L. Tsurenko b. [2] C. Wozniacki 6-4 6-2
Dopo la vittoria all’Australian Open il rendimento di Caroline Wozniacki è malamente crollato. La danese aveva chiuso il 2017 con un crescendo importante dalla finale nel WTA Premier 5 di Toronto all’importante campagna asiatica chiusa con la vittoria alle WTA Finals di Singapore ed aveva cominciato la nuova stagione con una finale (ad Auckland) e la gioia del trionfo atteso da una carriera a Melbourne. Da lì in avanti, tolti un paio di appuntamenti dove al bel gioco ha alternato anche i risultati, il 2018 è stato in confronto abbastanza deludente. L’ultima riprova è nella classifica Race che considera i risultati ottenuti nell’anno solare: dopo l’Australian Open aveva 2180 punti, dopo l’ultimo Slam dell’anno ne ha appena 3982. Simona Halep, nonostante qui sia stata eliminata all’esordio, ne ha 3000 in più.
L’ultima delusione a livello Major della giocatrice di Odense è il netto 6-4 6-2 subito contro Lesia Tsurenko. E il fatto che non si possa neppure parlare di sorpresa la dice lunga sulla situazione. L’ucraina è alla prima vittoria in carriera contro una top-5 spezzando una serie di 9 sconfitte su 9, ma non è la prima volta che prende vantaggio di una top-10 non al meglio e per informazioni chiedere a Garbine Muguruza.
Wozniacki ha descritto come meritata la battuta d’arresto, perché Tsurenko ha interpretato la partita in maniera più intelligente giocando come lei avrebbe dovuto invece di farsi prendere da un istinto a essere la giocatrice più aggressiva in campo. I numeri sono abbastanza lapidari: 6 vincenti, 38 errori gratuiti. Una Wozniacki in buona condizione si limiterebbe probabilmente alla metà, e allora non si può non considerare quella voce messa in giro dal fratello Patrick, che in un’intervista a sport.tv2.dk annunciava di come Caroline fosse in grande difficoltà da un punto di vista fisico e che fosse costretta a contrastare un problema assumendo pillole normalmente proibite ma per cui la WADA ha concesso un’esenzione terapeutica. “Queste pillole”, spiegava, “hanno l’effetto di far sparire il dolore per 12 giorni, ma nel momento in cui questo svanisce il dolore torna maggiore rispetto a prima”. C’era apprensione nel suo team perché bisognava capire quando sfruttare questo medicinale, se assumerlo per gli allenamenti nella settimana prima del torneo o se attendere l’inizio e sacrificare il periodo prima, compromettendo il risultato aprendosi a possibili sorprese.
Oggi Caroline non ha fatto parola di questo problema, facendo anzi una sorta di mea-culpa per un match dove comunque era molto a corto di brillantezza. Nel primo set ha provato per due volte l’allungo ma non ha mai concretizzato e dal 3-1 ha perso 5 giochi dei successivi 6 game a causa di un’ottima Tsurenko, al di là dei tanti doppi falli nella prima fase di gioco, che ha interpretato la partita molto bene, dal suo punto di vista. Dalla metà del primo set, però, si erano individuati molto bene i valori in campo e punto dopo punto la forbice tra le due si è allargata sempre più. Nel secondo set l’ucraina ha chiuso i rubinetti al servizio e di nuovo, stavolta dal 2-1 per la sua avversaria, ha infilato altri 5 game consecutivi chiudendo in trionfo e qualificandosi per il terzo turno dove affronterà Katerina Siniakova, vincitrice 6-3 6-7(3) 7-6(3) con tanto di match point salvato contro Ajla Tomljanovic. Se ne va così il periodo che per Wozniacki doveva essere il più importante di questa seconda fase dell’anno in vista delle cambiali pesanti in uscita e non può che esserci rammarico visto come anche la malasorte ha deciso di metterci lo zampino portandola a Washington in condizioni fisiche già precarie e non dandole modo di vincere più di 2 partite tra Montreal, Cincinnati e New York.
[22] M. Sharapova b. S. Cirstea 6-2 7-5
L’urlo di gioia, verso il proprio angolo, dopo il match point è il segnale che anche questa sera Maria Sharapova si è svestita dell’abito elegante per sporcarsi le mani e puntare solamente alla vittoria. Al termine di un match scomodo, con anche momenti di tensione, la russa è venuta a capo di Sorana Cirstea, sconfitta 6-2 7-5 e qualificandosi al terzo turno dello US Open. Nonostante questo, le luci di New York sono per lei una garanzia: ventunesimo match vinto in una sessione serale sull’Arthur Ashe Stadium, almeno 22 complessivi se consideriamo anche quello sul Louis Armstrong contro Patty Schnyder.
“Deve esserci qualcosa di speciale qui, deve essere l’atmosfera” ha detto Sharapova al microfono subito dopo il match point e rivolgendosi al pubblico, vista l’ora (era la mezza, ora di New York), ha voluto tributare loro un enorme ringraziamento, ma fatto a modo suo: “Siete speciali, e anche un po’ pazzi per essere rimasti qui fino a quest ora a guardare tennis dopo mezzanotte. Grazie a tutti”.
Non è sembrata molto contenta del proprio gioco, difficile esserlo in una serata dove fin dal servizio il suo gioco è sembrato di un livello ancora non all’altezza di quello che le servirebbe per arrivare alle fasi finali. I problemi nascono dal servizio, dove ha commesso 10 doppi falli complessivi e ricavava pochissimo come punti gratuiti. Con un’avversaria che poi cercava di andare spesso sopra-ritmo colpendo ogni volta sempre più forte, Sharapova doveva districarsi dalla situazione badando poco a cercare sempre la qualità del proprio gioco. Nel primo set hanno fatto la differenza i primi tre game, tutti ai vantaggi e vinti dalla numero 22 del seeding, ma la sensazione era che nonostante il 6-2 per la russa ci fosse ancora molto da vedere. L’equilibrio e l’incertezza si sono infatti manifestati in un secondo set che ha visto la rumena prendere subito margine e salvarsi in due turni di battuta dove era indietro 15-40. Sul 3-2 e servizio altro game al servizio con palla break da fronteggiare, altro game portato a casa.
Quando la situazione sembrava poter prevedere un terzo set, Sharapova ha alzato il proprio livello. Prima l’aggancio sul 4-4, poi sul 5-5 con Cirstea che non riusciva a chiudere il set. Dal 5-4 30-15, Maria ha dato tutto per un forcing che le ha portato 10 dei successivi 11 punti giocati, chiudendo il match alla prima chance. Da adesso la strada si fa molto ripida e servirà fare molto di più, a cominciare dal match contro Ostapenko soprattutto se si ripensa al match di Roma, le oltre 3 ore di gioco e l’alto livello offerto da entrambe. Qui forse è un po’ diverso, la stessa lettone ha faticato sia nel primo che nel secondo turno uscendo in entrambi i casi vittoriosa da due sfide al terzo set contro Andrea Petkovic e Taylor Townsend con tanta fatica ma anche tanto orgoglio, lo stesso di Sharapova questa sera.
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