Ci si avvicina all’ultimo atto di una stagione non particolarmente esaltante, anche se avremo tempo per fare i bilanci e anche se c’è sempre la Coppa Davis e relativi codazzi nostalgici, e all’orizzonte si intravede il solito evergreen. Se Novak Djokovic e Roger Federer supereranno Kevin Anderson e Alexander Zverev per la quarta volta saranno loro a disputarsi il titolo di “maestro”. Solo Lendl e Becker hanno giocato tre finali, e anche se si ricorda la vittoria di Becker con quell’incredibile nastro sul match point, il bilancio finale fu di 2-1 per il cecoslovacco. Djokovic è invece avanti 3-0, anche se i due non giocarono quella del 2014, perché Federer preferì preservarsi per la finale di Davis, dopo le fatiche di qualche ora prima contro Wawrinka. Ma di questo parleremo, se è il caso, domani, oggi ci sono ancora due partite da affrontare e seppure i due partono favoriti è pur sempre una partita di tennis e ci possono essere tante insidie, soprattutto per Federer.
Lo svizzero ha avuto un finale di stagione alquanto misterioso. Ha vinto a Basilea mostrando più difetti che pregi, giocando molto male, e grazie ad avversari che o si sono eliminati da solo o che sono sembrati davvero troppo fragili anche per un Federer neanche al 50% delle sue possibilità. Una sequenza continua di brutte partite, che faceva seguito alla scadente ministagione estiva, con la secca sconfitto a Cincinnati contro Djokovic, altra partita orribile, l’incredibile eliminazione dello US open, e ancora la pessima prova di Shanghai. A Bercy però Federer è sembrato aver trovato quanto meno un po’ di timing, mentre mai ci sembra abbia perso quel furore agonistico che nascosto dai famosi gesti aggraziati dell’uomo di Basilea, lo ha accompagnato nella sua incredibile carriera. Le quattro partite di Parigi, e la buonissima semifinale sempre contro Djokovic, avevano regalato un po’ di sollievo ai suoi innumerevoli tifosi, convinti di poterlo trovare in buona forma per Londra. Ma Federer è subito incappato in una prestazione ancora negativa contro Nishikori, un Nishikori fra l’altro del tutto scarico, ma che non è riuscito a perdere contro un Federer così disastroso. I mille dubbi non sono stati certo fugati dalla vittoria contro Thiem, terribilmente a disagio nei cementi dei palazzetti, e anche la partita contro Anderson, vinta finalmente in agilità, alla fine è arrivata contro uno per cui il match contava relativamente. Insomma il Federer che si presenta al cospetto di Zverev non è uno sul quale puntare a occhi chiusi. Rimane favorito, ma se la versione è quella vista contro Nishikori neanche il brutto periodo del tedesco riuscirà a salvarlo. Fra l’altro i precedenti non sono fatti per rassicurare troppo Federer, visto che è sì avanti ma solo per 3-2, con l’ultimo match giocato (e vinto) proprio alle Finals dello scorso anno, l’unico al chiuso.
Ma anche Zverev ha i problemi suoi. Il tedesco, che ha esibito uno dei classici “must” dei tennisti, la lamentea per la stagione lunga, nonostante la top5 ha vissuto un’annata deludente, perché i progressi tanto attesi non si sono visti. Zverev continua ad essere tatticamente troppo acerbo, e ha la tendenza a perdere il controllo non appena la partita si complica. Anche in queste Finals, nel match cotnro Djokovic, dopo un ottimo primo set, dopo aver fallito l’occasione di andare a servire per il set è scomparso dal campo, dando via libera al serbo. Il fatto è che anche tecnicamente le cose non migliorano. A rete rimane del tutto insufficiente, e i suoi colpi da fondo non fanno la differenza. Se il servizio cala un po’ per lui sono guai. Fra l’altro per Zverev è la prima semifinale, contro uno che ne ha giocate, credeteci, 15. Quindici.
La seconda semifinale sembrerebbe più scontata, per tanti motivi. Perché Djokovic sembra tornato se non proprio il RoboNole di una volta, uno che ha un certo margine contro tutti; perché dalla sconfitta contro Cilic in finale al Queen’s ha perso solo tre volte; perché contro Anderson ha vinto sette volte su otto, e l’unica volta che ci ha perso è stata la prima, più di 10 anni fa, quando si stava riprendendo dalla sbornia del primo slam vinto. Da allora Anderson contro Djokovic ha vinto i due famosi set dell’ottavo di finale di Wimbledon 2015 e basta. Solo due tiebreak nei due incontri di quest’anno, quello che ricorderete durante la finale di Wimbledon, e il primo set del quarto di finale di Shanghai. La possibilità di vedere un po’ di partita è legata naturalmente a come Djokovic riuscirà a leggere il servizio del sudafricano, perché nonostante gli evidenti miglioramenti di Anderson negli scambi da fondo, rimane lontanissimo dalla possibilità di poter fare partita pari col serbo. È vero che Anderson pare molto migliorato anche nella tenuta mentale, diciamo così, ma per fare la sorpresa dovrebbe verificarsi la giornata in cui tutto riesce combinata con la brutta giornata del rivale. Considerazione, per quello che vale, condivisa anche dai bookmakers, che pagano la vittoria di Federer e di Djokovic più o meno uguale ma fanno una netta distinzione tra le possibilità di Zverev, pagato a 3, e quelle di Anderson, pagato quasi a 7.
Ad ogni modo probabilmente sono le semifinali migliori che il tennis possa offrire in questo periodo. Se vi pare poco ricordate che l’anno scorso una semifinale la giocarono Dimitrov e Sock. E perso chissà dove Nick, se Tsitsipas e Shapovalov non crescono l’anno prossimo rischia di essere anche peggio.
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