Naomi Osaka o Petra Kvitova, Petra Kvitova o Naomi Osaka. Chi sarà la nuova campionessa dell’Australian Open? E poi, chi sarà la nuova numero 1 del tennis femminile? Un intreccio di situazioni non da poco, soprattutto se consideriamo che le due giocatrici non si sono mai affrontate prima e hanno caratteristiche che le rendono quasi perfette negli ultimi atti dei tornei importanti.
Melbourne passa così dalla sfida tra Simona Halep contro Caroline Wozniacki, più ragionato, fisico, dispendioso, a quello tra Osaka e Kvitova. Due modi completamente diversi di intendere il tennis, sebbene sia la giapponese che la ceca abbiano fatto importanti progressi nell’ultimo periodo. È vero che colpiscono forte, ma per esempio la bi-campionessa di Wimbledon non ha mai dato la sensazione di prendere veri rischi in maniera costante. Ha dovuto farlo in semifinale, contro Danielle Collins, prima per rimanerle agganciata quando il tetto era aperto, poi quando doveva assestarsi alla condizione di tetto chiuso, poi si è definitivamente sbloccata con un tracciante di rovescio incrociato sull’1-1 nel tie-break.
Bisognerà vedere, e sarà una delle chiavi della partita, quanto effettivamente influiranno le aperture del campo di entrambe. Kvitova lavora molto bene con la mano sinistra, e col dritto potrebbe spingere maggiormente fuori Osaka sul lato mancino. Ma che fondamentale debole ha la numero 4 del seeding? In semifinale contro Karolina Pliskova ha giocato 54 vincenti e commesso soltanto 30 errori, ha forse il miglior dritto incrociato nel circuito, ha grande qualità nel rovescio a stringere l’angolo. Sarà una diagonale molto interessante, forse quella dove si sfideranno per più tempo, in un possibile braccio di ferro che forse non giocherebbe alla causa della ceca, visto soprattutto come Osaka stia forse facendo del suo meglio in carriera quando si tratta di gestire lo scambio.
Non ci saranno palleggi lunghi, difficile avere tante variazioni, ma sarà una sfida di grande fascino perché le due sono molto simili nei picchi di rendimento e di testa, in queste situazioni, si esaltano. Kvitova ha una carriera più lunga, ha cambiato tanto, è reduce da una vicenda personale devastante ma è riuscita a tornare e a risalire fino ad avere una nuova chance per essere numero 1 sette anni dopo il 2012. Osaka è esplosa lo scorso anno prima a Indian Wells, poi allo US Open. Due finali in due grandi tornei, due titoli, due vittorie nette. Petra di titoli ne ha 26, su 33 finali, di cui 2 Slam. Domani con l’eventuale terzo successo raggiungerebbe Angelique Kerber al quarto posto tra le giocatrici in attività, dietro “soltanto” a Maria Sharapova (5), Venus Williams (7) e Serena Williams (23).
Forti entrambe al servizio, forse Osaka avrà più chance quando cercherà il dritto stretto verso l’angolo del rovescio avversario. La giapponese, che oggi non ha fatto conferenza stampa, è molto tranquilla. A inizio giornata ha provato anche ad andare sui campi d’allenamento malgrado ci fosse una temperatura percepita di 46 gradi e un indice HSS (Heat Stress Scale) di 6,3, con 5 che è considerato il livello massimo in cui si potrebbe giocare. Un quarto d’ora, per provare ad adattarsi alla traiettoria mancina, e poi è tornata nello spogliatoio. Impossibile andare avanti. Kvitova invece non ha proprio fatto allenamento, ma nessun problema: “Ha giocato tante partite tra Sydney e qui, non c’è bisogno. Lei poi ogni tanto ha periodi dove non vuole forzare il proprio ritmo e mantenersi più tranquilla. Finché funziona perché non continuare?”.
Il coach Jiri Vanek ha anche analizzato un po’ il cammino negativo dello scorso anno: “Penso che lei fosse preoccupata da quello che c’era intorno a lei. Voleva tanto far bene, per dimostrarci quanto volesse ringraziarci, che talvolta perdeva il controllo della partita”. Vanek ha anche commentato: “Non c’è molta differenza tra le due, in termini di finali Slam giocate. Non penso che le dirò qualcosa di molto diverso dal solito, vorrei che si divertisse, che potesse uscire dal campo senza rimpianti, e come sarà sarà. Il nostro compito, come team, è quello di tenerla nella sua bolla e poi riuscirà a trovare il proprio killer instict”.
Sascha Bajen, invece, è ancora abbastanza sorpreso dal grande risultato della giapponese. Già ieri su Twitter si diceva “senza parole”, e poi oggi ha detto che lei adora questi palcoscenici, e quello che ha aiutato di più Osaka fin qui è stata la sua grande volontà nel non cedere di un passo rispetto a New York. È vero che sembra banale, ma l’ho vista riprendersi immediatamente dopo il successo allo US Open. Siamo andati in Giappone, lei non stava bene, ma è arrivata subito una finale”. A proposito, in caso di vittoria Osaka diventerebbe la prima giocatrice in attività da Venus Williams nel 2000 a fare ripetere il successo nello Slam successivo al primo titolo (in assoluto, la prima da Jennifer Capriati nel 2001) e diventerebbe la più giovane da Caroline Wozniacki, che divenne numero 1 per la prima volta a 20 anni e 4 mesi.
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