Quella che sembrava poter essere la vigilia di una finale da grande favorita si sta trasformando, per la Repubblica Ceca, in un fastidioso countdown con tutta la pressione che sale e la consapevolezza che pur con l’assenza di una delle punte di diamante e l’altra non in perfette condizioni si è condannati a vincere.
La pressione di una storia da rispettare, di un successo che fino a qualche ora fa sembrava mai in discussione pur con l’assenza di Karolina Pliskova, che a conti fatti era la giocatrice che dava più sicurezza in singolare in questo periodo, e il ricordo fastidioso dell’ultimo precedente in casa contro gli Stati Uniti targato 2009 quando le ceche (c’era sempre Petr Pala in panchina) persero con un rocambolesco 2-3 da 2-1 sopra e Petra Kvitova che si fece incredibilmente sorprendere nel quarto singolare da Alexa Glatch, ora ritirata, in una delle rarissime sconfitte della sua carriera in nazionale.
C’è tutto per rendere questa attesa qualcosa di snervante, con tutto da perdere al contrario delle avversarie che hanno mostrato i loro “problemi” fin dall’inizio quando Kathy Rinaldi ha convocato tre esordienti assolute: Danielle Collins, Sofya Kenin e Nichole Melichar, doppiste. Loro, dipinte come vittime sacrificali malgrado (assieme ad Alison Riske) occupino la top-60 in singolare e Melichar sia stata di recente a Singapore per giocare il Master di doppio. Non è la miglior formazione, ma la classica che non può essere sottovalutata, in primis dagli addetti ai lavori. Alla fine il ranking conta molto poco, nelle competizioni a squadre, e sia Fed Cup che Coppa Davis (o come diavolo si chiamerà dal prossimo anno) hanno portato alla ribalta personaggi di cui magari si conosceva poco. Soltanto dodici mesi Aliaksandra Sasnovich e Aryna Sabalenka erano poco conosciute al grande pubblico, eppure trascinarono la Bielorussia fino alla finale e a un passo dal successo contro gli USA giocando una stagione quasi interamente fuori dalla top-100.
Loro hanno solo da guadagnare, mentre tutti si aspettano una Repubblica Ceca dominante pur adesso che stanno affiorando crepe. Pliskova ha dovuto rinunciare a causa di un problema al piede che aveva forse sottovalutato durante le WTA Finals. Come scriveva sui social qualche giorno fa: ““Per me è stato uno shock enorme, anche se a Singapore sapevo che qualcosa non andava. Ci sono stati giorni in cui stavo malissimo e faticavo a camminare. Ma a fine stagione siamo tutte molto stanche, quindi non ho dato troppo peso alla cosa. Tuttavia, dopo le ultime visite devo escludere la mia partecipazione alla Fed Cup. Mi spiace moltissimo, ma abbiamo una squadra abbastanza forte per vincere ugualmente”.
Al suo posto è stata chiamata Barbora Krejcikova e il cambio, magari si sia persa un’ottima singolarista, garantisce a Pala un ottimo ricambio. Quest ultima, assieme a Katerina Siniakova, compone la coppia di doppio che ha terminato al numero 1 del mondo il 2018 vincendo il torneo di Wimbledon e il Roland Garros e venendo fermata solo in finale a Singapore. In questo modo, Barbora Strycova poteva essere lasciata per il singolare (o come ottima alternativa al doppio) lei che ha rappresentato con grande prestigio la propria nazionale anche solo negli ultimi 3-4 anni. Eppure, qualcos’altro sta turbando le padrone di casa, un problema che a inizio settimana poteva forse essere tenuto nascosto ai più ma che i ben informati avevano notato già da qualche settimana: le condizioni di Petra Kvitova.
L’autunno negativo della bi-campionessa di Wimbledon è cominciato con un virus subito dopo lo US Open e da lì la sua condizione fisica ha avuto un crollo totale. Il rendimento nell’ultimo mese e mezzo è stato tra i peggiori delle giocatrici in top-10 con nessuna vittoria su 5 partite e un Master concluso con tre sconfitte consecutive. A Singapore raccontava con la solita serenità di queste difficoltà, facendo soprattutto riferimento alla stanchezza che i “resti” del virus le avevano lasciato: dopo 10 mesi di fatiche, il corpo sta chiedendo il conto e se viene attaccato risulta piuttosto debole. Adesso che ci avviciniamo al sorteggio, i dubbi sulla sua presenza salgono, quantomeno per la giornata di sabato. Ieri ha saltato la conferenza stampa del team, con Strycova a fare le veci di leader, e oggi si è allenata soltanto per mezz’ora. L’animo non era preoccupato, lo si può capire dagli scatti del nostro amico Jimmie, presente alla O2 Arena.
Secondo quanto riportato dal sito isport.blesk.cz, Kvitova avrebbe dichiarato al termine dell’allenamento di sentirsi meglio dei giorni scorsi, con ancora un po’ di raffreddore ma in una condizione che le da fiducia per la sua presenza nel fine settimana. L’allenamento è stato molto blando, qualche colpo forzato, qualche servizio, qualche risposta. Poca cosa: “Sono contenta di essermi potuta muovere dal letto per allenarmi. Era inutile tentare di fare più di così e magari rischiare di sentirmi peggio. È un momento questo dove devo trovare il giusto equilibrio tra le varie cose”. Se l’esordio fosse oggi, Kvitova ammette che non scenderebbe in campo. Con ancora un paio di giorni davanti, la ceca si lascia del tempo per provare a essere in condizioni migliori. La cosa che fa pensare positivo Kvitova è che questa situazione è abbastanza simile alla vigilia della finale del 2011 contro la Russia: “Se non altro ho già vissuto queste sensazioni. Non mi preoccupo”.
Dal lato delle avversarie l’unico dubbio sembra essere quello su chi affiancherà Collins in singolare. Kenin sembra in vantaggio su Riske, ma quest ultima ha un po’ più di esperienza. Rinaldi è ancora imbattuta in questa competizione, avendo raccolto la squadra lo scorso anno e avendo subito fatto centro. Le aspettative per questa finale erano diverse, poi i tanti forfait le hanno tolto completamente la pressione. Ora, con le avversarie che non saranno al meglio del loro potenziale, il sogno di fare un clamoroso sgambetto non è neppure così utopico.
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