[CZE] K. Siniakova b. [USA] S. Kenin 7-5 5-7 7-5
Prendete la Fed Cup, e datela alla Repubblica Ceca. Prendete lo spirito della Fed Cup e salvaguardatelo a lungo. Curatelo, custoditelo con tanta cura, perché partite come queste vanno ben oltre il rendimento sportivo, soprattutto se a contendersi sono due ragazzine: 22 anni per Katerina Siniakova, quasi 20 (li compirà il 14 novembre) Sofia Kenin.
Al termine di una grande prova, a tratti molto più fisica che tecnica, è stata la ceca a emergere come la vincitrice, regalando il terzo punto alla sua nazionale e lasciando nello sconforto la sua avversaria che in questo fine settimana avrebbe forse meritato di più per la grande prova non solo odierna ma anche di ieri, contro Barbora Strycova e quelle due ore e mezza concluse con un 6-4 per la ceca nel terzo set.
In quella che è stata la sfida più giovane in una finale di Fed Cup dal 2004, quando Tatiana Golovin ad appena 16 anni batteva la diciannovenne Svetlana Kuznetsova, c’è stato un fiume in piena di emozioni, momenti critici, capovolgimenti e rientri quando tutto sembrava aver trovato una sua direzione. Tre ore e quarantacinque minuti di montagne russe e tante emozioni, tante disperazioni, occasioni perse, occasioni prese, per un match che pareggia quello tra Simona Halep e Lauren Davis in Australia, incontro dove anche lì vedemmo tanti alti e bassi e un 15-13 finale che mai aveva spinto la rumena così in là.
Siniakova non ha avuto troppi problemi, nell’intervista finale, ad ammettere che ci sono stati tanti alti e bassi. Questo è un po’ il percorso che può prendere quando si sente così coinvolta nell’evento dal vivere fino all’esaltazione un bel punto e a traumatizzarsi quando magari manca un’occasione. Eppure, in questa pazza corsa, ha realizzato qualcosa di importante recuperando le ultime energie negli ultimi tre game dell’incontro e cancellando in totale 6 possibilità per Kenin di vincere i vari game. Eravamo ben oltre il tempo abituale, con l’orologio che toccava le tre ore e 20 nel momento in cui la statunitense raggiungeva l’avversaria sul 4-4. Siniakova, che aveva visto bruciarsi un vantaggio di 4-1 (e due palle del 5-1) ha avuto 5 minuti da incubo con un brutto game al servizio perso, di chi si era vista così vicina e si era ritrovata così lontana dal successo, e quasi in maniera arrendevole era scivolata indietro fino al 40-15 in risposta nel decimo game, con Kenin che aveva tra le mani il punto che avrebbe riaperto la finale. Il primo match point è stato un po’ il simbolo (o uno dei tanti, almeno) della partita: uno scambio di 25 colpi, quasi tutti sulla diagonale del dritto, e alla fine Siniakova che ha cambiato andando col rovescio in lungolinea. La statunitense, probabilmente delle due quella più in riserva fisicamente visto anche un medical time out avuto sullo 0-3 nella frazione decisiva, giocava con troppa paura il dritto successivo e si ingarbugliava nell’ennesimo game ai vantaggi finendo per perdere il servizio.
Rispetto a ieri Kenin era meno regolare, ma in una seconda parte di match così caotica non aveva un vero effetto negativo. Alla fine, purtroppo per lei, la sconfitta è arrivata più perché la sua avversaria ha trovato energie ed efficacia nel proprio gioco quando tutto sembrava dirle contro. Anche ripreso il break per il 5-5, la troppa fretta l’aveva ricacciata sotto 0-40 ma lì prima col rovescio e poi col servizio, fattore che per tutto il terzo set fin lì era mancato, ha infilato 5 punti consecutivi. Il primo punto vinto nel game successivo, con una grande rincorsa su una bella palla corta della statunitense, segnava meglio di tutti il cambio di inerzia, l’ennesimo, di una partita difficile da riassumere in tutti i frangenti. C’era stato anche un turno di servizio che Siniakova aveva tenuto dopo oltre 19 minuti, si era sul 3-1 in suo favore nel set decisivo. Sembrava si stesse parlando di un’era fa. Dopo quel turno di battuta ne è arrivato un altro di 10, e così via a ritroso fino all’inizio della partita.
In quel momento, però, Siniakova ha cercato di giocare più con la testa che con la fretta. Aveva ripreso una partita quasi persa, ma serviva rimanere calmi. Il gioco migliore che l’aveva sorretta per quasi tutti i momenti delicati del terzo parziale era quello di copertura. Fisicamente sembrava molto lucida, e non a caso probabilmente riusciva a tirare fuori il meglio quando veniva chiamata a difendersi. In tanti momenti è sembrata cercare quella posizione lasciando modo a Kenin di colpire più in spinta, uscendo dalla lunga tela di scambi a braccio di ferro dove nessuna delle due decideva di scoprire le proprie carte.
Soprattutto, la ceca stava cercando di togliere dalla sua testa il ricordo di un secondo set perso con tanti rimpianti. Dopo un 7-5 iniziale, lottato e sudato fino alla fine, dove il servizio non le stava concedendo la sicurezza di ieri, aveva trovato un margine di 3-0 e due chance consecutive del 4-0 nel secondo parziale. È stata vittima della tensione e ha cominciato a perdere campo, a sbagliare tanto e a essere inefficace a rete. Kenin, sfruttando anche la sua capacità di lettura del momento, ha tratto vantaggio costruendo il sorpasso decisivo sul 5-5. Nel terzo, però, fallita una ghiotta chance di rimettere sotto pressione la ceca, è piano piano nuovamente scivolata sullo 0-3. Il recupero è arrivato dopo aver vinto il proprio game di battuta sull’1-4, cancellando due chance di 1-5 e chiudendo dopo 10 minuti. Siniakova, però, nel momento forse più delicato della sua partita ha avuto la forza di rigirare ancora tutto e trovarsi di nuovo con l’inerzia dalla propria parte nel dodicesimo game. Cancellata una chance di 6-6, ha chiuso la partita al secondo match point e portando in delirio il pubblico di casa che non ha mai smesso di sostenerla a gran voce.
Sesta vittoria della Repubblica Ceca negli ultimi 8 anni. Soprattutto, è caduto probabilmente l’unico tabù che rimaneva alle ragazze di Petr Pala che hanno sconfitto, oggi, una nazionale che non battevano dal 1985 e che aveva vinto contro di loro gli ultimi 8 confronti. Il tutto, anche qui, seguendo l’onda lunga di un movimento giovanile che sta pian piano prendendo sempre più le luci della ribalta. Da una parte festeggia Siniakova, dall’altra Kenin non ha potuto non farsi prendere dallo sconforto, ma la standing ovation della O2 Arena di Praga al momento della premiazione vale un bel biglietto da visita per il futuro di questa ragazza che a neppure 20 anni è già nei pressi delle prime 50 del mondo.
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