N. Djokovic b. K. Anderson 4-6 7-5 7-5
Dopo cinque anni Novak Djokovic si riprende il trofeo del Mubadala World Tennis Championships di Abu Dhabi superando Kevin Anderson in una finale, anche se “finta”, giocata sul serio. Siamo ancora nel 2018 e quest’anno quella di oggi stata la quarta sfida tra i due preceduta dalla semifinale delle ATP Finals, dai quarti del Master 1000 di Shanghai e dalla finale di Wimbledon tutte vinte da Djokovic senza perdere un set. Quindi la “notizia” è che Djokovic abbia perso il primo set in un anno contro un giocatore fin qui sempre dominato. Questo non significa che Nole non sia in forma, anzi, ma che lo è anche Anderson.
Si trattava di un’esibizione, certo, che per sua natura non stimola quella cattiveria agonistica che si accende spontaneamente solo per le partite vere, e per certi giocatori quelle davvero importanti, ma entrambi hanno dimostrato di volerla vincere. La stagione prenderà il via ufficialmente tra due giorni con i primi tornei che vedranno Djokovic a Doha e Anderson a Pune, entrambi come favoriti. Cominciare con un’iniezione di fiducia fa bene a prescindere e testare i propri limiti per poterci lavorare in vista del primo imminente Slam stagionale impone il massimo impegno. E infatti nessuno dei due ha intenzione di scherzare e all’inizio le prime di servizio messe in campo da entrambi impediscono il gioco. Non c’erano dubbi che fosse il serbo a trovare per primo la risposta, se mai si poteva tentare di indovinare quando sarebbe successo e la risposta non tarda ad arrivare. Nel quarto game il numero uno del mondo fa partire i primi scambi e senza rischiare ne piazza una da una parte e quella dopo dall’altra andando avanti con tranquillità e sicurezza fino a quando Anderson non tiene più. Il sudafricano è costretto a prendere un rischio dietro l’altro forzando il servizio e cercando il vincente subito dopo, unico modo per non cadere nella rete del serbo che puntuale, ogni volta che risponde profondo (e succede spesso) prende il campo e non sbaglia una palla. Anderson deve tirare una seconda che in realtà è una prima sulla riga per salvare la prima palla break che concede e, sempre rischiando tutto su ogni palla, salva il servizio. Mentre Nole prosegue con percentuali da big server, il suo avversario (che dovrebbe ricoprire meglio la parte) si trova ancora in difficoltà nel turno di servizio successivo portato a casa ai vantaggi ancora grazie a enormi rischi. E proprio quando il set sembra saldamente nelle mani del serbo in un attimo gli sfugge di mano. Anderson regge bene in difesa e Nole accusa un piccolo passaggio a vuoto con il dritto concedendo i primi gratuiti. Sul quaranta pari la confusione sfocia in un doppio fallo: Anderson non si lascia sfuggire l’occasione di attaccare una seconda morbida del serbo con una gran risposta di rovescio incrociata seguita dal vincente di dritto nell’altro angolo con il quale si prende il break e poi serve con attenzione e chiude 6-4.
Il gioco si mantiene di alto livello anche nel secondo parziale ed è ancora Nole a procurarsi per primo una palla break ma ancora una volta il dritto lo tradisce e non riesce a trasformarla. Nessuno vuole cedere. Nole mette sempre gran pressione in risposta ad Anderson che da parte sua può solo continuare a rischiare cercando le righe, tirando le prime oltre i 230 km/h e le seconde sempre al limite. Però non va sempre bene e nel dodicesimo game l’ennesimo rischio con la seconda non è più vincente ma un doppio fallo del peso di due set point per Nole che trasforma il primo grazie alla sua consueta risposta che gli apre il campo.
Nel parziale decisivo la stanchezza non prende il sopravvento e la partita diventa sempre più lottata crescendo di qualità. Anderson è sempre quello che rischia di più ma la forma fisica e la voglia di crederci lo sostengono. Regna l’equilibrio e le emozioni arrivano tutte alla fine. Nel decimo game Anderson salva tre match point giocando con un coraggio davvero da leone. Nole aveva fatto tutto alla perfezione con risposte penetranti e passanti millimetrici tirati da distanze incredibili ma il sudafricano ha mostrato i muscoli ed è stato ripagato. Sotto nuovamente 15-40 due giochi dopo, e con altri due match point da salvare, ha ceduto al secondo, fermo, davanti a un dritto incrociato vincente del serbo tirato al termine di uno scambio tiratissimo e lunghissimo durante il quale non si contano le righe prese (e recuperate coi denti) da uno o dall’altro.
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