Dal nostro inviato a Brisbane
[4] D. Medvedev b. [5] M. Raonic 6-7(5) 6-3 6-4
Altra semifinale ATP per Daniil Medvedev, che nel primo torneo del 2019 da continuità all’ottima fase finale della scorsa stagione e batte con una gran partita Milos Raonic.
Non sono bastati 29 ace al canadese per garantirsi l’invulnerabilità al servizio e in risposta non ha sfruttato alcuna delle 8 palle break avute grazie anche a un russo sempre estremamente concentrato, capace di reggere alla pressione in più momenti come quando è stato sotto 0-40 sul 4-5 nel primo set.
Perderà quel parziale, ma soltanto nella lotteria del tie-break, cosa che probabilmente non gli ha fatto perdere la concentrazione. Pur avendo appena 22 anni, il russo in campo ha la stazza e l’apertura alare nei pressi della rete per prendere possesso del terreno di gioco. Un po’ come Alexander Zverev, che sta provando ad aggiungere propensione in avanti per aggiungere un’arma in più a un bagaglio già abbastanza pieno di punti fermi.
Medvedev potrebbe essere arrivato all’anno della svolta vera, comunque vada ora questo torneo. Il servizio è stato più che continuo, fattore che in una partita contro un altro gigante è quantomai fondamentale per rimanere a galla e avere chance. Di fatti, Raonic alla fine l’ha persa per qualche sbavatura in più. Errori che però a questo livello risultano gravi. Detto delle palle break, di cui due consecutive sul 4-2 Medvedev nel secondo set che avrebbero riaperto tutto, è stato gravissimo il game al servizio perso sul 4-4 nel parziale decisivo, dove era avanti 40-0 e sull’ultima palla game è sembrato non riuscire ad arrivare sulla palla malgrado fosse tranquillamente a contatto. Daniil ne ha approfittato e nel turno di battuta successivo è rientrato da 15-30 per completare l’opera. Domani, per lui, uno tra Jo Wilfried Tsonga e Alex de Minaur.
[PR] J. W. Tsonga b. [6] A. de Minaur 6-4 7-6(2)
Da buon profeta, Jo Wilfried Tsonga aveva detto prima di questa partita che oggi ci sarebbe stato tantissimo da correre. Ragazzi, che partita. De Minaur è una molla, ha un motorino sotto i piedi, è un gatto. Non è mai stanco pur facendo tutto il campo e anche più in larghezza e in lunghezza, sempre pronto a sacrificarsi e a dare il 180% per arrivare anche sulla palla più incredibile e rigiocarla al di là della rete. Poi è molto intelligente, perché spesso vedendo il francese a rete non cercava il passante fulmineo se la palla non era semplice da colpire, ma sceglieva di giocare corto e stretto, nelle stringhe delle scarpe dell’avversario, per chiamarlo a giocare un colpo molto complicato.
L’ha vinta Tsonga, di carattere e un po’ di esperienza. L’ha vinta Tsonga perché in quel braccio ha un bazooka che sta ritrovando buone sensazioni e quel dritto viaggia già meglio di quanto non facesse ieri contro Taro Daniel. Tantissimi, però, gli scambi per cui valeva la pena da parte del pubblico di alzarsi e applaudire entrambi, perché sono esponenti di due stili diversi e forse l’australiano, con la sua capacità di contrattaccare, ha qualcosa che il transalpino non ha ma paga ancora in potenza. Fisicamente i due sono molto diversi, ma ogni componente si completava, almeno per questa sera.
Lleyton Hewitt, dalla tribuna, non riusciva a star fermo fissando un po’ de Minaur e un po’ la palla, muovendo il corpo a destra e a sinistra e subito pronto a scattare in piedi. Si riconosce tantissimo nel prodotto più interessante della nuova generazione del tennis australiano e da capitano di Coppa Davis vuole stargli il più vicino possibile. Da lui de Minaur ha preso tanto, caratterialmente e a livello di energia sprigionata, ma ancora qualche sbavatura che costa cara c’è, come il minibreak di vantaggio mancato nel tie-break della seconda frazione. Difficile dire che ci sia stato un vero vincitore, ma se da un lato c’è l’ennesima bella prestazione di una giovane promessa, dall’altra c’è la sensazione di star ritrovando un grande giocatore come Tsonga, che adesso affronterà Daniil Medvedev in semifinale.
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