3-5 sotto nel primo set, da dove ha vinto in tutto 6 game consecutivi. Alla domanda su cosa abbia girato la partita, l’ucraina ha detto di aver avuto molta più tranquillità da quando ha messo a segno il rovescio lungolinea vincente sulla palla del 6-5 in suo favore.

Hai detto di aver vinto grazie a qualche buona soluzione tecnica ma anche a una maggiore tranquillità, volevo sapere se questa fosse una sensazione che il tuo coach ha provato a darti da quando avete cominciato a lavorare assieme lo scorso maggio.
Sì, anche. Mi diceva spesso che dovevo provare a essere più tranquilla quando sono in campo, incoraggiarmi di più ed essere positiva.

Vi siete visti per la prima volta prima di Roma o sbaglio?
A dir la verità fu 2 anni fa, durante un incontro per il nostro sponsor Colavita. In quel servizio io stavo giocando a tennis con lui, ma a dire la verità non sapevo proprio chi fosse. Abbiamo poi cominciato a lavorare assieme lo scorso maggio grazie al mio agente, Corrado Tschabuschnig che lo ha chiamato e ha deciso che Adriano Albanesi mi avrebbe aiutato durante il torneo di Roma ma poi abbiamo deciso di continuare.

In questo periodo ha provato a cambiare o aggiungere qualcosa nel tuo gioco?
No, no davvero. Ha cercato soprattutto di farmi sentire più tranquilla. Mi supporta tantissimo e se sente che qualcosa non mi va bene è molto costruttivo. Poi col tempo ho preso molta più fiducia nelle mie capacità.

So che la off season è stata fatta a Roma, come è andata?
Molto molto bene. Gli ultimi anni ero a Kiev, e ora ho deciso così ovviamente grazie ad Adriano. È stato veramente bello, il clima molto buono tanto che alle volte ci siamo pure allenati all’aperto. Ho apprezzato tantissimo le 3 settimane trascorse lì. È stato tutto perfetto: la sistemazione, il luogo degli allenamenti, le persone… il cibo! Assolutamente, il cibo è pazzesco.
Qualcosa in particolare?
No, tutto! Pizza, pasta… la pasta è eccezionale, con ogni sugo. Ho mangiato soprattutto quella nelle 3 settimane lì e buonissima, davvero.

Per quanto riguarda la parte storica della città, hai visto qualcosa che ti è piaciuto in particolare?
Siamo stati a visitare il Pantheon, la Fontana di Trevi… Tantissime persone, un grandissimo affollamento, ma Roma è così e mi piace da matti. Ogni volta che vengo qui, anche solo per il torneo, penso che sia una città unica al mondo. Se dovessi andarci in vacanza forse non basterebbero nemmeno 2 settimane per scoprirla tutta.

Abbiamo spesso chiesto a Elina Svitolina qualcosa su questo bel momento del tennis ucraino. So che tu stai seguendo un po’ più da vicino Marta Kostyuk perché adesso si allena col tuo vecchio allenatore.
Sì mi è capitato diverse volte nell’ultimo periodo. Quando ho cominciato a lavorare con Adriano ero ancora in contatto anche con Dima e ancora adesso abbiamo ottimi rapporti, di conseguenza faccio un gran tifo per Marta: mi piace tanto quello che sta facendo, credo che abbia un talento straordinario e un gran futuro. In generale però come hai detto è un gran momento per noi perché oltre a lei ci sono altre ragazze molto interessanti e abbiamo un buon rapporto tra noi, mi piace questa amicizia che c’è tra le ragazze.

Dasha Loptatetsakaya ha appena 15 anni, è la più giovane in top-500. Per quanto magari nel tennis di qualche anno fa fosse normale emergere a quell’età, col tempo sono cambiate tante cose e oggi è molto più complicato. Lei invece nel suo primo anno da professionista ha vinto 20 partite su 23, con 2 titoli e vittorie anche contro top-100. Marta fece un cammino simile nel 2017. Credi ci sia un motivo per cui due episodi simili siano capitati a distanza così ravvicinata ed entrambe le volte nel vostro paese?
Guarda, personalmente faccio fatica a rispondere perché io alla loro età giocavo pochissimo. Sono stata ferma tra i 14 e i 17 anni, non ho praticamente fatto attività junior per cui certe sensazioni mi sono mancate. Però è vero, non sono le uniche ma è una fortuna per noi che due giocatrici così siano nate in Ucraina. Spero tanto riescano a continuare a questi livelli perché può essere solo un bene per noi.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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