Prima semifinale Slam. Come ti senti?
Significa molto per me, ma ti dirò che per me erano molto più importanti i quarti. Ed ora la semifinale la sento come se fosse una sorta di lavoro, qualcosa da riuscire a raggiungere.
Lei ha detto che non si sentiva molto bene, aveva un’infezione virale. Non per togliere nulla alla tua vittoria ma lei non era se stessa, ha detto così. Te ne sei resa conto? Di essere contro un’avversaria non al 100%?
Non realmente perché non guardo mai al di là della rete. Cerco di concentrarmi su quello che sto facendo e non penso mai a guardare cosa l’altra stia facendo perché poi rischio di perdere la concentrazione o pensare che la partita sia semplice da vincere.
C’è molto interesse in Giappone per i tuoi progressi e per quello che stai facendo. Ne sei a conoscenza? Ti fa sentire più connessa?
No. Intendo che sono davvero grata alla stampa giapponese ma penso sia più per Kei. Sono davvero contenta di questo e spero di continuare a far bene e che continuino ad interessarsi a me.
Hai detto di sentirti una giocatrice diversa da Indian Wells. In che senso?
Solo per quanto riguarda il mio modo di pensare e cose del genere. Ad Indian Wells mi ero un po’ distratta del fatto se ero in vantaggio o meno, mentre ora trovo più facile cercare di chiudere prima possibile.
Sai che potresti essere la prima giapponese in una finale Slam?
Non sento alcuna pressione per questo. Sento un sacco di supporto e ne sono veramente grata. Ma per me è stato davvero importante vincere ad Indian Wells perché ora la mentalità è diversa: qui non sento la pressione perché in un certo senso ne sono abituata.
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