Ancora tu, non mi sorprende lo sai
ancora tu, ma non dovevamo vederci più?
Passano gli anni, le stagioni, i campi e le generazioni; passa l’imbattibilità, i momenti duri, gli infortuni, i pensieri eventuali di ritiro, le stagioni in palestra, di pesca, le meditazioni, i Guru, i figli. Eppure sono ancora qua, alla sfida numero 53.
Cinquantatrè. Ventisette a venticinque per Nole. i precedenti, per la sfida più frequente della storia del tennis. L’ultima l’ha vinta Djokovic, a Wimbledon. Prime, le ultime due le ha vinte Rafa: 2017, 2018. Tutte sulla terra, la casa dello spagnolo, una casa in cui però Novak non ha mai sfigurato, anzi. Nell’anno d’oro 2011 il serbo lo sconfisse due volte in finale, a Madrid e a Roma, prima di perdere in semifinale al Roland Garros contro Federer, che se fosse andato lui, forse, chissà.
Oggi si ritrovano, più vecchi, più Slam dopo, tante battaglie vinte e perse, tanta vita che scorre; soprattutto per il serbo, arrivato da n.1, che l’anno scorso prima di Wimbledon si è visto battuto da tennisti come Taro Daniel e Cecchinato (con tutta l’ammirazione per il grande Roland Garros di Marco). Djokovic è tornato competitivo a livelli altissimi e per farlo ha deciso di affidarsi alle vecchie certezze: Marian Vajda, storico coach che aveva salutato ai tempi in cui Pepe Imaz si fece più invadente, insieme a preparatore, fisioterapista e anche Boris Becker, che oltre a qualche bizza, aveva sicuramente contribuito a migliorare il servizio di Novak. Dopo aver perso chili e sicurezza, Djokovic ha capito di dovere ripartire da quello che l’ha lanciato nella storia del tennis.
Rafa ha attraversato e superato i momenti difficili rimanendo uguale a se stesso: è bastato poi trovare forma e salute per rimettersi a vincere come una macchina da guerra, spartendosi tutto ancora con Federer, in mancanza di avversari più giovani veramente competitivi. Nadal non ha perso l’umiltà e la voglia di vincere, ha riacquistato muscoli e si è fatto più saggio nella programmazione.
Nadal lo conosciamo e alla lotta non s’é mai tirato indietro. Nemmeno Djokovic, che domani ha l’occasione di rilanciarsi definitivamente nell’Olimpo dal quale era caduto a causa di logorio e confusione. Tatticamente la partita non ha troppi segreti: se Djokovic riuscirà a servire con costanza e a giocare con continuità il rovescio lungolinea, Rafa passerà un brutto pomeriggio; altrimenti, la partita potrebbe durare poco vista poi la poca recente abitudine a vincere i punti importanti da parte del serbo.
Per questo e per molto altro Rafa-Nole intriga di più, racchiude in sé troppe domande e troppe storie che devono continuare: quanto ancora durerà questa rivalità? Ha ancora qualcosa di importante da dire? Djokovic è tornato definitivamente ai suoi livelli? Nadal raggiungerà Federer nel numero di Slam? Da questa partita, potrebbero dipendere molte cose.
E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere.
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