[1] R. Federer b. [22] A. Mannarino 6-0 7-5 6-4 (Gianluca Atlante)
Siamo fortunati. Ma sì, proprio così: fortunati. Nel verderlo giocare, nell’ammirare la sua grazia tennistica, nel poter raccontare le sue imprese. Da spettatori non paganti, da figli adottivi di un mondo giornalistico e tennistico contemporaneo, che senza di lui, anzi, oseremo dire, senza di loro (il “Raffaello” di Manacor è pittore contemporaneo anche lui) non avrebbe, forse, ragione di esistere o quasi.
Questo ed altro ancora per dire, semmai ce ne fosse bisogno, che il Signore di Basilea, Roger Federer, è nei quarti di finale, udite udite, per la 16esima volta, nel giardino di casa sua, in quell’All England Club che, una volta entrato nel cuore e nella bacheca dei trofei, otto per l’esattezza, vale come e più della clausola rescissoria del buon Cristiano Ronaldo. Vale tanto, come il suo gioco, come la perfezione di un primo set, dove al di là del 6-0 regalato alle statistiche, è la semplicità e la naturalezza per come è maturato, con il povero francese, Mannarino, a fare, al pari noi, da spettatore non pagante.
Un po’ come quel portiere, che nella più gustosa delle partite, non prende voto in pagella. Quattro partite, compresa quella odierma, altrettante vittorie senza mai perdere il servizio, concedendo solo quattro palle break in tutto, proprio a Mannarino: nel sesto gioco del primo set e tre, di cui due consecutive, nell’ottavo gioco del terzo. Prima di operare il break decisivo, sul 4-4, che in un’ora e trequarti, con il successivo turno di servizio, gli ha dato l’ennesimo quarto di finale, lo ripetiamo il 16esimo, dalle parti di Church Road.
Undici partite sull’erba più prestigiosa, comprese le sette dello scorso anno, senza perdere un set, ma soprattutto dimostrando una solidità tecnica e mentale paragonabile a quella “terriera” dell’amico, collega e rivale, Rafael Nadal. Loro due, la salvezza di noi addetti ad informare, a tramandare ai posteri questa rivalità ed oggi, in questo pezzo, la bellezza di un uomo, il Signore di Basilea, che vogliamo continuare a goderci in religioso silenzio, provando a capire che non è una playstation ad essersi incantata, ma un gesto bianco del quale, sinceramente, non possiamo fare veramente a meno: 6-0 7-5 6-4 in un’ora e quarantacinque minuti. E per Roger Federer, nel primo pomeriggio a sud di Londra, il 16esimo quarto di finale consecutivo da queste parti.
[9] J. Isner b. S. Tsitsipas 6-4 7-6 (10) 7-6(4) (Giovanni Putaro)
È una sfida generazionale, continentale, stilistica, quella tra John Isner e Stefanos Tsitsipas, ma è anche la sfida tra due miglior piazzamenti nel torneo: l’americano, infatti, si è sempre fermato prima, raggiungendo al massimo un terzo turno, il giovane greco, nemmeno a dirlo, è al primo ottavo in carriera.
Ritmi piuttosto bloccati in avvio, Big John fa i buchi per terra col servizio e spinge col dritto, mentre Tsitsipas disegna meglio il campo, fa sfoggio dell’efficace rovescio ad una mano, varia i colpi e scende a rete spesso per vincere i punti. Questa trama delinea un ben solido equilibrio, spezzato solo nel nono game, quando Tsitsipas commette due doppi falli e alla fine cede la battuta mandando il suo avversario a servire per il parziale e a chiuderlo per sei giochi a quattro. Serratissimo anche il secondo set, il giocatore in risposta ottiene le briciole (sei punti per Isner, solo quattro per Tsitsi, con il 19% di risposte in campo).
Non è difficile immaginare l’atto conclusivo di questo copione, il tie-break. Il 19enne strappa subito il minibreak, ma sbaglia scelta a rete e si gira sul 3-3. Se c’è una cosa che non bisogna fare è proprio rimettere in pista l’americano quando la posta in palla si decide in pochi punti, sulla base di minimi dettagli e, dopo aver annullato un set point al greco con una volee, lo trafigge con un passante chirurgico, prendendosi il minibreak e archiviando la pratica con il servizio. È il tie-break del terzo a condannate definitivamente il greco che forse paga anche la differenza di esperienza. Per Isner, a 33 anni, è il primo quarto di finale a Wimbledon.
[24] K. Nishikori b. [Q] E. Gullbis 4-6 7-6(5) 7-6(10) 6-1 (Simone Milioti)
Partita quasi da ospedale tra i due, chi comincia con problemi, Nishikori, chi finisce con una vistosa fasciatura al ginocchio, Gulbis. Entrambi però ci hanno provato, troppo ghiotta era l’occasione di raggiungere il quarto di finale a Wimbledon.
Ad avanzare nel torneo alla fine è il giapponese, che torna in quarti di finale in uno Slam dal Roland Garros dello scorso anno e che raggiungendo il primo quarto a Wimbledon in carriera completa anche un Quarters Career Grande Slam, avendo in passato raggiunto almeno i quarti per una volta nei restanti tre Slam.
La partita iniziava bene per Gulbis che brekkava l’avversario al quinto gioco e approfittando di un fastidio al braccio destro del giapponese, poi trattato nel Medical Time Out nella pausa tra primo e secondo set, riusciva a far suo il primo parziale per 6 giochi a 4. Nel secondo Nishikori sembrava trovare regolarità e il match diventava una battaglia di ritmo da fondo campo, Gulbis spesso provava delle improbabili palle corte o colpi in back, però nessuno dei due riusciva a scavare un solco. I due giungevano al tie-break dove il giapponese scappava 5-1, prima di farsi recuperare mantenendo però il margine minimo per chiudere il gioco decisivo e pareggiare il conto dei set.
Nel terzo la storia si ripeteva, nonostante Gulbis fosse più in difficoltà salvando palle break nel primo e quinto gioco, i due giungevano nuovamente al tie-break e di nuovo Nishikori scappava nel punteggio. Sul 5-2 otteneva il punto con un contropiede che mandava letteralmente al tappeto il qualificato lettone che era costretto, causa scivolato e torsione irregolare del ginocchio, a lasciare il campo per rientrare qualche minuto dopo una vistosa fasciatura al ginocchio sinistro. Il giapponese abbassava la guardia e permetteva al lettone di rientrare nel tie-break, sprecando un set point sul proprio servizio. La battaglia infuriava con Gulbis che giocando solo in chop cedeva tie-break e terzo set per 12 punti a 10. Nel quarto esce totalmente dal campo il giocatore lettone, Nishikori scappa sul 5-0 e in risposta ottiene due match point, il tennista di Riga molto orgogliosamente li annullava e toglieva lo zero dal suo tabellino, ma il match era segnato. Nishikori chiuderà nel gioco successivo e adesso aspetta il vincente di Djokovic-Khachanov.
[13] M. Raonic b. M. McDonald 6-3 6-4 6-7(5) 6-2
Milos Raonic si qualifica ai quarti di finale di Wimbledon. Per il grande battitore canadese, nel magic-monday, una vittoria piuttosto agevole contro Mackenzie McDonald, ottenuta con il punteggio di 6-3 6-4 6-7(5) 6-2 in due ore e mezza di partita.
Un match, quello andato in scena sul campo 12 dopo la vittoria della nostra Camila Giorgi, girato – come era lecito aspettarsi – intorno al servizio di Raonic, il cui rendimento non ha deluso le attese (89% di punti vinti con la prima, quasi il 60% con la seconda).
E poco importa se un piccolo passaggio a vuoto ha permesso allo statunitense, classe 95, di aggiudicarsi il terzo parziale al tie-break: il più quotato Milos, che a Church Road vanta una finale, ha preso il largo nel quarto e spento sul nascere le speranze di rimonta.
l termine di uno degli anni più intensi nella storia del tennis (certamente italiano) e…
Sinner 10 e lode Dieci e lode è un voto impegnativo, quindi per non fare…
Come sempre, a Natale si è tutti più buoni. Per cui, senza troppo indulgiare oltre,…
di Salvatore Sodano C'era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e…
Iga Swiatek è stata protagonista di intervista con Anita Werner a 'Fakty po Faktach" (Il…
La FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) e l’ITF (International Tennis Federation) sono liete di…