[6] N. Djokovic b. J. Sousa 6-3 6-4 6-3 (Cristina Pozzoli)
Novak Djokovic vince un’altra battaglia in condizioni climatiche difficilissime, supera Joao Sousa e raggiunge per la decima volta in carriera i quarti di finale a Flushing Meadows attendendo il vincente del match tra Roger Federer e John Millman che chiuderà il programma odierno.
Il sole è tornato a scaldare il cemento dell’Arthur Ashe e si respira un’aria pesante che soffoca i polmoni quando, alle 14.00 locali, i giocatori fanno il loro ingresso in campo. Nonostante i due giocatori non siano nemmeno lontanamente paragonabili sotto al punto di vista dei titoli vinti e dell’abisso in classifica che li ha sempre divisi, lo stile di gioco in qualche modo li accomuna. La regolarità è alla base del loro tennis, la mobilità negli spostamenti laterali il loro punto di forza e i recuperi impossibili la loro marcia in più. La partita è un braccio di ferro a chi sbaglia prima (o meno) e a chi trova il vincente “della disperazione” dopo scambi interminabili. Una a destra e una sinistra, un contropiede recuperato all’ultimo o una smorzata giocata con l’acqua alla gola perché non si ha più respiro caratterizzano ogni punto, ogni scambio, senza mai una variazione o un’invenzione che possa invertire la monotona tendenza. Sembra che la partita si giochi sulla terra e i numeri lo confermano. Nel primo set, dopo i primi due game giocati da “big server” inizia la lotta da fondo. Nole strappa il servizio a Sousa nel terzo interminabile game fatto di scambi infiniti e poi mantiene con sicurezza i suoi turni di battuta, piazzando cinque ace, ottenendo il 100% di punti con la seconda e il 73% con la prima mentre il portoghese paga lo scotto di una percentuale troppo bassa (48%) di prime servite e tre doppi falli che gli costano il set con il doppio break subito nel nono game. Il 6-3 rispecchia anche i numeri prodotti da fondo che vedono l’ex numero uno del mondo a segno con nove vincenti a sei e la metà di errori non forzati commessi (5 a 10). Servono le statistiche per spiegare questa partita che altri spunti non ne offre.
Il caldo fa la sua parte e inizia a farsi sentire all’inizio del secondo parziale. Dopo i primi due game dominati dal servizio, Nole inizia a andare in debito di ossigeno e cede il servizio a zero nel terzo rimanendo fermo su un dritto inside out non impossibile in risposta del portoghese. Lo stesso succede a Sousa subito dopo che perde lucidità nell’esecuzione dei colpi in uscita dal servizio e lo cede a quindici. Segue un grande equilibrio con percentuali al servizio simili, tre ace per parte, otto punti concessi con la prima e uno con la seconda dal serbo e nove con la prima e due con la seconda dal portoghese. Si gioca al risparmio delle energie per metterle tutte in campo al momento opportuno e Nole in questo si conferma maestro strappando servizio e set a Sousa nel decimo game.
Il terzo set è un altro calvario. Nole boccheggia visibilmente in difficoltà e chiede MTO alla fine del quinto game. Nel sesto c’è la svolta che segna il parziale e la partita. Sousa, sotto 0-30 sul servizio del serbo, gioca un colpo p profondo che viene chiamato fuori, chiede il challenge ma l’arbitro non se ne accorge e non glielo concede. Il portoghese si infuria, al cambio di campo protesta e la testa prende la via degli spogliatoi lasciando campo libero a Nole.
[21] K. Nishikori b. P. Kohlschreiber 6-3 6-2 7-5 (Piero Vassallo)
Dimenticato gli acciacchi della scorsa stagione, Kei Nishikori torna a brillare anche a Flushing Meadows, nello Slam che più di tutti ne esalta il talento. Una prova solida e aggressiva gli permette di battere in tre set Philipp Kohlschreiber, che due giorni prima aveva eliminato a sorpresa il connazionale Alexander Zverev.
Il tedesco non ha saputo replicare la prestazione super di sabato, soprattutto per merito di un Nishikori capace di esprimersi nuovamente ad alti livelli. Il giapponese ha fatto quello che ha voluto per due set e mezzo, solo nel finale di partita Kohlschreiber è riuscito a impensierirlo giocando a braccio sciolto quando ormai la situazione era ampiamente compromessa.
Sin dalle prime battute Nishikori impone il suo gioco, il break immediato metto subito in chiaro le cose e a poco serve il contro break immediato del suo avversario: il giapponese è nella sua miglior versione e il 6-3 del primo set non ammette repliche. Kohlschreiber non trova le armi per far male al nipponico e il secondo parziale è un altro assolo dell’ex numero 4 del mondo che lo chiude per 6-2.
Nel terzo set l’equilibrio resiste fino al 3-3, poi Nishikori allunga e arriva a servire per il match sul 5-4. Kohlschreiber dà fondo a tutto ciò che gli resta e rientra nel set prima di subire nuovamente il gioco dell’avversario. Per Kei è il nono quarto di finale Slam in carriera, il terzo a New York dove quattro anni fa ha giocato la sua prima e unica finale Major. All’epoca a batterlo fu Marin Cilic, che mercoledì potrebbe ripresentarsi sulla sua strada per un’affascinante rivincita.
[7] M. Cilic b. [10] D. Goffin 7-6(6) 6-2 6-4 (Francesca Padoin)
La penultima partita in tabellone, valevole per i quarti maschili, inizia a senso unico: Cilic sembra totalmente assente in campo e il belga ne approfitta per portarsi subito in vantaggio. Al croato non funziona nulla: si muove lentamente, il dritto esce di parecchio e pure le prime fanno fatica ad entrare. Sembra in affanno di ossigeno e cerca di accorciare gli scambi producendo vincenti che però non stanno in campo anche se riesce comunque a tenere i game successivi grazie al servizio e al belga che non pressa eccessivamente. Si prosegue così fino al momento in cui il belga serve per il set, momento in cui il croato cambia completamente gioco, si riprende, acquista fiducia ed inizia ad attaccare, recuperando il break. Tutto si decide quindi in uno spettacolare tie-break, dove Goffin si salva ben 3 mini break, fino a capitolare. All’inizio del secondo parziale il contraccolpo per non aver saputo approfittare del momento di debolezza di Cilic e dei break recuperati si fa subito sentire ed il belga cede il primo game, salvo recuperarlo subito dopo in una reazione d’orgoglio. Ma è questione di poco e Cilic, alzando un po’ il livello, riottiene il break e da lì comanderà lui le sorti della partita. Finora si gioca poco e male: da ambo le parti probabilmente si soffre molto il caldo e la stanchezza e si cerca di finire lo scambio il prima possibile senza una vera e propria strategia. Così il croato cerca di rispondere al servizio avversario con vincenti, che spesso escono, invece di procurarsi una palla per scambiare mentre il belga cerca semplicemente di ribattere senza cercare angoli o profondità forse perché non sicuro dei propri colpi. Nel mezzo ci sono lampi dei due giocatori e qui è più bravo il croato ad approfittare dei momenti di calo avversario e capitalizzare il break. Il terzo parziale vede più scambi ed un Goffin più sicuro di sè ma ciò non basta perché ormai il croato ha intravisto la possibilità di vittoria ed è completamente entrato in partita: sbaglia poco ed alla seconda occasione di break, nel quarto game, non trema e si porta in vantaggio restandoci fino alla fine. Ai quarti troverà Nishikori per una riedizione della finale di quattro anni fa. Brutta partita per il belga che non è mai apparso in partita e che probabilmente ha patito il fatto di non aver chiuso il primo set che avrebbe magari cambiato l’inerzia del match.
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