Dal nostro inviato a Brisbane, Diego Barbiani
Andy Murray non stecca l’esordio nell’ATP 250 di Brisbane, dove malgrado fosse opposto a un connazionale degli australiani ha ricevuto molto più calore e tifo fin dall’ingresso in campo. Lo scozzese ha fatto il suo, mostrando come pur nella versione attuale il suo livello sia superiore a James Duckworth, che aveva usufruito di una wild card.
6-3 6-4 il punteggio finale, con Duckworth comunque protagonista in positivo per aver provato a fare la sua partita, ma colpito in maniera incredibile sul 3-4 quando sulla palla break ha giocato uno smash troppo centrale e la parata di Murray è divenuta un passante vincente. Ci vuole una mano delicata per ottenere quel risultato, ma lui in queste situazioni è capace di esaltarsi e per tante volte in carriera ci è riuscito.
La faccia dell’australiano era completamente pietrificata, forse più a pensare al suo colpo che doveva essere chiuso che alla prodezza dell’avversario, ma da lì ha vissuto il suo pomeriggio con la sensazione di aver dato il permesso allo scozzese di scavargli una fossa da dove non sarebbe riemerso. Così, col pubblico che urlava a ogni punto di Murray e non si scaldava allo stesso modo sui suoi, l’australiano ha finito la sua giornata prima seduto e poi steso lungo una panca nella zona dell’impianto riservata a giocatori e giornalisti. Non era molto lontano dal pubblico, appena al di là della piccola recinzione bianca, ma il suo sguardo fissava nel vuoto.
Di ben altro livello la partita che Nick Kyrgios ha messo in scena contro Ryan Harrison. Era la riedizione della finale dello scorso anno, ma forse saranno stati pochissimi a ricordarlo in un match che ha regalato veramente poco dal livello delle emozioni. E parliamo comunque di un 7-6(5) 5-7 7-6(5) in favore del campione in carica, che però non riesce a far breccia nel cuore delle persone da queste parti. Non è neppure una questione di atteggiamento negativo, ma proprio la apparente mancanza di un sentimento positivo, di qualcosa che il pubblico possa ricevere e spingerlo a uscire da un torpore abbastanza surreale perché il punteggio portava a pensare a tutt’altro. Eppure non c’era equilibrio, ma solo un predominio fin troppo netto dei servizi di entrambi. Ottimi con quel dettaglio, ma a un certo punto i numeri sembravano quasi oltre la logica: sul 7-6 4-3 c’è stata la palla break che l’avrebbe portato a servire per chiudere il match; l’avesse concretizzata avrebbe chiuso la partita con oltre la metà dei punti fatti di ace (e sospettiamo un buon tre quarti con servizi vincenti). Il problema era che mancava tutto il resto, perché nel momento in cui Harrison rispondeva, gli scambi venivano giocati abbastanza male tra soluzioni frettolose, tentativi di giochi di fino e incuranza del momento.
Il momento più bello della sua giornata è stato sul set point che gli ha dato il primo parziale, con un punto giocato dove tutto si è incastrato alla perfezione e un dritto finale messo negli ultimi centimetri di campo. L’esultanza è stata scuotere le spalle e una faccia molto delusa. Negli ultimi giorni ha raccontato di questo rapporto molto travagliato che ha col tennis, che quando non gioca ai tornei e può prendersi delle pause preferisce evitare ogni contatto con la racchetta. Una sorta di insoddisfazione che poi viene fuori, suo malgrado, perché si vede a occhio nudo che ha grandissime doti e non lo scopriamo oggi. Semmai, è stato un nuovo capitolo di questa saga dove il lieto fine sembra piuttosto lontano
Primo turno
[Q] T. Kokkinakis vs [WC] J.W. Tsonga
[WC] A. Bolt vs J. Thompson
Al. Popyrin vs A. De Minaur
[PR] A. Murray b. [WC] J. Duckworth 6-3 6-3
N. Kyrgios b. R. Harrison 7-6(5) 5-7 7-6(5)
J. Chardy b. J. Struff 4-6 6-3 6-4
D. Kudla b. T. Fritz 7-6(5) 6-7(2) 6-4
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