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Dallo sport allo spettacolo: perchè quello che ha fatto Lahyani è sbagliato

Chiudete gli occhi e immaginate domani, in un Parma-Juventus di inizio settembre, Cristiano Ronaldo sbagliare un gol facile, uno di quelli che lui non sbaglierebbe mai. A quel punto l’arbitro, evidentemente fan del portoghese, si avvicina al fenomeno bianconero dicendogli: “Non ti preoccupare, Cristiano, andrà meglio la prossima volta, dai. Tu sei meglio di così, lo sai”. Il tutto ripreso dalle telecamere di ogni parte del mondo.

Cosa succederebbe in Italia? Possiamo ragionare sul numero delle interpellanze parlamentari che sarebbero programmate, o del numero di speciali tv, moviole, tweet di Pistocchi e company indignati e così via. In una parola, un putiferio. Ma tanto, penserà chi legge, non è possibile una cosa del genere, non solo nel calcio ma nello sport in generale. E lo pensava anche chi sta scrivendo, in realtà, che un arbitro, per definizione, in teoria dovrebbe essere imparziale, o quantomeno essere così bravo da far capire di essere imparziale.

Bene, da ieri sera il signor Mohamed Lahyani ha mostrato che in uno sport l’arbitro può anche fare altro. Il coach, per esempio, come ha fatto con Kyrgios, e diventare ancor di più protagonista del match. E prima di continuare, applausi ad Herbert: un signore, anche troppo. Chiudete ancora gli occhi e immaginate la stessa scena con Federer, con Nadal o con Fognini. Chissà che risate.

Detto questo, al netto delle risate e degli sfottò, anche dell’indignazione che una cosa del genere può suscitare, ci sono tante, troppe domande che un fatto del genere provoca, dentro chiunque, dal semplice appassionato all’addetto ai lavori. Quello che ha fatto Lahyani, di fatto, non è regolamentato da nessuna parte, nè in un senso nè in un altro.

Cioè, direte voi? Che non c’è scritto nel regolamento ufficiale, quantomeno in modo chiaro, che quello che ha fatto ieri l’arbitro con Kyrgios sia sbagliato o che si possa fare. Nel testo Itf si parla di “imparzialità”, come si diceva prima, ma se già tra amici, colleghi e appassionati ognuno ha una propria opinione di “imparzialità”, figurarsi cosa può succedere quando si deve discutere ed applicare quella parola nella pratica. Dunque, nella “costituzione del perfetto giudice di sedia”, se così la vogliamo chiamare, non è scritto CHIARAMENTE (ed è questa la parola da sottolineare più e più volte) da nessuna parte che quello che ha fatto ieri l’arbitro svedese sia sbagliato, né il suo contrario. Per capire della confusione che c’è su questo argomento, basti vedere gli “statement” dell’Usta, che nel giro di poco tempo dice tutto e il contrario di tutto. Anche loro, per farla breve, non sapevano (e non sanno) bene che pesci prendere e cosa pensare. Diciamo che fa tutto parte di un’area grigia, nebulosa, di difficile interpretazione, se non quella “personale”, quindi soggettiva, quindi non imparziale.

Adesso, è scontato che Lahyani, ottimo professionista senza dubbio ma altrettanto chiaramente con un ego grande quanto l’Antartide, sappia tutto questo, anche molto meglio di noi.

Dunque, o è stata una scelta cosciente, nel senso “voglio aiutare sto povero ragazzo ad uscire dal tunnel e così facendo divento protagonista, tanto non possono farmi nulla”, oppure, e questo è un altro punto molto molto delicato e andrebbe chiarito, è stata una scelta in linea e concordata con Atp e Itf.

In che senso, direte voi? Che le organizzazioni vogliono evitare comportamenti di questo tipo, l’indolenza alla Kyrgios per così dire, e dunque l’arbitro, per tutelare spettatori paganti allo stadio e telespettatori a casa,  debba fare qualcosa per evitare tutto questo. Giriamo la questione: cosa sarebbe successo se Lahyani non fosse intervenuto? Forse Kyrgios avrebbe perso, avrebbe spazzato ancora di più, con tutte le accuse possibili e immaginabili rivolte all’australiano, insulti e così via. Cose che ovviamente all’ATP e all’ITF non sarebbero piaciute. In più, si è sentita solo una parte di conversazione, non si sa bene cosa si siano detti parola per parole i due.

Dunque, stando così le cose, l’arbitro assume il ruolo non solo di giudice, ma proprio di “tutore” della partita in sè. Anzi, dello spettacolo in quanto tale.  E’ mai possibile una cosa del genere, e soprattutto è giusta? Per il tennis che conosciamo noi, ovvero un tennis ancora sotto forma di sport, chi scrive dice no, non è giusto e non dovrebbe esistere in nessuna competizione al mondo che un arbitro che si intrometta in questo modo in un match. A nessun livello. Anche qui però: quello che è giusto per me, non lo sarà per un altro.

Il punto semmai è un altro: che il tennis, in ogni sua forma e in tutta la sua purezza, si sta dirigendo in maniera sempre più spedita nel diventare entertainment, intrattenimento allo stato puro, uno spettacolo, come fosse una piece teatrale. Basta vedere cosa hanno fatto alla coppa Davis e tutti gli esperimenti sulle nuove regole della Next Gen e così via, con la musica al cambio campo, con la possibilità di passeggiare nell’area per lo spettatore anche quando il punto è in corso.

Dunque, niente di strano sotto quel punto di vista: è semplicemente la naturale continuazione di una strada già presa e che non si ha idea di dove porterà. Con buona pace di chi pensa diversamente.

La colpa, la più grave colpa, di Lahyani o chi per lui, è stata proprio questa: trattare il tennis come non fosse uno sport, ma come fosse solo ed esclusivamente uno spettacolo, personale e non. Speriamo ci avvertano, quando decideranno per iscritto che l’arbitro può diventare anche un coach in corsa: ci regoleremo di conseguenza.

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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