Caroline Wozniacki
Sull’essere campionessa in carica: “È molto bello essere di nuovo qui, soprattutto da campionessa in carica. Tutte a inizio anno voglio farcela, per cui essere ancora tra le migliori 8 è una grande soddisfazione”.
Sul rapporto con Angelique Kerber: “Noi adesso ci troviamo per una cena o per un caffè appena possiamo ai vari tornei. Normalmente con noi c’era anche Aga Radwanska, che però ora si sta godendo la vita in vacanza. Ci manca. Però sì, in generale è bello sapere che ci sono ancora persone che conosci da quando sono piccole e puoi contare su di loro”.
Sulle differenza tra le WTA Finals e gli Slam: “L’ambiente è completamente diverso. Qui sembra che si celebra ognuna la stagione dell’altra. C’è un ambiente diverso, siamo assieme e siamo tutte felici, consapevoli che questo sarà l’ultimo sforzo prima delle vacanze e allora vai, ci provi e vedi come va. Qui siamo solo in 8 e ogni partita è molto dura. È diverso poi perché qui siamo tutte insieme quando si tratta di partecipare alle varie attività. Normalmente ai tornei non riesci a organizzarti: prima c’è chi va a cena col proprio team, chi ha degli eventi a parte, chi fa altre cose. Qui sia che ti piaccia o meno si fa tutto assieme, tutte in gruppo”.
Sul passaggio dalle prime Finals nel 2009 a oggi: “Non saprei dire, per me ogni anno è abbastanza diverso. Ricordo che allora c’erano giocatrici che ora non giocano più come Vera Zvonareva o Elena Dementieva. Serena chiaramente gioca ancora, e gioca piuttosto bene. Non ricordo chi altro ci fosse, probabilmente la metà delle giocatrici si sono ritirate, o si sono ritirare e poi sono rientrate. Tante cose sono cambiate, alcune di loro sono ancora qui dopo 10 anni. Questo è divertente da vedere, e c’è un tennis piuttosto diverso da allora. Penso che noi continuiamo a evolverci e ogni anno la competizione sia più dura. È bello essere qui e pensare che la mia carriera sia durata così tanto.
Petra Kvitova
A proposito del campo: “Secondo me il campo è più rapido rispetto a un anno fa. Dipende forse dalla palla, da come rimbalza, se è con dello spin o meno. Quello che ricordo sia a Istanbul che qui è che i campo normalmente fossero molto rapidi. Quest anno invece non è così, e per me è meglio (ride, nda). Fortunatamente qui è indoor. Ho già passato molto tempo in campo da quando sono arrivata, anche se il jet lag mi sta un po’ uccidendo. È un po’ difficile durante la notte, ma mi abituerò”.
Sulla propria evoluzione come tennista: “Quando ero giovane andavo in campo e non pensavo a cosa stessi facendo. Non avevo esperienza. Ero me stessa, facevo l’unica cosa che sapevo fare: colpire il più forte possibile (ride, nda). Era piuttosto rischioso ma quelle palle che entravano mi rendevano piuttosto felice. Col tempo però ho cominciato a essere più presente e a capire cosa dovessi fare. Col tempo ho cercato di avere un po’ più costanza e col tempo ho cominciato a mixare i piani di gioco, non andando sempre per il vincente. Col tempo sono migliorata anche fisicamente, forse recupero più palle di prima e cerco di palleggiare un po’ di più senza necessariamente andare per un vincente o per un errore: se ho la chance ci provo, sennò non sono più quella che si prende un rischio inutile. Quando ero più giovane ero molto più libera, non mi interessava tanto come invece ho cominciato a fare col tempo. Secondo me il mio tennis è cambiato, ora provo a giocare più voleè di prima, usare il serve and volley, e a mixare un po’ il tutto. Tutte quante stanno migliorando, sono sempre più in forma e giocano meglio. Puoi essere aggressiva quanto vuoi ma in questo modo non vincerai mai tante partite e tanti titoli. Puoi colpire due, tre vincenti, ma quando ti ritrovi a dover colpire per la terza o quarta volta la palla a tutta, la sbagli. È difficile trovare un equilibrio”.
Sulla preparazione fisica: “La scorsa off season è stata la migliore che abbia mai avuto. Ho lavorato molto duramente e ora mi piace che tutti questi miglioramenti si possano vedere. Abbiamo lavorato tanto sulla velocità dei primi passi, quelli che mi servono per arrivare bene sulla palla. Delle tante partite che ho giocato, molte di queste erano anche molto lunghe. Da questi credo di esserne uscita molto bene fisicamente, forse la pratica migliore per prepararmi partita dopo partita ad avere sempre un alto livello di gioco. In generale però sono felice di essere qui e di stare bene. È una stagione speciale e sono molto fiera di me, che è una cosa strana. Non l’ho mai detto prima. Vediamo come andranno le cose qui, ma la stagione per me è magnifica”.
Sulla Repubblica Ceca che dal 2015 porta il maggior numero di giocatrici tra singolo e doppio alle WTA Finals: “Sono fiera del mio paese, della Repubblica Ceca. Sono fiera di essere una delle tenniste ceche che esprimono il tennis migliore. Tennis ha grande rilevanza da noi, abbiamo una grande tradizione e sono felice che questa generazione stia continuando a far bene su questa linea. Siamo in 7 qui, è qualcosa di magnifico, penso non ci sia mai capitato qualcosa di simile. Non so spiegare il perché, ma è qualcosa di molto speciale per tutti noi”.
Elina Svitolina
Sulla qualificazione: “È stato un vero sollievo, diciamolo. Fino all’ultimo non sapevo dove avrei potuto giocare e cercavo di non pensarci più di tanto. Era nella mia testa, ma pensavo di dover giocare a Zhuhai perché sarebbe stato ancor più deludente prepararsi per dover giocare qui e poi ritrovarsi a non avercela fatta”.
Su Singapore: “Sono arrivata mercoledì, il campo mi sembra buono. Mi piace questa condizione indoor perché mi fa sentire molto a contatto col pubblico. Lo scorso anno sono stata particolarmente bene e non vedo l’ora di avere queste 3 partite. È qualcosa di importante anche per poi iniziare il 2019”.
Sui suoi cambiamenti: “C’è una differenza a livello fisico, ma allo stesso modo penso che mi stia muovendo un po’ meglio in campo rispetto a inizio anno. Ci sono benefici, ma ci sono anche cose su cui dovrò lavorare duramente. Dopo questo torneo mi siederò col mio team per discutere di dove poter lavorare per migliorare. Al momento è molto importante per me essere positiva. Questa stagione tutto sommato è stata buona, che ora vuol dire tanto. Al momento la cosa più importante è pensare a trovare il preparatore atletico, ho già alcuni nomi in mente. In più un nuovo coach, adesso sono qui con Andrew (Bettles, nda) e lui penso rimarrà con me perché mi conosce forse meglio di chiunque e in questi 2 anni siamo passati attraverso momenti di vario genere. Ho fatto piuttosto bene con lui e con Thierry (Ascione, nda) anche quando non mi seguiva ai tornei. È piuttosto difficile cambiare coach e cominciare una nuova stagione così sarà sicuramente una sfida personale, adesso proverò a pensarci. Non è stata una questione di risultati, né io né lui siamo persone che facciamo cose di questo genere quando non tutto gira bene. Abbiamo deciso insieme per la separazione perché penso fossi un attimo bloccata. È più una questione di stimoli, forse, e volevo avere qualcosa di fresco, diciamo. Secondo me quello era il momento giusto per la separazione. Vorrei trovare qualcosa che migliori ulteriormente il mio gioco, e avere opinioni diverse sul mio gioco è importante. Qualche volta potrà anche essere che non faccia la soluzione giusta, ma almeno ci ho provato”.
Sulla vittoria del Diamond Aces, premio riservato alla giocatrice più disponibile per eventi ai tornei come sessioni d’autografi o clinic coi bambini: “Non sapevo neppure che questo premio esistesse, almeno puoi capire che non faccia queste cose perché voglio ricevere un premio (sorride, nda). Per me è molto importante poter contribuire stando vicino agli sponsor, ai ragazzi, e a quelle persone che ci supportano settimana dopo settimana. Per me questo è una parte fondamentale nel tennis, senza i fan non saremmo da nessuna parte. Per questo penso che poter contribuire sia molto importante e quando posso mi impegno sempre per clinic o impegni di vario genere”.
Sull’Ucraina e i giovani: “È un enorme peccato che il nostro paese non possa garantire dei fondi ai ragazzi più giovani. In questo momento abbiamo tanti ragazzi e ragazze che sono veramente bravi, ma molti di loro non possono vedere la propria carriera iniziare proprio a causa della mancanza di aiuti. Io sono fortunata a poter essere qui e spero che i ragazzi a casa possano essere più pazienti per il loro futuro. Non è facile, per nulla: il tennis è quello sport dove prima di raccogliere qualcosa devi investire tanto in te stesso, tu o la tua famiglia, però bisogna cercare di avere pazienza”.
Karolina Pliskova
Sull’ultimo periodo: “È stato molto complicato, questo è sicuro. Non solo l’ultima settimana, ma l’intero mese. Tanti viaggi, tanti tornei, tante partite. Che non sarebbe neanche male, ma nelle ultime due settimane è stato veramente troppo dovendo giocare la finale a Tianjin domenica e poi viaggiare fino a Mosca per un ultimo tentativo. Non è stato facile, oltretutto lì sono stata a conti fatti un giorno solo, e non è stato neppure piacevole. E poi di nuovo sono immediatamente ripartita, perché nella peggiore dei casi sarei comunque stata alternate qui. Oggi comunque mi sento meglio. A livello di tennis ho cominciato a sentirmi meglio a partire da Montreal forse anche grazie ai cambi che ho fatto nel mio team. Ho vinto poco fino allo US Open, però in generale mi sentivo molto meglio e già a New York ho fatto i quarti. Poi da lì è stato un ulteriore crescendo, con tante partite giocate. Penso che la pressione in questa fase finale della stagione mi abbia un po’ aiutato a rimanere molto concentrata in alcuni casi ed essere a fine stagione poteva portarmi a essere meno competitiva, cosa che sarebbe stata tragica per me. C’è stato un po’ di stress, ma tutto sommato sono riuscita a far bene”.
Sul fatto che la Repubblica Ceca porti al Master, tra singolo e doppio, il più alto numero di giocatrici dal 2015 a oggi: “Un giorno stavo parlando con le altre, stavamo facendo la conta perché ci stavamo accorgendo che potevamo essere in 7 qui a Singapore. È straordinario, penso sia una cosa mai accaduta prima. Ci siamo ovviamente io e Petra in singolo più altre 5 ragazze in doppio, è grandioso. Per la Repubblica Ceca questo è un risultato enorme, tanti seguono praticamente tutti i tornei, soprattutto quando giocano giocatrici ceche, e questo vuol dire molto anche per loro. E poi ancora sapere di avere un team in Fed Cup così forte… Per me, poi, non cambia granché tra avere di fronte un’avversaria ceca o una cinese, per dire, perché comunque si tratta di dover competere, però capisco come questo sia qualcosa di grandioso”.
Il rapporto con Rennae Stubbs: “Lei è probabilmente la persona più positiva che conosca e io non sempre riesco a esserlo, anzi. Lei quando è arrivata ha visto che non ero in una situazione semplice, con anche i tanti punti che avrei potuto perdere. Lei però è molto importante per me perché riesce a essere divertente pur insegnandomi qualcosa. Ho avuto tanti tornei di recente quindi non abbiamo veramente potuto allenarci a lungo su qualcosa, però mi sta dicendo alcuni dettagli come andare a rete più spesso, o come usare meglio il mio servizio, tutte cose che rivedremo meglio poi durante l’off season. Lei sarà con me in Australia, dunque ci sarà modo per lavorare bene e migliorare. Lavorerò ancora con Conchita Martinez, quindi farò una parte di allenamento in Europa, forse andrò in Spagna. Rennae nel primo periodo è piuttosto impegnata, ci raggiungerà solo verso la fine o magari l’inizio del 2019, vediamo”.
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