[20] N. Osaka b. [14] M. Keys 6-2 6-4
La partita perfetta nella notte (al momento) più importante. Naomi Osaka ce l’ha fatta a scrivere un’altra importante pagina di storia dello sport giapponese diventando la prima tennista in assoluto a raggiungere una finale in un torneo dello Slam. E per darci ancora più gusto l’ha fatto contro l’avversaria che più di tutte, in questa prima fase di carriera, le aveva creato problemi: Madison Keys.
Su quel campo, due anni fa, una Osaka al primo anno nel circuito WTA veniva da importanti risultati Slam: terzo turno in Australia, all’esordio assoluto, poi un nuovo terzo turno a Parigi, infine eccola di nuovo tra le migliori 32 a New York. Quel giorno aveva di fronte Keys che, nel terzo set, riuscì in un capolavoro rientrando da 1-5 e chiudendola al tie-break in suo favore. Fu una botta durissima per Naomi, che si riprese con la finale raggiunta a Tokyo due settimane dopo, ma da quel momento toccare l’argomento “Keys” era diventato abbastanza tabù. Lo si era capito a Indian Wells dell’anno successivo, quando in conferenza stampa prima del loro match rispose così alla prima domanda: “vi prego, non chiedetemi di quella partita a New York”. Da quel 7-6 non riuscì più a giocare un set competitivo fino al Roland Garros di quest anno, quando perse il secondo sempre al tie-break ma in una situazione particolare, perché la statunitense aveva tutto sotto controllo fino al 6-1 5-3. Stasera, sull’Arthur Ashe, la grande rivincita.
Keys ne aveva di più, questa era la sensazione se si metteva il match sul piano della potenza che liberava a ogni colpo e come invece Osaka cercasse soprattutto una palla potente ma in contenimento. Madison è straordinaria nella capacità di generare vincenti, accelerazioni fulminee, e ogni turno di battuta della giapponese era, per lei, un motivo di pressione continua. Osaka ha giocato 9 turni di battuta ed è partita in svantaggio in 7 di questi: 5 volte per 0-15, una volta per 0-30 e una volta per 0-40. Eppure non ha mai perso la battuta. Le occasioni per la numero 14 del seeding sono state tante, tantissime, ma non è mai arrivata a portare l’ultimo attacco. 13 palle break totalizzate, 13 salvate dalla giapponese: 4 sul 2-2, con lo 0-40 iniziale, altre 2 sul 2-3, addirittura 6 nel primo game di risposta della seconda frazione e un’ultima sul 2-6 3-4. La cosa incredibile è che sono state probabilmente di più le circostanze dove Naomi ne è uscita vincente per meriti suoi. Quelle nel primo set sono state neutralizzate tutte col servizio e forse solo nel quinto game Keys ha da riproverarsi qualcosa per come ha gestito la seconda di servizio sul 30-40.
Quel frangente ha creato una spaccatura importante alla partita, perché riemergendo nel quinto game e tenendo la battuta Osaka ha trovato la forza per rispondere molto bene nel game successivo e salire velocemente sul 15-40, concretizzando la seconda opportunità e confermando il break con un nuovo, lungo, macchinoso turno di battuta dove ancora una volta grazie al servizio si è tolta dalle sabbie mobili. La sua partita era cominciata, ed è proseguita, con l’idea di non contrastare la potenza della sua avversaria andando a tutta ma ha gestito l’incontro con pazienza, caricando tanto top-spin dal lato del dritto mirando a una traiettoria verso il dritto dell’avversaria per mandarla a colpire da posizioni scomode, oppure tenendo lo scambio vivo dal lato del rovescio, zona che sembra la più naturale del suo gioco dove riesce ad accompagnare molto bene con tutto il corpo un movimento che stasera doveva assorbire la potenza avversaria e rilasciarla nel miglior modo possibile. Eppure, a far la differenza, sono stati soprattutto dritto e risposta. Dopo i tre game vinti consecutivamente Keys è calata e ha lasciato che la sua avversaria vincesse con più facilità gli ultimi due. Un altro brutto game a inizio del secondo e già si creava una prima spaccatura, confermata poi dopo 10 minuti di game in cui è successo di tutto. Madison era arrembante, Naomi non riusciva a chiudere ma nei momenti chiave tirava sempre fuori qualcosa in più. Le occasioni per la statunitense aumentavano, ma prima la giapponese è uscita vincitrice da un braccio di ferro a velocità mille, poi ha approfittato di un non perfetto approccio a rete. Si è arrivati alla quarta palla break, cancellata con un ace di seconda e risata beffarda di Keys, che ne avrebbe subito un altro per annullare la quinta, due punti più tardi.
Dal 6-2 2-0 ci sarà soltanto un’altra chance per Keys, sul 4-3, dove però non è riuscita a mettere in campo la risposta. Sul 5-4 Osaka non ha tremato e al primo match point ha messo la firma su una partita pesantissima. A neppure 21 anni (li farà il 14 ottobre) è alla sua prima finale in un torneo Slam, 6 mesi dopo il grande successo di Indian Wells e, pochi giorni più tardi, quello contro Serena Williams a Miami. Ci sarà proprio lei, sabato, dall’altra parte della rete e Osaka non vede l’ora di affrontarla. Niente pepe, solo il carattere di una ragazza che non può non strappare un sorriso. Intervistata a bordo campo, le è stato chiesto come fosse riuscita ad annullare tutte e 13 le palle break concesse: “So che può suonare male, ma ho pensato ‘Ho una voglia matta di affrontare Serena’”. Le è stato chiesto il perché e lei, con il sorriso: “Perché è Serena”. Game on.
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