Sarà vecchio, non avrà più la felina eleganza e la compostezza della gioventù, faticherà e sbufferà, il dritto non è più definitivo ma com’è bello Roger Federer quando gli vengono i cinque minuti. Quello che a cavallo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo ha lasciato di sasso Nishikori, che fino ad allora aveva regolato la sua marcia con quella del fuoriclasse svizzero, per poi non vederlo più davanti a se, è un Federer vecchia maniera che ha giocato i game dal 3-4 del primo set al 2-1 del secondo lasciando andare il braccio e ricamando le volte che il gioco di controbalzo di Nishikori lasciava spazio oltre che alla sovrumana capacità di reazione del numero 3 (se vabbè) del mondo anche alla possibilità di andare avanti a chiudere deliziose volée. Il problema per uno come Nishikori, contro Federer, è simile a quello che aveva Davydenko: puoi essere un mago dell’anticipo e giocare a ping pong ma Federer ha un tempo sulla palla tale da potersi serenamente appoggiare sul colpo dell’avversario e il talento per poter controllare qualsiasi pallina. È insomma una sorta di rebus senza soluzione per il giapponese, che non ha neanche potuto godere di un servizio particolarmente zoppicante, come quello che lo svizzero aveva mostrato nei giorni precedenti, anche a Basilea, e che quindi ha fatto quello che ha potuto, cioè perdere decorosamente e osservare delle incredibili soluzioni, come un passante di solo polso, che ancora adesso ci fa dubitare di quello che abbiamo visto. Adesso il punto interrogativo riguarda un po’ la capacità di Federer di mantenere (almeno) questo livello anche contro Djokovic, e non incappare invece in un pomeriggio tipo Cincinnati.
Djokovic dal canto suo non ha certo incantato, anzi. Cilic ha mostrato una volta di più il motivo per cui può anche arrivare fino in fondo ma per vincere ha bisogno davvero che tutto vada per il verso giusto perché la sua incapacità di leggere il match è addirittura imbarazzante. Avanti di un break nel terzo set il croato ha perso un game di servizio assurdo, in cui sostanzialmente tutti i punti di Djokovic sono stati dei veri e propri regali. E per quanto il serbo non sia neanche un lontano parente di RoboNole, neanche lui si è potuto esimere, con la solita teatralità forse un po’ eccessiva, di accettare il regalo che il suo gentile avversario ha pensato di fargli.
Semifinale nobile quindi, che però difficilmente sarà bella per via di alcuni aspetti sfiorati nelle brevi note di queste cronache. Federer ha un’autonomia che è un grosso punto interrogativo e Djokovic ha sì ritrovato una più che discreta concentrazione ma i colpi continuano a latitare. Chissà, magari invece questi difetti ci regaleranno una gran partita, ma appunto non è il caso di sperarci troppo.
Quarti di finale
[6] D. Thiem b. [16] J. Sock 4-6 6-4 6-4
K. Khachanov b. [4] A. Zverev 6-1 6-2
[3] R. Federer b. [10] K. Nishikori 6-4 6-4
[2] N. Djokoic b. [6] M. Cilic 4-6 6-2 6-3
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