Fa insolitamente caldo a Wimbledon, un caldo che i britannici, i giocatori e forse anche l’erba dell’All England Club non sono abituati a sentire, da queste parti.
Si prevede che per i prossimi 10 giorni sarà più o meno così: sole, caldo, vento. Una buona notizia per gli scambi, un po’ meno per chi predilige il gioco di volo.
Federer e Nadal, che si scambiano la prima posizione puntualmente da sei mesi ormai, non guardano troppo al tempo atmosferico né a quanto ne é passato dalla loro ultima sfida qui a SW19: dieci anni fa, quella storica, epica partita che celebrano tutti quanti tranne loro.
Rafa preferisce pensare al presente, al fatto che è “riuscito ad arrivare qui, a giocare sull’erba, dopo tutti quei mesi duri sulla terra”, segno che probabilmente aveva messo in conto di doversi riposare anche più del dovuto: come lo scorso anno ha saltato il torneo del Queen’s al quale era iscritto, però si sente adesso pronto per giocare, per provare: “Non gioco qui perché devo giocare o solo per partecipare, naturalmente voglio fare risultato, però è anche vero che questa per me è la superficie dove gioco meno e sulla quale faccio più fatica ad adattarmi”.
Federer, rilassato in giacca e badge da member di Wimbledon, sorridente e divertito quando una giornalista gli fa notare di essere più affascinante dello scorso anno, parla chiaro riguardo a quella finale contro Rafa: “A essere sincero la ricordo come la più brutta sconfitta di sempre per me, qualcosa che ho sempre voluto dimenticare. Ricordo il buio che avanzava, ricordo di essere stato stravolto, non ricordavo nemmeno ci fosse stata l’interruzione per pioggia”.
Forse il segreto di Roger e Rafa è proprio quello di non voltarsi ancora indietro ma di guardare avanti, in un futuro che probabilmente dieci anni fa non pensavano minimamente potesse essere così florido, potesse vederli ultra-trentenni spartirsi ancora il tetto del mondo, disseminando frustrazione e stupore tra avversari e appassionati.
E allora chissà che dopo un decennio, gli eterni rivali vogliano qui chiudere un cerchio che li vorrebbe ancora l’uno contro l’altro in una finale old-style, con i vecchi fantasmi e i ricordi ad affiorare a ogni colpo, in barba al nuovo che fatica ad avanzare e a chi si è stancato di loro.
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