La domanda che ricorre prima di ogni slam da 359 anni a questa parte è perennemente, puntualmente, (un tantino) sarcasticamente, (alquanto) sadomasochisticamente la stessa: chi potrà evitare ai soliti Fabulous 4 (anzi, meglio tre, visto che Murray…) di alzare la coppa?
Fermi tutti: riavvolgiamo i nastri… Dalla regia ci dicono che i Fabulous 4 non esistono più e che Murray non vince più nemmeno a briscola col suo cane, cosa che ha relegato i Beatles a dei “semplici” Police. Ma converrà di parlarne più sotto…
Riformulando in maniera concisa e precisa: chi può rompere le scatole, specie nei primi turni ai perenni Novak, Rafa e Roger?
Mai come quest’anno la domanda potrebbe trovare risposta in 5 loschi figuri che, finiti nei meandri di infortuni, scazzi, seghe mentali assurde, vacanze cerebrali e chi ne ha più ne metta, potrebbero risultare, in conseguenza a una pallina di tabellone impazzita, gli avversari dei suddetti addirittura nei primi turni. Infatti, nonostante la quantomeno dubbia decisione del comitato slam di confermare le 32 teste di serie, non ci sarà ranking protetto, regola nascosta o Thanos che tenga che potrà impedire ai nomi elencati qua sotto di fare da spauracchio in un primo turno all’eterna triade.
I tifosi più incalliti sbiancano all’idea almeno quanto Dracula alla vista di un piatto di spaghetti aglio e olio. Molti altri quasi se lo augurano, dopo decadi di tabelloni con primi e secondi turni nell’80% dei casi inutili quanto la dieta prima di Natale. Della serie “Non succede, ma se succede…”
A chi ci stiamo riferendo?
Tsonga: fuori praticamente tutta la scorsa stagione, se si escludono le opache prestazioni post US Open al rientro, Jo non ha sfigurato alla ripartenza nel 2019. Dopo aver scelto Bruguera come allenatore, cosa che pareva un po’ come farsi consigliare da un ragioniere per piantare carciofi, è arrivata una semifinale a Brisbane non certo da buttare. Guardando il tabellone salta all’occhio come non abbia dovuto scalare l’Everest, ma essendo lui uno che vive di entusiasmo e ricordandosi ancora come riuscì ad arrivare in finale nel 2008, in “giornata sì” può essere un pericolo da non sottovalutare.
Berdych: anche lui ai box per infortunio fin dal Roland Garros per i noti problemi alla schiena è riapparso a Doha arrampicandosi fino alla finale, dove ha ceduto in tre set a un assatanato Bautista Agut. Altro fenomeno sempre incompiuto, come Tsonga ha sempre altalenato grandi exploit a uscite inaspettate, lasciando sempre però dietro di sé l’impressione di chi avrebbe potuto massacrare chiunque nella giornata di congiunzione astrale. Come il Jo-Wilfred di cui sopra, dipende sempre un troppo dal mononeurone che vaga nel suo cervello in cerca della particella d’acqua Lete, però sebbene nel suo palmares non compaiano vittorie slam, non sono mancate occasioni in cui si è lasciato alle spalle scalpi illustri. Inutile dire che in un primo turno, specie sul cemento, sarà un gran brutto cliente.
Kyrgios: qui la spiegazione è semplice; perché uno psicopatico è sempre da tenere d’occhio. Che dire di uno che ha voglia sì e no tre giorni all’anno di fare quello per cui Madre Natura gli ha donato un talento smisurato? Un pazzo con una racchetta in mano. Un Gulbis al cubo. Detto questo, se il primo turno del prossimo Australian Open è uno di quei tre giorni, beh, in bocca al lupo al malcapitato.
Wawrinka: anche per lui un ginocchio ballerino che lo ha fermato per tre mesi nel 2018 e limitato negli altri 9. Inutile dire che dopo i 3 miracoli slam che hanno reso famoso Stan The Man in molti pensano all’inevitabile declino, specie dopo gli approcci nel tornei importanti nella passata stagione, ginocchia o meno. Fatto sta che nessuno dei big 3 vorrebbe trovarselo davanti al primo match, lui capace di battere chiunque nella giornata giusta e di sconfiggere anche Gesù in giornata “Stanimal”. Semplicemente il peggior avversario da “partita secca” che ci possa essere.
Murray: colui che come dicevamo prima non è più un Fabulous. Colui che ha passato più di una stagione a lottare contro un’anca sbilenca e che ancora pare non essersi ripreso del tutto. Colui che stona più di tutti in questa lista.
Tornei giocati cercando di capire se avesse ancora la bua e che poi portavano sconfitte che mai sapevano di crescita, bensì di sconforto. Tutto potrebbe essere ricondotto alla fine della storia con Lendl, ma solo questa stagione ci dirà se Andy sia ancora un giocatore di tennis o no. In ogni caso Muzza sotto la 200° posizione del ranking non lo si può proprio vedere e un primo turno senza scorie fisiche da match precedenti addosso e proprio contro un top player potrebbe essere una bella spinta per ritrovare fiducia, forza, voglia o come la si voglia chiamare.
Per tanti, troppi anni abbiamo evitato quasi di vedere le prime giornate di uno slam, con zero sorprese o spunti e top player che giocano con il gelato in mano per non faticare o cercando la forma per la seconda settimana. Beh, tra qualche giorno uscirà il tabellone e sapremo a chi saranno “toccati” questi eroi decaduti. Ma ve li immaginate dei primi turni con Nadal/Kyrgios, Nole-Wawrinka e Federer-Murray (per dirne un paio…)?
Non succede, ma se succede, verrebbe voglia di prendere ferie per non perderseli…
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