È stata una lunga strada attraverso gli infortuni. Quanto significa per te la vittoria di oggi?
Credo sia stato un ottimo test per le mie gambe e per la mia spalla. Come sai la spalla non è che sia stato un segreto lo scorso anno. Mi ha dato problemi a lungo e mi ha costretta a interrompere la stagione dopo gli US Open.
Ora non sono proprio al livello che vorrei, ho ancora dei giorni in cui mi alleno con dolore. Comunque oggi credo di aver fatto tutte le cose giuste per vincere.
Considerato che il tuo corpo ti ha dato delle limitazioni negli ultimi anni, ti senti in qualche modo coinvolta in quello che sta vivendo Murray?
Penso che gli infortuni facciano parte dello sport. Come sai, giochiamo dieci mesi all’anno e l’impegno che devi metterci fisicamente mentalmente… Lo capisco. Lo posso capire pensando alla mia spalla, perché è un problema che ho dall’età di ventuno anni, quando arrivò inaspettatamente, e sono qui a combattere un problema simile da dieci anni, anche se non così grave come quando si ruppe il tendine. Però realizzi che non sei immortale, che non giocherai per sempre, anche se lo hai fatto più a lungo di quanto pensassi. La vita va avanti e io, almeno, lo vedo come un nuovo interessante capitolo, non con tristezza.
Cosa trai dalla partita di oggi, anche solo dal punto di vista fisico e del gioco?
Non c’è nulla come una partita di uno Slam, le sensazioni, l’adrenalina, l’attesa del primo turno, tornare sulla Rod Laver. Tutto quello che senti da atleta professionista, anche se lo hai fatto mille volte, non c’è nulla di eguagliabile.
Considerate le tue recenti difficoltà con gli infortuni, cosa ti trattiene dal muoverti verso il prossimo capitolo?
Il fatto che ho ancora passione per questo, mi diverto, considerato l’impegno che riesco ancora a metterci e credo che alla fine il duro lavoro emergerà, magari non nello specifico, nel tennis o riguardo al tennis. Ma credo che questo abbia segnato la mia carriera e la mia vita, se mi impegno in qualcosa, a volte il risultato non arriva durante la notte, in un anno, e a volte arriva in cose meno importanti della tua vita, e io ci credo in questo. Il modo in cui gestisco la mia carriera oggi è lo stesso di dieci anni fa, questo è molto importante per me.
Come è stato preso l’annuncio di Murray negli spogliatoi, in relazione a quanto si è speso per l’eguaglianza nel tennis, di come si sia schierato in difesa di questo, cosa significa per te e per le altre giocatrici?
Non passo molto tempo nello spogliatoio. (ride) Credo di averla già sentita questa prima. Dal mio punto di vista è sempre molto duro quando senti che un giocatore al massimo della sua carriera e che ha avuto un tale impatto nello sport debba smettere, è come se tagliassi qualcosa, lo lasciassi andare, come se eliminassi qualcosa che è stato parte della tua vita per molto tempo. Da un’altra prospettiva ho un’opinione molto diversa: so che questa è una parte molto grande della nostra vita, che cerchiamo di fare finché possiamo e può essere che per gli uomini sia anche un po’ più lunga. Ma ad un certo punto, la vita continua e ci sono molte altre cose a cui guardare. Hai una famiglia, dei figli, altre avventure di lavoro. Questo non mi rende triste, al contrario mi eccita.
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