Angelique Kerber
Sul proprio girone: “Non mi fa tanta differenza, ogni giocatrice è qui perché ha dimostrato di essere molto forte nel 2018. Sai già che devi dare del tuo meglio fin dalla prima partita ed essere pronta dall’inizio. Per questo sto già pensando al match d’esordio. Il Round Robin è qualcosa di unico, ma credo di avere abbastanza esperienza ormai per capire come comportarmi: posso vincere anche una sola partita ed essere comunque qualificata per le semifinali. Devo essere concentrata perché qui vale ogni singolo punto che si gioca sapendo che davanti a me ho 3 partite molto complicate. Mentalmente poi sai che questo è l’ultimo torneo e provi a dare tuto te stessa sfruttando le energie rimaste fin qui. Sono felice, però: essere qui era uno dei miei obiettivi a inizio anno”.
Sulla separazione da Wim Fissette: “Abbiamo deciso di separarci perché avevamo idee diverse sui prossimi impegni. Penserò a un allenatore nuovo soltanto dopo la fine di questo torneo, al momento voglio essere concentrata a pieno qui. Sono qui con tutto il resto del mio team e questo mi da fiducia di poter far bene. Grazie a Wim ho avuto tanti successi, e questa può essere stata una ragione per cui alla fine abbiamo voluto separarci. Non voglio scendere nei dettagli profondi, ma questa forse è stata la ragione principale e chi mi conosce sa che non prendo decisioni così, all’improvviso”.
Naomi Osaka
Sull’aver parlato a Pechino di come si senta di dover sempre dimostrare qualcosa alle persone: “Credo che nel giro di un’ora da quella frase abbia realizzato come mi sia espressa forse male. Chiaro che voglio fare del mio meglio, come tutte qui. Allo stesso tempo però non voglio bruciarmi per continuare ad avere alte aspettative. Ad esempio qui: tutte noi siamo le migliori al mondo e non posso aspettarmi di vincere ogni partita. Quel giorno, a Pechino, mi sono seduta dopo la conferenza stampa a e ho pensato che cosa volessi dire con “provare a me stessa” qualcosa. Se tu dici così è perché vuoi provare agli altri che tu puoi fare qualcosa e allora ho capito che non voglio porre su me stessa le aspettative che gli altri hanno di me”.
Dopo Pechino: “I dottori mi hanno detto di riposare per qualche giorno e nel frattempo sono stata a Hong Kong, posto che adoro. Sono stata al torneo perché nonostante il ritiro volevo mostrare supporto nei vari eventi e nella sponsorizzazione”.
La prima volta alle WTA Finals: “È un torneo unico. Sembra che non ci sia un vero primo round, tutte le giocatrici qui sono straordinarie e sai già che chiunque andrai ad affrontare ha avuto un anno molto buono. Non ho mai giocato questo torneo prima d’ora e sono molto felice di esserci ora. Sascha ha continuato a parlarmi di Singapore per tutta la stagione e quando siamo arrivati gli ho detto “eccoci, ce l’abbiamo fatta”. Durante quest anno lui è stato fondamentale per me e gli sono davvero molto grata. Anche adesso che abbiamo questo ultimo torneo, mi sta spiegando un sacco di cose nuove”.
Sulla personalità e le nuove attenzioni: “Non posso cambiare quella che sono. Ho pensato in questo periodo alla differenza tra le persone che mostrano la loro personalità e quelle che invece non lo fanno. Probabilmente in quest ultimo caso le persone non verrebbero apprezzate a pieno. Per questo pur se io sono una persona strana non penso che cambierò per essere una sorta di robot che muove solo gli occhi e quasi non risponde”.
Sul match d’esordio contro Stephens: “Sono molto emozionata all’idea. Ho giocato solo una volta contro di lei, ad Acapulco, ma da allora siamo cambiate tanto. Lei è una campionessa Slam, giocatrice molto forte. Ieri sera durante la serata di gala lei è stata molto carina. È la prima volta per entrambe, quindi sicuramente vorremmo fare entrambe del nostro meglio”.
Sul momento: “Sono molto felice, ma non voglio che una sensazione di appagamento possa prendermi perché in quel caso sembra che io abbia raggiunto i miei obiettivi. Io non voglio fermarmi qui. Adesso ho un torneo importante davanti e ovviamente voglio provare a vincerlo. Passata questa settimana ci sarà un po’ di pausa e forse lì potrò essere soddisfatta di quanto fatto fin qui. Al momento rimango però concentrata e competitiva”.
Sloane Stephens
Sulla serata di gala: “Ero piuttosto stanca, forse non ho dato il meglio di me, ma è stata molto divertente e me la sono goduta. Le ragazze qui sono state straordinarie: ci vediamo tutto l’anno e molti di loro sono visi ormai familiari. Una bellissima esperienza e un onore essere qui per giocare contro di loro. Ora però devo guardare qualche foto per ricordarmi cosa è accaduto esattamente visto che ero un po’ addormentata”.
A proposito del match contro Naomi Osaka: “Non ti dirò quale è la mia strategia (rispondendo a una giornalista giapponese, nda) ma penso che sarà una bella partita. Lei sta giocando veramente bene, ha vinto lo US Open e fatto poi finale a Tokyo, quindi è da rispettare. Quest anno ha fatto tanti miglioramenti in una stagione importante: ha vinto lo US Open, ma già prima aveva fatto bene a Indian Wells”.
Differenze tra 2017 e 2018: “Nel 2017 ho giocato appena 3 mesi, praticamente, dopo 11 di stop e tutto quello che successe dopo lo US Open è stato travolgente. Quest anno invece è stato molto diverso: una stagione regolare, momenti positivi, momenti meno positivi, tanti alti e bassi, cercare di far fronte a settimane dove magari c’erano meno motivazioni che in altre… È stato tutto molto diverso. Penso che giocare un’intera stagione ed essere qui è molto bello. Ho avuto picchi di rendimento molto alti, e altri momenti piuttosto duri. Credo di averli gestiti bene, e questo è anche parte dello sport. In ogni caso 2017 e 2018 sono stati due anni incredibili”.
Sull’intervento del coach in campo nei tornei dello Slam: “Per me è qualcosa di positivo. Può cambiare una partita: può essere prezioso, ma puoi anche perdere 8 game di fila dopo. Molto del coaching avviene anche dagli spalti. Che sia giusto, sbagliato, qualunque cosa, credo che sia una parte fondamentale del gioco. Molte cose succedono lontano dalle telecamere tra preparazione e tutto. Non penso di poter dire se ci debba essere o meno, ma forse si potrebbe rivedere un attimo la regola”.
Sui propri on-court coaching nel circuito WTA: “Credo che i messaggi non sempre siano comprensibili da chi guarda in tv. Quello che coach come il mio dicono è filtrato di un buon 90%. Penso che chi stia guardando capisca veramente poco e sia lì a chiedersi “eh?” e ti chiedi che cosa sia, però per la giocatrice tutto ciò ha senso perché sa a cosa si riferisce. Allo stesso tempo però questo ti fa sentire più connesso con il nostro mondo, è un’interazione che piace in ogni caso”.
Kiki Bertens
Su quando ha ricevuto la chiamata: “Ero in aeroporto. Ero molto delusa per come era finito il torneo di Mosca ma dovevo comunque venire a Singapore perché ero la prima alternate, però quella chiamata mi ha completamente cambiato la giornata, la settimana. Ho volato fin qui sapendo che sarei stata in campo con le migliori della stagione ed ero felicissima. Tutta quest ultima fase della stagione è stata molto dura. Nell’ultimo mese ho dovuto giocare tanto, fare tanti viaggi attraverso due continenti ma ora sono qui e sono felicissima. Ieri sera poi è stata una serata molto piacevole, adesso non vedo l’ora di cominciare”.
Sullo stress dell’ultimo periodo: “Spero di poterlo spazzare via in tempo per giocare. C’era stato tanto nervosismo e dispiacere, soprattutto dopo l’ultimo match, e questo cambiamento ha un peso importante. Comunque penso che una buona dose di stress e nervosismo ci sia sempre. Sei a fine stagione e vuoi concludere bene, soprattutto io dopo l’annata che ho avuto. Mi dicevo spesso di giocare bene e non pensare a tutto il resto, ma nelle ultime settimane è inutile: i calcoli su quanti punti servono per essere a Singapore li fanno un po’ tutti, soprattutto chi arriva alla fine che deve ancora qualificarsi come me, Pliskova o Stephens. Però ci sta, fa parte del gioco, e sono molto contenta ora”.
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